Un borgo di mare che vive di pesca

E’ stato sempre così per Cetara, che anche nel nome porta traccia evidente della sua vocazione antica: dal latino Cetaria, ovvero tonnara, o magari cetari, che sarebbero i venditori di tonni.

unescoE la sagra del tonno è ancora oggi una delle manifestazioni di punta della cittadina che occupa una valle all’ombra del Monte Falerio tra coltivazioni di limoni e viti. Una posizione strategica nel golfo di Salerno, quella di Cetara, che ha giocato un ruolo significativo in varie epoche. E che la portò ad essere nel IX secolo perfino una base dei Saraceni, che la sfruttarono appieno tra l’842 e l’879 durante il lunghissimo assedio di Salerno, che tuttavia non li vide prevalere. Fu nel 1120 che Cetara entrò nella sfera di influenza di Amalfi, diventando terra di confine del Ducato con il Principato di Salerno e, dunque, ancora una volta fondamentale nel controllo del territorio. Con l’arrivo dei Normanni, iniziò una fase ultrasecolare di dipendenza dalle abbazie benedettine della regione, dapprima quella di Erchie in seguito quella di Cava, quando diventò porto di riferimento per gli intensi scambi commerciali tra i monasteri. All’epoca normanna risale la chiesa di San Pietro apostolo, patrono del paese, costruita per la vittoria sui saraceni. In stile romanico, sorge in una posizione rialzata e si raggiunge con una scala di pietra. Pur avendo mantenuto una facciata neoclassica, venne completamente rimaneggiata nell’età barocca. Ha una bella cupola di maiolica policroma e di fianco un campanile del XIII secolo alto diciotto metri, adorno di bifore e con una cella campanaria ottagonale. 

Fu nel Cinquecento che arrivò uno dei momenti più drammatici della storia cetarese. Era il 1534 quando il borgo vide comparire una nutrita flotta di galee dei pirati barbareschi. Quelli, guidati da Sinan Pascià, scesero a terra in forze, facendo centinaia di prigionieri e perpetrando una terribile strage. Un episodio che portò i superstiti a mettersi in salvo a Napoli. Ciò che spinse il vicerè a decidere nel 1567 la costruzione sulla costa di una torre di guardia a difesa dell’abitato.

Nel XVII sec. furono costruiti la chiesa e il convento di San Francesco, che divennero il punto di riferimento religioso della popolazione. La chiesa, ad un’unica navata con sei cappelle, presenta una cupola affrescata dall’artista Marco Benincasa. Nel convento, che è sede del Municipio, è ospitato il Museo civico con quadri di pittori locali che ritraggono i loro luoghi di nascita della Costiera. Dell’Ottocento è invece la chiesa di Santa Maria di Costantinopoli.

Nel territorio di Cetara ricadono diverse spiagge, dalla centrale Marina di Cetara, di sabbia e ciottoli, nei pressi del porticciolo dei pescatori e della torre, alla Spiaggia del porto, creata artificialmente dietro l’approdo qualche decennio fa e poi completata dalla natura con sabbia e ciottoli . E’ interamente sabbiosa invece la bella Spiaggia di Lannio, fuori dal centro in direzione Vietri. Ci si arriva dopo un breve percorso a piedi e una scala. Secondo la leggenda, il nome deriverebbe dai lamenti dei monaci trucidati in uno degli attacchi saraceni.

L’attività della pesca, prevalente nella storia di Cetara e nella sua economia, è all’origine di una produzione tipica che ha reso famosa la cittadina costiera: la colatura di alici.