Era stato forse un lucumone, capo di quel territorio sotto il dominio etrusco,
a trasmettergli il suo nome. O magari il termine greco che indica una “frattura rocciosa” o, semplicemente, la parola latina “regina”.
Qualunque ne sia l’origine, Rheginna identifica i due torrenti che si formano sui Lattari, tra le alture in cui sono disseminati i borghi di Tramonti, e che, proseguendo la loro corsa a valle arricchiti dalle acque di vari immissari, raggiungono distintamente il mare ciascuno in una delle due parti, separate da un piccolo promontorio, di un’ampia insenatura lungo la Costiera. A est di quel promontorio che la divide da Minori, nella valle più grande che suggerì ai Romani di affiancare a Rheginna l’aggettivo Major, giace la città che anticamente prendeva il nome dal fiume che la attraversa. E intorno al quale inizialmente si formò. Fu durante il Medio Evo che l’abitato andò sviluppandosi più vicino al mare, lungo la costa segnata dalla più grande spiaggia della Costiera. E la vocazione marinara di Maiori trovò il suo più alto riconoscimento in seno alla Repubblica Amalfitana, di cui era il porto principale. In quel periodo, a partire dall’872, Maiori ebbe nel borgo di Santa Sofia la sede dell’Ammiragliato, della dogana e del fondaco del sale. Tutte funzioni di primo piano, a cui si aggiungeva quella produttiva per la presenza nella frazione di Santa Tecla degli arsenali, che rimasero attivi per molti secoli, fornendo navi al Regno di Napoli. Fu sempre nella fase della Repubblica marinara che la città venne dotata di una fortificazione aperta sulla spiaggia con tre porte e alcuni ponti levatoi. Mentre sull’altura che la domina all’interno, per proteggerla alle spalle, fu edificato il castello di San Nicola de Thoro-Piano su una chiesa preesistente. Una rocca che fu ulteriormente fortificata dagli Aragonesi tra il 1465 e il 1468, includendo nel perimetro delle sue mura caserme per le guarnigioni, una chiesa, magazzini e cisterne per l’acqua, che dovevano garantire scorte utili in caso di attacco nemico. Ancora oggi l’imponente fortezza s’impone allo sguardo con le sue mura e le nove, possenti torri cilindriche che le intervallano.
Su un’altura al centro della città, s’innalza la chiesa collegiata di Santa Maria a Mare, edificata nel XIII secolo come ampliamento della preesistente chiesa di San Michele arcangelo, per dare degna collocazione a una statua della Madonna, che secondo la tradizione sarebbe giunta camminando sul mare fin sulla spiaggia, dove fu rinvenuta nel 1204, e che ora è collocata sull’altare maggiore. Rimaneggiata in varie epoche e secondo diversi stili, la chiesa presenta un interno neoclassico a tre navate. Quella centrale è coperta da un soffitto dorato a cassettoni del 1529, opera del pittore napoletano Alessandro de Fulco. Oltre alla sacrestia ottocentesca, la cripta sotto la chiesa ospita le spoglie di San Clemente e un museo di arte sacra a lui dedicato. L’esterno settecentesco è sormontato da una cupola del 1863 coperta di maioliche gialle e verdi di Vietri. Il campanile è del XIV secolo. Di fianco si trova la chiesa di Santa Maria del Carmine. Con un primo nucleo del IV secolo, la chiesa di Santa Maria delle Grazie, ricostruita nel 1910 dopo un’alluvione, conserva la facciata e il campanile del XVII secolo e, all’interno, una Visitazione del ‘300 e un pregevole fonte battesimale ancora più antico. Il primo monumento di Maiori che si osserva da Capo d’Orso è l’Abbazia di Santa Maria de Olearia che i monaci benedettini costruirono nel 974 dove prima avevano un frantoio per l’olio. E’ stata scavata nella roccia, poi ampliata per realizzare un monastero. La struttura presenta tre cappelle sovrapposte. La più antica, conosciuta come cripta o “cappella delle catacombe”, reca degli affreschi dell’XI secolo ottimamente conservati raffiguranti la Vergine con i Santi, varie figure di Cristo e di Santi. Al di sopra c’è la Cappella Principale, con scene della vita di Cristo dall’ Annunciazione alla Crocifissione. Dalla terrazza si arriva alla terza cappella, dedicata a San Nicola, con varie opere raffiguranti il Santo, tra le quali degli affreschi, sempre dell’XI secolo, che propongono episodi della sua vita. Non mancano chiese di valore storico architettonico anche nelle frazioni di Maiori, come la chiesa di San Pietro in Posula visitata dalla regina Giovanna IId’Angiò nel 1415 o la chiesa di Santa Maria del Principio, a Ponteprimario, fondata nel VII secolo, con una preziosa statua lignea della Madonna del XIII secolo opera di un pastore.
In pieno centro, sul corso Reginna, sorge l’ottocentesco Palazzo Mezzacapo, residenza del marchese e della sua famiglia, una delle più in vista di Maiori, dove ha sede il Municipio. E’ circondato da un magnifico giardino che riproduce la forma della Croce di Malta. Porta il nome dei Mezzacapo anche una delle torri di Maiori. Le altre sono la Torre di Badia, la Torre Salicerchie costruita dai Normanni, la Torre Cesare, la Torre Lama del Capo e la Torre di Capo Tummolo o Capo d’Orso.
Ampliata ulteriormente dall’alluvione del 1954 che distrusse il centro storico, la spiaggia di Maiori è la più lunga della Costiera con il suo chilometro e, altra particolarità, è di sabbia. Vi si trovano vari stabilimenti balneari e vi si affacciano alcuni alberghi. La affianca un magnifico lungomare. Dopo l’abitato e la Torre Normanna si giunge alla spiaggia di Salicerchie, di sabbia e di ciottoli, con una mare dai riflessi di smeraldo. Da lì si raggiunge a nuoto la Grotta Suffregna, con emissioni di acqua termale sulfurea dal fondo. In barca si arriva alla spiaggia del Cavallo morto, rocciosa e molto tranquilla, e, lungo la costa verso Cetara, alla spiaggia di Cauco e alla spiaggia Sovarano, nota anche come Sgarrupo, tutte con un mare cristallino e un’esposizione favorevole. Della costa di Maiori fa parte anche la Grotta di Pandora, raggiungibile solo in barca, che offre al suo interno una spettacolare colorazione dell’acqua azzurro smeraldo e suggestive stalattiti e stalagmiti.
Da non perdere il meraviglioso Parco naturale di Capo d’Orso, di grande valenza ambientale, con una notevole varietà di specie sia vegetali, con una prevalenza della macchia mediterranea anche di alto fusto, sia animali, con volpi, ricci, faine, talpe e il raro tasso, oltre ad una ricca avifauna, che conta anche esemplari di falco pellegrino.
Ph: Alessandro Mennella
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