Nella città della più famosa scuola medica del Medio Evo, Salerno, non poteva non esserci anche un Giardino dei Semplici con le piante necessarie alle terapie in uso a quel tempo.

A crearlo, nel primo ventennio del XIV secolo, era stato il maestro Matteo Silvatico, che vi aveva destinato un terreno di antic che a proprietà della sua famiglia, collocato in una zona di orti terrazzati nel centro di Salerno, lungo l’asse che collega la Villa comunale e il Castello di Arechi, che domina la città dall’alto. Decisiva, oltre alla posizione favorevole che bloccava il vento della tramontana, era stata anche la presenza d’acqua, grazie al vicino torrente Fusandola, che scorre nella zona. Silvatico, artefice della raccolta di piante medicinali, teneva nel giardino vere e proprie lezioni dal vivo agli studenti della scuola, per mostrare loro le piante e illustrarne le caratteristiche e le proprietà. Nessuno di loro ne era ancora consapevole, ma quel giardino sarebbe stato in seguito identificato come il più antico esempio di orto botanico in Europa.

Con un balzo di tre secoli, quelle aree verdi con un palazzo ricompaiono in un atto notarile nel quale si descrive la presenza di una fonte d’acqua, il panorama del mare e dei monti circostanti e il giardino con fichi, aranci amari e viti abbarbicate intorno ai pilasti di una pergola quasi crollata. Questi giardini del Seicento, corrispondenti sostanzialmente a quello di oggi, sorgevano al di sopra del giardino medievale, identificato a circa due metri di profondità rispetto al livello attuale del suolo. 

Negli anni ’90 del secolo scorso il Giardino della Minerva, come si chiama oggi, è stato oggetto di un importante restauro, che ha portato alla ricostruzione dell’antico Giardino dei Semplici di Silvatico. Resta anche la pergola di viti su uno dei diversi livelli su cui è disposto il giardino, dove sono rimasti alcuni tratti dei muri più antichi e una suggestiva scalea, insieme al magico panorama che unisce il mare, le colline e il centro storico della città.