La posizione era certamente favorevole data la prossimità al Regio Tratturo e alla Via Francigena del sud.

E rappresentò un forte incentivo alla crescita del piccolo borgo di Casalduni sul pendio del monte Cicco, alla destra del fiume Tammaro. Contemporaneamente prese forma il castello, a difesa del borgo, le cui prime notizie ufficiali risalgono al 1309, ma che era preesistente, probabilmente di epoca normanna. Fu tra il 1420 e il 1425 che divenne dominio dei Caracciolo, per poi passare nella disponibilità dell’altra importante famiglia dei Carafa, quando Maria Caracciolo sposò Diomede Carafa, conte di Maddaloni. Nel 1538 il feudo passò a Pietro Sartiano, nuovo conte di Casalduni, e la sua famiglia conservò il castello fino alla metà dell’Ottocento.

Il maniero, non avendo il fossato e i ponti levatoi, era comunque circondato da una zona di rispetto che lo separava dalle abitazioni del popolo. Davanti all’ingresso era collocata una enorme cisterna, preziosa in caso di assedi, attacchi, emergenze. Disponeva anche di una torre di avvistamento cilindrica angolare, mentre una seconda torre, detta la Torre dei Briganti, sorgeva nella contrada Ferrarisi, utile punto di avvistamento di eventuali nemici, a tutela di Casalduni e dei borghi vicini.

Era solido il castello. Non fu danneggiato dal terremoto del 1688, che spaccò in due la grande rupe ad esso antistante. Si salvarono anche la chiesetta di San Rocco, fuori dalle mura cittadine ma collegata alla fortezza, e la chiesa di Santa Maria della Consolazione, mentre il paese fu distrutto. 

Ceduto dai Sartiano nel 1850 a Ferdinando e Vittorio Cocucci, il castello giocò un ruolo durante il periodo del brigantaggio post unitario, quando era già iniziato il suo declino, che proseguì per gran parte del Novecento. Fin quando, nel 1988, non fu acquisito al patrimonio del Comune, che ne avviò un accurato restauro. Nel 1997 è stato, dunque, riaperto al pubblico per eventi culturali e gastronomici. Una parte dell’edificio è sede della biblioteca comunale.

Nelle vicinanze, da non perdere, c’è una suggestiva cascata formata dal fiume Alenta