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Dalla sommità della collina verdeggiante lambita dal fiume Clanio, a 320 metri di altezza, si godeva di una visione completa sui monti del Partenio e sul passo di Monteforte Irpino fino alla valle del Sabato, la chiave d’accesso alla terra di Puglia e al collegamento con l’Adriatico.
Una terrazza rocciosa a 282 metri, sulle pendici del Somma-Vesuvio in una posizione strategica sulla pianura nolana. E sulla via Popilia, che anticamente univa Capua e Reggio.
Nella notte, le luci scenografiche esaltano e ingentiliscono le forme imponenti della rocca dalle quattro torri, sottratta alle aggressioni del tempo e agli effetti di un lungo abbandono.
Simile a Castel Nuovo, la grande fortezza sul mare della capitale, sebbene di dimensioni minori.
Dall’alto del promontorio che giganteggia sul mare, sembra vegliare ancora sull’isola. Come quando, allora moderna fortezza, difendeva il borgo dalle invasioni dei Saraceni, che tanta morte e distruzione avevano seminato nei secoli precedenti.
Dall’altura di cui occupa la sommità, il castello di Gesualdo domina maestoso la valle del Calore.
Nel Castello Aragonese di Baia è allestito il Museo Archeologico dei Campi Flegrei, emblema di questa Terra del Mito.
È un’apparizione che suscita stupore e ammirazione all’ingresso del Vallo di Lauro. Come uscito da una fiaba, s’impone allo sguardo il magnifico Castello Lancellotti, che sorge con le sue torri, le mura merlate, l’aspetto imponente e misterioso sul cosiddetto primo sasso, perché precedentemente vi sorgeva una costruzione romana.
La ricca biblioteca del convento di Santa Maria della Pietà, nella campagna fuori dal borgo di Vatolla, rappresentava per lui un richiamo irresistibile.
Fin dalla prima volta che aveva visto il posto, era stato chiaro al duca Arechi II che lì era tutto ciò che cercava.
Provenivano dalla Catalogna, i Ripoli, ricchi mercanti arrivati a Pollica in epoca aragonese.
Uno sperone di roccia tra il monte Alburno a nord e il monte Vesole a sud, a dominare la valle del Calore Lucano. Una posizione ideale, naturalmente protetta, che non era sfuggita ai primi abitanti di quella regione, di origini etrusche, e che in seguito attirò l’attenzione anche dei greci di Poseidonia.
Fu la potente famiglia longobarda dei Castaldei, a volerlo, insieme a tante altre fortezze in luoghi strategici della contea di Capua. Il castello di Riardo sorse nella seconda metà del IX secolo, sull’altura che domina la piana del torrente Savone, che nasce dal vulcano estinto di Roccamonfina.
Dalla sua posizione, alle pendici dei monti Trebulani, il castello di Alvignano, l’antica Cubulteria, domina l’intera valle del medio Volturno. La struttura originaria, risalente all’XI secolo, aveva inglobato probabilmente una preesistente torre quadrata.
C’è un castello all’interno del vulcano estinto di Roccamonfina, su una sella naturale nel territorio del comune di Conca della Campania.
A 420 metri di altezza, alle pendici del monte Pentime, terza vetta del massiccio del Taburno, s’innalza superbo il castello di Torrecuso, sovrastando il borgo che anche nel nome porta il riferimento alla sua posizione sopraelevata.
La posizione era certamente favorevole data la prossimità al Regio Tratturo e alla Via Francigena del sud.
Tra le mura costruite dagli Aragonesi che lo resero inespugnabile nei secoli, il Castello racchiude la sintesi della storia di Ischia dal Medio Evo al 1809, quando fu abbandonato dalla popolazione e trasformato in carcere dai Borbone.
Il Palazzo Reale è il simbolo della grandezza spagnola e fu costruito, su disegno del grande architetto Domenico Fontana, in un luogo strategico, non lontano dal porto e di fronte a una spianata perfetta per le parate militari e i grandi raduni di popolo.
La storia di Castel dell’Ovo non può prescindere da quella dell’isolotto di tufo giallo prossimo alla linea di costa chiamato Megaride, dove secondo il mito sarebbe sepolta la sirena Partenope.
Affacciato sulla centralissima via dei Tribunali, dietro Porta Capuana, accesso alla strada di collegamento con l’antica Capua, Castel Capuano, a parte il nome evocativo della sua funzione originaria, viene comunemente assimilato ad uno dei tanti palazzi del centro storico partenopeo, a maggior ragione per il fatto di essere stato per secoli il palazzo di giustizia della città.
Dalla sommità della collina del Vomero, Castel Sant’Elmo, domina tutta la città e rappresenta un punto di osservazione ideale di tutto il suo golfo.
Il più famoso dei castelli di Napoli, simbolo della città, è il più giovane di tutti.
Più in alto di tutti gli altri edifici della città. Una posizione preziosa nel luogo conosciuto come “piano di Corte”, un tempo in un’ottica difensiva e strategica, oggi semplicemente per la bellezza del panorama che vi si gode.
Settanta castelli delle più diverse epoche e con le più varie caratteristiche. Rovine illustri e cariche di suggestioni che connotano la terra irpina e contribuiscono al suo fascino.
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