Era l’antica Oplontis con il suo lussuoso complesso residenziale distrutto dall’eruzione del 79 d.C. attribuito a Poppea Sabina, seconda moglie dell’imperatore Nerone: fu portato alla luce con una campagna di scavi avviata nel 1964.
Qui l’eruzione innescò un millennio di abbandono e la zona fu ricoperta da una fitta e oscura boscaglia, fino a quando Carlo I d’Angiò decise di donare alcune terre del bosco al conte Pandolfo di Sassonia, che a sua volta lo cedette alla Badia di Regal Valle. Poi, durante il regno di Carlo II, alcuni abitanti chiesero al re che fosse concesso un terreno per costruire una chiesa in onore della Vergine Annunziata e una borgata, nei cui pressi fu eretta la Torre dell’Annunciata. Da qui il nome della città, nota da tempo anche per i suoi pastifici. Infatti già nel Cinquecento erano attive le prime trafile di bronzo per fare i maccheroni.
Restando in tema di suggestioni archeologiche, una tappa interessante, spingendosi nell’entroterra, è quella all’Antiquarium di Boscoreale, istituito nel 1991 dalla Soprintendenza archeologica di Pompei che accoglie reperti provenienti dai siti di Pompei, Ercolano, Oplontis, Stabiae, Terzigno e Boscoreale. Vi si trovano le caratteristiche emblematiche dell’ambiente vesuviano in epoca romana in un contesto naturalistico e rurale, tant’è che il percorso si conclude proprio con la visita a una fattoria dell’epoca, esperienza notevole dal punto di vista didattico.
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