Secondo il mito, nelle sue vicinanze, in una delle grotte del Taburno, Ercole portò a buon fine una delle sue dodici fatiche, uccidendo il leone di cui da allora avrebbe vestito la pelle.
Montesarchio, alle pendici del Taburno, dominatrice della Valle Caudina, è uno dei borghi più belli d’Italia.
E, dopo Benevento, è anche il centro più popoloso del Sannio, identificato con l’antica Caudium, la capitale della tribù sannita dei Caudini. Un insediamento di primaria importanza già allora, crocevia di intensi scambi, anche culturali, soprattutto con le comunità costiere della Magna Grecia. Non altrettanto positivo fu, invece, il rapporto con i Romani. Proprio quella valle fu teatro della più cocente umiliazione subita dopo la sonora sconfitta nella battaglia delle ForcheCaudine del 321 a.C., durante la seconda guerra sannitica. Al termine della lunga contrapposizione con i Romani, l’antica Caudium fu distrutta in quel drammatico IV secolo. Ne restano vestigia riportate alla luce dagli archeologi insieme alle importanti testimonianze della presenza romana, a cominciare dalla via Appia, che collegava Roma a Brindisi e per raggiugere Benevento passava nei dintorni della città sannita.
Un nuovo insediamento ai piedi del Taburno fu edificato al tempo dei Longobardi, che lo munirono dall’VIII secolo di un possente castello, edificato sulla sommità della collina sui cui fianchi, più sotto, si andò formando e allargando il centro storico della città. Da allora la collina fu chiamata Torre, perché vicino al Castello fu innalzata una torre a pianta circolare che sfruttava la posizione di avvistamento e di controllo su tutta la valle. Tra la fine del Quattrocento e l’inizio del Cinquecento, in epoca aragonese, fu l’artista Francesco di Giorgio Martini da Siena a progettare l’ampliamento della rocca con caratteristiche più confacenti all’uso delle nuove artiglierie. Nell’Ottocento, Ferdinando II di Borbone la trasformò in carcere, dove furono rinchiusi anche alcuni prigionieri politici come Pironti e Poerio.
Protetto dal castello, inglobato nella roccia della collina, e dalla sua imponente torre, fu così fondato dai Longobardi il cosiddetto Lato vetere della città a cui, con l’avvento dei Normanni, si aggiunse il Lato novo. Risale, dunque, al periodo medievale il nome di Montesarchio, forse riconducibile al mito di Ercole e riferito all’intero feudo appartenuto a varie famiglie nobili: i Della Leonessa, i Carafa e per il periodo più lungo, dal 1528 alla fine della feudalità nel 1806, i potenti D’Avalos.
Tra le numerose chiese di Montesarchio, spicca sulla sinistra della collina, sotto il castello, con la sua facciata romanica, l’abbazia di San Nicola. L’interno, a due navate, conserva altri elementi della chiesa originaria, che nel tempo ha subito varie trasformazioni. A completare la scenografica sequenza del castello e della torre che si ammira da ogni punto della Valle Caudina, contribuiscono, poi, sul fianco opposto della collina, la chiesa con il convento di Santa Maria delle Grazie. Edificato dai francescani nel XV secolo, custodisce una scultura lignea della Madonna di Carmine Lantriceni e ha un chiostro e un pittoresco campanile. La chiesa e il convento di San Francesco risalgono, invece, al 1339; l’edificio sacro fu ristrutturato in stile barocco, secondo il gusto vanvitelliano, con l’interno a tre navate e pregevoli dipinti settecenteschi. Nel convento è attualmente ospitata la sede municipale. Sono da visitare anche la seicentesca chiesa barocca di San Giovanni Battista o dell’Annunziata e la coeva chiesa di Santa Maria di Costantinopoli con l’accluso convento dei cappuccini, voluti dal feudatario Nicola d’Avalos a ringraziamento per lo scampato pericolo durante l’epidemia di peste che seminò morte nella Valle Caudina nel 1656.
Il castello e la torre, i due monumenti più rappresentativi di Montesarchio, ospitano il Museo archeologico nazionale del Sannio Caudino.
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