Un anfiteatro di case dai caratteristici colori mediterranei
tra il verde dei Monti Lattari che lo sovrastano e l’azzurro del mare in cui si specchia. E che, proprio lì di fronte, esibisce le leggendarie isole delle Sirene, ovvero l’arcipelago Li Galli.
Ammalia come il canto delle mitiche guardiane di quel tratto di mare, Positano, che sfida da secoli le altezze vertiginose del litorale con i suoi borghi, abbarbicati sulle rocce a strapiombo e collegati da migliaia di scalini e da vicoli stretti ingentiliti dai giardini di limoni e dalle cascate di fiori dei terrazzi. Un luogo gradito ai nobili romani, che in epoca imperiale vi avevano costruito ville marittime nella baia sulla terraferma e sulla dirimpettaia isola del Gallo Lungo. Con i suoi magnifici affreschi dai vividi colori, la villa di Positano custodisce l’unico esempio di pitture romane in Costiera. Coperta dai materiali vulcanici dell’eruzione del Vesuvio, la sua parte ipogea, che giace a otto metri di profondità sotto l’oratorio della chiesa di Santa Maria Assunta, è stata scavata solo di recente e con gli utensili e i mobili ritrovati è diventata sede del Museo Archeologico Romano di Santa Maria Assunta, aperto al pubblico tutto l’anno.
Nel X secolo i benedettini avevano fondato un’abbazia, intorno alla quale si era andato sviluppando sul mare il nucleo originario del paese. E il suo porto, il primo della costiera a occidente di Amalfi, aveva ricoperto un ruolo strategico nella fiorente economia commerciale della Repubblica marinara. Dopo il saccheggio subito dai Pisani nel 1268, gli abitanti cominciarono a costruire le nuove abitazioni sullo sperone di roccia vicino al borgo sul mare. E l’ascesa, per motivi difensivi, continuò nei secoli successivi, quando si fecero sempre più frequenti e devastanti le incursioni dei pirati barbareschi. Le scalinate che salivano dal mare e le viuzze che s’inerpicavano fino ai nuovi insediamenti potevano essere più facilmente difese e offrivano una via di fuga anche agli abitanti del paese sul mare, avvisati per tempo dalle numerose torri costruite fin dall’epoca angioina e poi rafforzate e moltiplicate dagli Aragonesi: la Torre della Sponda, la più antica, la Torre Trasita di epoca vicereale, la coeva Torre Fornillo, che da uno sperone di roccia domina l’omonima spiaggia e la Torre di Renzo, vicino alla spiaggia di Arienzo, acquistata nel 1915 dallo scrittore russo Semënov.
Quando i segnali di allarme partivano dalle torri di guardia, gli abitanti si rifugiavano sull’altura che domina protettiva la baia, dove sorgono le frazioni di Montepertuso, che prende il nome proprio dal caratteristico monte bucato secondo la leggenda dalla Madonna, e Nocelle, punto di arrivo del Sentiero degli Dei e collegato da1500 scalini alla spiaggia di Arienzo. A Nocelle, il grumo di case più alto del paese, si trova la chiesa parrocchiale di Santa Maria delle Grazie detta anche Chiesa Nuova, dalla particolare forma ellittica con copertura a cupola, che della trasformazione barocca del ‘700 conserva anche un raro pavimento di maiolica con motivi vegetali.
Sempre in alto si trova il quartiere di Liparlati, che Stefan Andres, l’intellettuale tedesco fuggito dalla Germania nazista che vi visse a lungo con la famiglia, raccontò e dipinse come la “città morta”, quale gli appariva per le tante case lasciate vuote dagli emigranti. Bellina è la piazza da cui si gode un magnifico panorama, ma non è da meno quello che offre fino ai Faraglioni di Capri il cimitero del paese, dove sono sepolti anche diversi illustri ospiti forestieri. Per la sua posizione, a Lipartati sorgono superbe ville ottocentesche, affacciate su via Camerelle. Da visitare è la chiesa di San Giacomo: una sola navata con soffitto a volta con lunette e un pregevole pavimento di maiolica. Non passa inosservato il campanile, sormontato da una guglia a cipolla coperta di maioliche colorate.
Tra le numerose scale che scendono verso il mare, su cui si aprono negozi e botteghe artigiane, s’incontra nell’omonima via anche la chiesa di San Giovanni, che si caratterizza per l’originario altare di stucco, il particolare paliotto, il pavimento con la rosa dei venti, un dipinto che raffigura il Battesimo di Cristo, mentre la sacrestia ospita un’antica urna cineraria.
Nel borgo sul mare, con la bella cupola di maiolica policroma visibile in ogni angolo di Positano, c’è la chiesa parrocchiale di Santa Maria Assunta, legata al leggendario arrivo dell’icona bizantina della Madonna Nera, esposta sull’altare maggiore, a cui è collegata anche l’etimologia del nome Positano. Trasformata in versione barocca nella seconda metà del ‘700, la chiesa presenta un campanile edificato nel 1707.
Rivelata al mondo dopo la costruzione della strada borbonica che la collega alle altre località della Penisola, dagli inizi del ‘900 Positano è stata eletta a buen retiro da artisti e letterati delle più varie provenienze e dagli anni ’60 è divenuta una delle mete preferite del jet set internazionale. Anche per le sue belle spiagge di ciottoli. La Spiaggia Grande, tra le maggiori della Costiera, è la più frequentata e trendy, raggiungibile comodamente a piedi. Uno stretto passaggio lungomare, su cui si incontrano la Torre Trasita e la Torre Fornillo, la collega alla più tranquilla Spiaggia di Fornillo, su cui si apre la cappella di Santa Margherita, a pianta quadrangolare e volta a botte con lunette e un prezioso pavimento in cotto campano e maiolica. Nel piccolo borgo di Fornillo, prediletto dagli intellettuali, si trova anche la chiesa di Santa Caterina in stile neogotico. Caratteristica è la grotta di Fornillo con una edicola votiva e un presepe, che riproduce in miniatura tutta Positano. Con i taxi del mare si possono poi raggiungere le spiagge nelle calette lungo la costa: Remmese Clavel e Cavone. E la Spiaggia di Arienzo collegata da una scala al Sentiero degli Dei. Positano, «un posto da sogno che non è affatto reale finchè tu sei lì e che diventa reale in maniera invitante quando tu te ne sei andato», come la raccontò al mondo John Steinbeck nel suo Harper’s Bazaar del 1953.
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