Palazzi, vicoli, contrade, monumenti come i Torrioni, e scorci architettonici, contribuiscono a conferire al flos, il fiore dell’isola, Forio, una inconfondibile identità.

EB3DCFCB 1335 4881 86F6 734BE7590D1ABuen retiro di artisti e intellettuali provenienti da ogni parte del mondo, da W. H. Auden a Visconti, da Moravia a Capote, da Walton a tanti altri, il più ampio territorio comunale isolano è stato considerato per decenni come un salotto multilingue che aveva il suo «centro di attrazione fatale» tra i tavoli del mitico Bar Internazionale di Maria. Geograficamente, scivola dal Monte Epomeo alle sabbie costiere e s’incunea in un intreccio di quartieri con i loro luoghi di culto. Ci sono molteplici segreti da scoprire, fin dalla piazzetta Luca Balsofiore con la Chiesa di San Gaetano, che ha la facciata tipica delle chiese locali e la cupola che caratterizza il panorama. Pochi metri dopo, c’è una vera e propria pinacoteca: la Basilica Pontificia di Santa Maria di Loreto che, con l’annesso antico ospedale e l’oratorio dell’Assunta, appartiene all’Arciconfraternita di Santa Maria di Loreto. Considerata il centro della spiritualità mariana, ha avuto origine, secondo la tradizione, nel secolo XIV. Nel corso dei secoli è stata il centro di una intensa attività benefica che si realizzava attraverso forme di assistenza e con la gestione dell’ospedale, fondato nel 1596. La venerazione speciale è rivolta alla Madonna di Loreto la cui icona è collocata in fondo all’abside su un trono di marmo.

Dalla via dello shopping e dello struscio, ci si inoltra verso il promontorio del Soccorso. Sulla piazza del Municipio due chiese: San Francesco di Assisi, con l’antico convento appena restaurato e l’Arciconfraternita di santa Maria Visitapoveri. Nel chiostro del convento vi sono i resti di pitture raffiguranti episodi della vita di san Francesco e dei suoi primi seguaci, opera del pittore napoletano Filippo Baldi. La confraternita e la chiesa furono fondate verso il 1614 e costituirono il centro di un'intensa attività spirituale e di culto verso la Madonna delle Grazie. L’architettura presenta una caratteristica propria nella duplice facciata: quella della chiesa e quella che chiude il cortile. La chiesa presenta una «summa» del pittore Alfonso Di Spigna. Pochi passi verso il mare, ed ecco la Chiesa del Soccorso, dedicata a Santa Maria della neve, cartolina tra le più belle d’Italia, per la sua tipica facciata. Il sagrato, parte delle pareti laterali, sono rivestiti di maioliche ornamentali, scene della passione di Gesù e vari santi, che risalgono al secolo XVIII.

Sul versante collinare si incontrano scorci di rara suggestione e ancora templi religiosi importanti per le caratteristiche storico-culturali. Come nel caso della Chiesa madre del paese dedicata al patrono San Vito, elevata al titolo di Basilica Pontificia. Ha origini antiche: un documento del 1306 rivendica ai Foriani il diritto di patronato sulla chiesa che essi detenevano già da epoca precedente. L’opera più importante conservata è proprio la statua di San Vito, in argento e rame dorato del 1787, opera degli orefici napoletani Del Giudice, su bozzetto dello scultore Giuseppe Sanmartino.

La via Gaetano Morgera, già via Cierco, ospita invece la Chiesa di San Carlo Borromeo, un capolavoro architettonico fatto costruire dai fratelli Sportiello nel 1620. La chiesa è a croce latina con una sola navata ed è singolare per l’uso del tufo verde locale, abituale materiale di costruzione per le abitazioni, qui utilizzato per il portale esterno, gli archi, il cornicione; i pilastri, le basi delle lesene e il rivestimento di alcune cappelle che presentano una mezza valva di conchiglia realizzata con un solo blocco di tufo. Meraviglioso. Tutte le opere pittoriche sono opera del pittore foriano Cesare Calise. Senza dimenticare l’importanza del borgo di Monterone, e della zona panoramica, sull’altro versante, di San Francesco, non si può sfuggire all’arrampicata che conduce quasi alle pendici dell’Epomeo. Qui, ad oltre quattrocento metri sul livello del mare, spicca la Chiesa di Santa Maria al Monte, fondata dalla famiglia Sportiello nel 1596: è proprio al culmine di un percorso immerso in un habitat ideale per gli appassionati di trekking. Da questo strategico punto di partenza, si può scegliere tra un'escursione ai Frassitelli, la terra del vino bianco, o dirigersi al Bianchetto, per raggiungere il bosco della Falanga, oasi di macchia e castagneti, misteriosa e avvolgente, con le sue case di pietra, cantine e antichi ricoveri dei pionieri contadini della zona, tra le quali spuntano le «neviere», le fosse per la conservazione della neve, riconoscibili dalle felci tropicali che vi hanno attecchito lungo i muri a secco di contenimento. Lo scenario è unico. Da qui, la via che conduce alla vetta dell’Epomeo è una traccia da sogno. Dall’alto si dominano le baie, come quella di Citara, con la teoria di arenili fino a Cava dell’Isola e oltre, dalla Chiaia a San Francesco; e, ovviamente, gli abitati periferici, come la popolosa frazione di Panza, punto di riferimento per le escursioni verso Sorgeto, minuscola baia marina e termale (le sorgenti calde sgorgano tra gli scogli: l’acqua delle sorgenti si miscela con quella del mare) e verso Sant’Angelo. Al centro dell’abitato, sull'alto di una gradinata con ampio cortile, c’è la chiesa parrocchiale di San Leonardo Abate. La sua esistenza è documentata già nel 1536.

Altra tappa importante è Villa La Mortella, nel bosco di Zaro, conosciuta come Villa Walton, con il suo stupendo giardino, già considerato il più bel parco d’Italia. Sir William Walton, grande musicista inglese, con la moglie Susana si stabilì nel 1956 a Ischia, e decise di costruire la sua dimora con uno splendido giardino nella zona vulcanica di Monte Zaro, denso di magnetismo e suggestioni. Progettato dal paesaggista Russel Page, il giardino ospita oltre 3000 piante rare. Lady Susana si spostò dall’Argentina in Europa nel 1948, anno in cui sposò William: entrambi, insieme al trio dei fratelli Sitwell, parteciparono a una delle stagioni più significative del Novecento inglese. Il giardino esotico, per quel gruppo, era la «summa» del pensiero estetico, interpretato poi dal genio di Page. Il giardino è progressivo, e i microclimi costituiscono il suo segreto, in un trionfo di biologia e tecnologia. Una grande serra tropicale ospita la più grande ninfea del mondo, la Victoria Amazonica, dai fiori larghi fino a 40 centimetri e foglie-vassoio dal diametro che raggiunge anche i due metri e mezzo. Non lontano dalla Mortella, sempre nel bosco di Zaro, è possibile visitare La Colombaia, villa suggestiva con un notevole giardino di cui fu proprietario il grande regista di cinema e teatro Luchino Visconti, che qui decise di farsi tumulare.

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