La storia di Castel dell’Ovo non può prescindere da quella dell’isolotto di tufo giallo prossimo alla linea di costa chiamato Megaride, dove secondo il mito sarebbe sepolta la sirena Partenope.

Lì, intorno alla fine dell’VIII secolo a.C., approdarono i Cumani, che fondarono un nuovo insediamento sul retrostante monte Echia, attuale zona di Pizzofalcone. Fu quella l’origine della città che prese il nome della sirena. 

In epoca romana, nel I secolo a. C., sull’isolotto sorgeva la grande villa marittima di Lucio Licinio Lucullo, i cui possedimenti  si estendevano su un ampio tratto costiero fino all’attuale piazza Muncipio e, verso nord, fino forse a Puteoli (l’odierna Pozzuoli). Fu in quella villa fortificata, il castrum lucullianum, che nel 476 d.C. venne esiliato l’ultimo imperatore romano Romolo Augustolo. In seguito, vi si insediarono dei monaci basiliani, che nel VII secolo adottarono la regola benedettina, creando un monastero. 

L’isolotto, che nel frattempo aveva preso il nome di San Salvatore dalla piccola chiesa che vi sorgeva, nell’872 fu teatro di un evento drammatico: i Saraceni, che lo avevano occupato, vi sequestrarono il vescovo di Napoli Atanasio. Furono le flotte del Ducato di Napoli e della Repubblica di Amalfi che riuscirono a riconquistare l’isolotto e a liberare il vescovo. In seguito, i duchi di Napoli abbatterono le strutture del convento per evitare che i Saraceni potessero farne una testa di ponte per attacchi contro la città. Nel 1128 fa la sua comparsa nei documenti un Arx Sancti Salvatoris, segno che l’isolotto era tornato a vivere. Nel 1140 Ruggero il Normanno decise di fissare lì la sua residenza. La prevalente funzione abitativa venne però meno con la costruzione di Castel Capuano, che la ereditò, mentre sull’isolotto venivano potenziate le difese militari. Federico II nel 1222 diede il via ad altri interventi, facendo erigere tre torri per difendere il tesoro reale trasferito sull’isolotto fortificato, che divenne la reggia dei sovrani svevi. E anche una prigione. Dove le vicende storiche successive portarono proprio gli ultimi rappresentanti della casa sveva, Corradino, prima della decapitazione sulla piazza del Mercato, e i figli di Manfredi. Dal canto suo, Carlo I d’Angiò, pur avendo trasferito la corte nel Castel Nuovo appena ultimato, lasciò sull’isolotto il tesoro reale. Restava, infatti, il luogo più sicuro di Napoli, quello che cominciava allora ad essere chiamato Castel dell’Ovo. 

Secondo la leggenda, Virgilio avrebbe nascosto nelle segrete un uovo magico e finchè quello fosse rimasto intatto, il castello sarebbe rimasto in piedi e la città stessa sarebbe stata preservata da distruzioni a catastrofi. Perciò, quando nel 1370 crollò l’istmo naturale che collegava l’isolotto alla terraferma, la regina Giovanna, oltre a farlo ricostruire subito in muratura, si premurò di rassicurare i napoletani dicendo che aveva provveduto a cambiare l’uovo!

Con l’avvento degli Aragonesi sul trono di Napoli, il castello subì vari rimaneggiamenti. Alcuni resi necessari da vicende belliche che avevano distrutto parte delle fortificazioni esistenti, come nel caso dell’assedio di Ferdinando il Cattolico nel 1503, quando furono abbattute le torri. La completa ristrutturazione che ne seguì, conferì alla fortezza l’aspetto che ancora oggi conserva con le mura più spesse, i sistemi difensivi rafforzati verso terra e le torri ottagonali. Le batterie e i due ponti levatoi furono realizzati nelle epoche successive, quando la sua funzione prevalente divenne quella militare e di prigione. Dove passarono tanti oppositori e rivoluzionari fino al Risorgimento.

Rischiò anche di essere raso al suolo per essere sostituito da un nuovo quartiere, dopo l’unità d’Italia. Per fortuna, non se ne fece nulla e il castello non fu toccato. Dopo un accurato restauro nel 1975, Castel dell’Ovo accoglie oggi un centro per congressi e manifestazioni culturali ed è aperto al pubblico per le visite, mentre è diventato un richiamo turistico della città il Borgo marinari con i suoi circoli nautici e i rinomati bar e ristoranti.



Informazioni utili:
aperto dal lunedì al sabato dalle ore 9.00 alle ore 18.30
la domenica e i giorni festivi dalle 9.00 alle 13.00 
ingresso gratuito