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Le maestose vestigia di Paestum non erano lontane. E, frequentando quella zona, non passò inosservato a re Carlo di Borbone il grande bosco di Persano, che si estendeva nella pianura percorsa dai fiumi Sele e Calore Lucano ed era ricco di selvaggina.
Dall’alto del promontorio che giganteggia sul mare, sembra vegliare ancora sull’isola. Come quando, allora moderna fortezza, difendeva il borgo dalle invasioni dei Saraceni, che tanta morte e distruzione avevano seminato nei secoli precedenti.
Quel tratto di costa alle pendici del Vesuvio aveva già conquistato agli inizi del secolo il duca d’Elboeuf, Emanuele Maurizio di Lorena, che vi aveva fatto costruire dall’architetto Ferdinando Sanfelice una magnifica villa sul mare.
Ostriche dall’allevamento sull’altro lato del lago e pesci prelibati catturati nel mare, oltre la duna sabbiosa.
E’ l’altura che dona la visuale più ampia e bella sulla Campania Felix. Anche senza raggiungerne la sommità.
Una superba lecceta di 76 ettari che è rimasta miracolosamente intatta, uguale a come la godevano i sovrani borbonici e la corte, quando la frequentavano in occasione delle periodiche battute di caccia.
La piana di Capua aveva fama di grande fertilità. E varie erano le produzioni agricole di cui quella terra era prodiga. Lo sapeva bene il viceré Michele Reggio e Branciforte, che infatti suggerì a re Carlo di Borbone di acquistarvi dei terreni.
Aria fresca e salubre, uno splendido panorama sul golfo, tanto verde come cornice di una villa settecentesca: le condizioni perché potesse essere una ideale residenza di villeggiatura c’erano tutte.
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