L’artefice del meraviglioso Cristo velato, Giuseppe Sanmartino, nacque a Napoli nel 1720. Fu allievo dell’artista Matteo Bottiglieri e si dedicò fin dall’inizio soprattutto alla scultura. Le prime notizie di lui lo identificano come autore di due statue nella cattedrale di Monopoli dal 1747.

giuseppLa metà del secolo segnò il suo ritorno a Napoli, in una fase di splendore della città, dove era in corso di realizzazione la Cappella Sansevero e, sotto la direzione di Raimondo diSangro, lavoravano artisti di varie provenienze. Tra loro, il veneziano Antonio Corradini, che lo coinvolse nell’impresa. Sanmartino collaborò probabilmente con Corradini alle statue della Pudicizia e del Decoro. Proprio Corradini avrebbe dovuto scolpire un “Cristo velato”, ma la morte lo colse prematuramente nel 1753 e il principe decise di affidare l’opera a Sanmartino, trentenne, di cui apprezzava molto il talento. E fu lo scultore napoletano, dunque, a creare l’opera più significativa, complessa e particolare delle tante pur magnifiche che adornano la Cappella, tra i luoghi d’arte più noti e visitati della città di Partenope.

Il Cristo velato diede un impulso decisivo alla carriera artistica di Sanmartino, che nel 1757 scolpì quattro statue nella Certosa di San Martino: la Verginità e il Premio per la Cappella dell’Assunta e la Fortezza e la Carità per la Cappella di San Martino. In quegli anni, tuttavia, pesò il rapporto non ideale con l’architetto di corte, Luigi Vanvitelli, che gli preferì spesso artisti non napoletani, pur stimandolo come artista. Nel 1783 gli furono commissionate ben quattordici delle ventisei statue sulle virtù di Carlo III per il Foro Carolino e Sanmartino le completò tutte in diciotto mesi. Diverso fu l’atteggiamento del figlio ed erede di Luigi, Carlo Vanvitelli, che diede grande spazio a Sanmartino, che fece vari lavori nell’appartamento della regina nel Palazzo Reale e restaurò nel 1787 il Gigante di palazzo. Lavorò anche nella Chiesa dei Girolamini e suo è il gruppo di Tobia e l’angelo nella Cappella del Tesoro di San Gennaro. Sanmartino fu particolarmente apprezzato dalla ricca committenza pugliese, per la quale realizzò opere nelle cattedrali e chiese dei principali centri della regione.

Con gli allievi della sua bottega, l’artista fu molto attivo anche nell’arte presepiale che aveva conosciuto grande impulso nella Napoli settecentesca. Giuseppe Sanmartino morì nella sua Napoli il 12 dicembre 1793.