E’ conosciuto come fiordo
e ne ha le caratteristiche, ma non sono i ghiacciai e il mare ad averlo scolpito, bensì un torrente, lo Schiato, che da Agerola corre lungo la montagna fino al punto in cui ha scavato incessantemente per incontrare il mare.
Lì, in una insenatura stretta e profonda, giace la splendida Furore, terra furoris quando la voce del mare in burrasca risuona prepotente tra le alte pareti di roccia. Inespugnabile presidio del territorio della Repubblica di Amalfi, la sua piccola ma accogliente spiaggia all’interno del fiordo ha offerto sempre un approdo sicuro e protetto. E a far da cornice a quel caratteristico lido interno, il borgo marinaro, con le casette colorate che al piano più basso custodivano tradizionalmente gli attrezzi per la pesca. Quei monazzeni restaurati sono il fulcro dell’accoglienza turistica del centro antico, a cui si accede scendendo a piedi lungo la parete di roccia dal ponte della Statale, che attraversa il fiordo a trenta metri d’altezza. Condizione ideale per fare di Furore una delle tappe annuali dello spettacolare Marmeeting, il Campionato mondiale di tuffi da grandi altezze, che vi si svolge la prima domenica di luglio.
La particolare bellezza del borgo marinaro con la sua tranquilla spiaggia interna, che il sole bacia di pomeriggio, ha attratto nel tempo varie personalità del mondo della cultura e del cinema. Come Federico Fellini e Roberto Rossellini, che abitava in una delle casette, la Villa del Dottore, e vi girò anche il film Amore, con Anna Magnani, a quel tempo sua compagna, che soggiornava nella vicina Villa della Storta. Proprio a Furore Rossellini ricevette da Ingrid Bergman la famosa lettera che segnò l’inizio della fine della relazione con Nannarella. A lei, che dopo la fine di quell’amore non tornò più nella prediletta Furore, il paese ha reso omaggio con il Museo Anna Magnani, collocato proprio nella sua vecchia casa.
Non vivevano solo di pesca, gli abitanti di Furore. Nel vallone interno al fiordo, sfruttando l’acqua del torrente Schiato, sorgevano due mulini e due fabbriche di carta. C’erano anche lo Stenditoio per far asciugare i fogli di carta e la Calcara, per la lavorazione della pietra usata per costruire le case. Quel che resta di quel sito produttivo così caratteristico è oggi valorizzato dall’Ecomuseo del fiordo, che ha sede nell’antico mulino ed è dotato di un erbario e di un’aula celeste. E nel fiordo si trova anche la cappella rupestre di Santa Caterina d’Alessandria.
Ma Furore non è solo il borgo sulla spiaggia. Fin dai tempi più antichi si è sviluppato in una parte alta, che ha sfruttato ogni striscia di terra possibile per i terrazzamenti su cui vengono coltivati con successo limoni, viti, noccioli, fino ai confini con Praiano e al territorio di Agerola. Dai fianchi dell’altura emergono case sporadiche, tanto da farlo definire “il paese che non c’è”. Case che si distinguono per i colori vivaci e per i muri coperti da murales d’autore, ben cento, da cui l’altra definizione di “paese dipinto”. Alcune località prendono il nome dalle famiglie che le abitavano. La più antica era quella dei Summonte, a cui appartenne Pietro, l’illustre membro dell’Accademia Pontaniana, autore della prima guida storico-artistica di Napoli.
Casale extra moenia di Amalfi, Furore conta tre contrade: della Gatta, che ospita il bel Giardino della Pellerina, della Cicala e del Ciuccio. In Contrada della Cicala s’innalza la chiesa di Sant’Elia Profeta, del XII secolo, ampliata nel 1474, ad una sola navata, in cui si ammira un trittico del 1492 di Angelo Antonello da Capua con al centro la Madonna con Bambino e ai lati San Bartolomeo apostolo e Sant’Elia profeta, e un quadro della Madonna del Carmine del 1620. Da lì parte uno dei sentieri più suggestivi della zona, la Passeggiata dell’Amore, che raggiunge il belvedere di Praiano. La chiesa più antica, che sorgeva dov’era un tempo il casale Casanova oggi perduto, è la parrocchia di San Giacomo, edificata su una preesistente dell’XI secolo e ampliata nel XIV secolo, epoca a cui risalgono gli affreschi della cripta. Urne funerarie marmoree scolpite di epoca romana sono custodite in Sant’Elia, in San Giacomo e nella chiesa parrocchiale di San Michele arcangelo del XIII e XIV secolo. Di grande interesse il sito rupestre di Santa Barbara, originato nel X secolo da una cappella dedicata alla Santa da una comunità di eremiti bizantini a cui si aggiunse una chiesa databile tra il XII e il XIII secolo.
Ph: Myriam De Luca
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