A lungo confuso con un Cesare Calense di Lecce, per via della firma latinizzata Caesar Calensis che utilizzava solitamente, Cesare Calise fu in realtà un pittore originario di Forio d’Ischia, dove il cognome Calise è largamente diffuso.
Alcune cedole del Banco dell’Annunziata ne provano la presenza a Napoli nel 1590 e di un Cesare Calise vi è traccia proprio in quegli anni nell’archivio della parrocchia foriana di San Vito. Nel 1601 firmò la Visione di San Giovanni Evangelista nella sacrestia della Chiesa di Santa Maria di Loreto a Forio, per la quale dipinse nel 1607 un San Nicolada Tolentino. Nel 1611, a Napoli, dipinse due opere per un committente di Lipari, ricevendone 50 ducati. Nel 1620, sebbene iscritto nell’elenco della parrocchia di San Vito, risulta titolare di una bottega a Napoli, dalla quale uscì un San Carlo Borromeo con il ritratto del committente e del figlio. Sempre a Napoli nel 1626 fu pagato dal Governo dell’Annunciata per due affreschi. Negli anni Trenta del XVII secolo firmò la Madonna della Chiesa di San Rocco a Barano, il Sant’Agostino Santa Chiara e San Nicola da Tolentino nella Chiesa del Soccorso e il San Giacinto nella Chiesa di San Carlo a Forio, dove si trova anche il suo San Francesco d’Assisi, per una volta firmata in italiano. Nel 1636 dipinse San Gennaro e Santa Cecilia a San Vito. Un esame stilistico della Madonna della Salvazione esposta nella Chiesa dello Spirito Santo a Ischia Ponte, probabilmente un ex voto per un naufragio scampato al largo di Ponza, sostiene l’attribuzione dell’opera a Calise così come per il Sant’Antonio da Padova nella Chiesa napoletana di San Carlo al Corso del 1615. Dopo quella data non sono state trovati altri riferimenti a lui riconducibili e non risulta più neppure nell’elenco parrocchiale del1641, il che lascia immaginare che sia morto tra il1636 e il 1641, intorno ai settant’anni, visto che sarebbe nato tra il 1560/70.
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