La storia antica, bruscamente interrotta nel 79 d.C. dall’eruzione del Vesuvio, venne coperta dalla spessa coltre di materiali vulcanici che l’hanno occultata per secoli, cancellando finanche il ricordo dell’abitato di epoca romana e tutte le tracce dell’insediamento preesistente.
Anticamente, quando vi sorgeva un tempio dedicato a Diana cacciatrice, apparteneva alla famiglia Ponzia.
Da Napoli, percorrendo l’antica via Reggia di Portici conosciuta come la Strada del Miglio d’Oro si arriva a Ercolano, che è la prima porta verso il Parco Nazionale del Vesuvio.
Sulla strada per Pompei, si passa per la popolosa «Città del corallo», che è il protagonista prezioso della storia locale celebrata anche in musei come quello realizzato nel 1986 da Basilio Liverino in una cavità lavica a sei metri di profondità (la collezione di coralli e cammei è composta da più di un migliaio di pezzi ed è tra le più importanti del mondo); e quello ospitato presso lo storico Istituto Statale d’Arte.
Era l’antica Oplontis con il suo lussuoso complesso residenziale distrutto dall’eruzione del 79 d.C. attribuito a Poppea Sabina, seconda moglie dell’imperatore Nerone: fu portato alla luce con una campagna di scavi avviata nel 1964.
Tornando verso il mare, alle pendici del Monte Faito, c’è Castellammare, il cui nome, secondo alcune tesi, deriva da «castrum ad mare», ovvero la fortezza a mare costruita nel IX secolo, intorno alla quale si sviluppava la cittadina fondata da Ercole che pure fu sepolta dall’eruzione del 79.
Ha dato il nome a uno spumeggiante vino rosso Doc. E’ famosa per i tessuti, anticamente frutto di una florida industria dei bachi da seta, e per la moderna produzione di costumi da bagno. Ma la storia di Gragnano da otto secoli è legata soprattutto alla farina.