Lungo le stradine accuratamente lastricate con la pietra chiara delle cave vicine, il canto discreto dell’acqua che scorre, accompagna il cammino.
La torre di pietra mutilata dal tempo sembra vegliare ancora, protettiva, sul borgo che le gira tutt’intorno lungo i fianchi dell’altura che domina la valle d’Ansanto.
Nel nome custodisce la sintesi della sua storia. Un borgo medievale, formatosi intorno ad un castello, il Castrum vetere, castello antico quindi: è questa la genesi di Castelvetere, sul Calore (fino al 1950 di Calore) perché il grande fiume irpino scorre nella valle sottostante il Monte Tuoro, sulle cui pendici sorge a 750 metri di altezza.
Un piccolo borgo collinare dalla posizione favorevole. Non, per una volta, rispetto ad esigenze militari, bensì ad una florida agricoltura, che nei secoli ha avuto nella viticoltura la sua punta di diamante.
Montella non è solo il cuore della produzione della castagna IGP che porta il suo nome, riconosciuta eccellenza irpina. É anche terra di sorgenti.
Tostate e sminuzzate, comparivano come ingrediente in diverse ricette del “De re coquinaria” di Apicio, il famoso cuoco romano vissuto tra il I e il II secolo d.C. che così raccomandava l’uso delle “noci di Avella”, ovvero le nocciole.
E’ una testa di lupo, hirpus, l’elemento decorativo che caratterizza le ceramiche della necropoli di Piano Cerasulo.
Le “ruote di carro” pesano sei chili, ma la pezzatura più diffusa è di due chili. Pagnotte rotonde, di grano duro e tenero, cresciute con lievito madre e cotte anche in forno a legna: il pane che ha reso famosa Calitri.
I Grimaldi, Principi di Monaco, per oltre un secolo, dal 1532 al 1631, possedettero il feudo di Monteverde, l’antico Mons Viridis che già ne suo nome rappresenta la verde Irpinia.