Due sorelle e un progetto di vita in comune.
Coltivato nella mente e nel cuore fin da ragazzine, osservando genitori e nonni che coltivavano nel terreno, proprietà dei Tortora da oltre un secolo, ortaggi e soprattutto viti per la produzione di punta dell’azienda di famiglia, ormai decisamente meritevole dell’aggettivo “storica”.

PHOTO 2022 02 24 11 53 50Radicate solidamente in quella, Antonia e Imma cominciarono a pensarne un’altra, tutta loro e tutta diversa. Da costruire piano piano, a cominciare dalle loro professionalità, perché, fin dall’inizio di quel sogno condiviso, la passione si era accompagnata sempre alla concretezza, l’istinto ad una accurata pianificazione.
PHOTO 2022 02 24 11 53 50«Io mi sono laureata in Viticoltura ed Enologia a Napoli, mia sorella invece ha studiato per occuparsi della parte commerciale – dice Imma – sono i ruoli che ci siamo scelte in questo percorso comune. Tra me e Antonia ci sono solo diciassette mesi di differenza, siamo cresciute insieme in tutto, solo gli studi sono stati differenti, ma legati comunque alla nuova sfida che avevamo deciso di affrontare noi due. L’essere sorelle è la forza che ci fa andare avanti e che ci ha sostenuto all’inizio della nostra impresa, che è venuto quasi a coincidere con la pandemia».
 
Il trasferimento a Castelvetere sul Calore
Originarie del Salernitano, Antonia e Imma hanno deciso di cambiare, allontanandosi dalla proprietà di famiglia, seppure solo di una settantina di chilometri. Una decisione lungamente ragionata, non per affermare la propria autonomia, o almeno non è stata quella la motivazione principale, semplicemente perché avevano l’esigenza di lavorare in una zona più giusta per il loro progetto di quanto non lo fosse quella d’origine: «L’azienda di famiglia, alle pendici dei Lattari, produce vini sfusi, la nostra idea di cambiamento, invece, ci portava verso produzioni di eccellenza, che necessitavano di terreni in zone altamente vocate alla viticoltura di qualità. E così siamo arrivate a Castelvetere». Già, il posto giusto, per cominciare, lo hanno trovato in Irpinia, terra sia di grandi vini rossi che di grandi bianchi, a Castelvetere sul Calore. Lì hanno rilevato un’azienda vinicola preesistente, ne hanno acquistato il brand per affermare il valore della continuità e del legame con il territorio e così Aminea è diventata la loro creatura. Con quel nome che, legato al mitico popolo greco iniziatore della viticoltura a Napoli e alle origini del Falerno prediletto dai Romani, non poteva non essere di buon auspicio, tanto più nella sua versione femminile. Come l’impronta che Imma e Antonia hanno tenuto da subito a dare alla loro azienda, in linea con la loro sensibilità e visione, che è quella di due donne e anche molto giovani.
PHOTO 2022 02 24 11 53 50I terreni nei luoghi più vocati alla viticoltura
Infatti, hanno cominciato subito a rinnovare e innovare. «Abbiamo modificato le etichette – spiega Imma – per renderle più giovanili e eleganti. E poi ci siamo impegnate nell’innovazione aziendale, acquistando terreni in altre zone dell’Irpinia legate a produzioni di assoluta qualità. Abbiamo fatto uno studio preliminare dei luoghi per individuare quelli più vocati alle diverse varietà di vitigni». Perciò i quattro ettari di terreno proprietà oggi di Aminea corrispondono al fior fiore delle produzioni vinicole campane e nazionali: l’Aglianico dalle vigne di Montemarano e Castelvetere, dov’è la cantina, il Greco di Tufo da quelle di Tufo, la Falanghina da Luogosano, mentre il Fiano è di Lapio, «un luogo particolarmente ventilato che ci consente una produzione biologica».
Schermata 2022 03 18 alle 06.51.17Il grosso dell’impegno per la qualità dei vini inizia proprio nelle vigne, perché, sottolinea Imma, «non facciamo particolari lavorazioni. Schermata 2022 03 18 alle 06.51.29Dopo la pigiatura, il mostro fermenta a temperatura controllata e cerchiamo di ottenere per i bianchi un buon quadro aromatico, proseguendo l’affinamento in acciaio. Per i rossi facciamo la maturazione sulle bucce a temperature maggiori, poi per l’affinamento usiamo barriques di legno americano e rovere francese. Il Taurasi, per esempio, ha bisogno di tempi lunghi, nelle botti in rovere francese Per il disciplinare, non può essere commercializzato che dopo tre anni e infatti lo presenteremo per la prima volta nel novembre prossimo». Il tono della voce, il modo in cui parla del suo vino, tradisce l’emozione della giovane enologa per un lavoro svolto con amore in tutte le sue fasi e le sue piccole e grandi sfide quotidiane. E lei non ha difficoltà ad ammettere che di quel loro vino «ce ne prendiamo cura come un figlio».
PHOTO 2022 02 24 11 53 50Dentro il calice c’è un intero territorio
Del lavoro di produzione del vino fa parte anche la comunicazione dei molteplici aspetti che contribuiscono al risultato finale, rendendo ogni vino particolare e la sua degustazione una esperienza emozionale e sensoriale a tutto tondo. In questo percorso è fondamentale la valorizzazione della terra e del contesto in cui ogni vino nasce e si affina. E le sorelle Tortora, che si sono spostate per trovare i luoghi giusti per i vini migliori, fin dall’inizio hanno investito tempo ed energie anche nell’allestimento della cantina e dell’azienda per accogliere gli appassionati nel mondo di Aminea. «In ogni bottiglia, in ogni calice – conferma Imma – c’è un duro lavoro, che ci piace far conoscere e condividere con chi apprezza questi vini. Il nostro intento, dall’inizio di questa avventura, è stato sempre di valorizzare il territorio da cui nascono i nostri vini, che sono fatti anche di questa terra, di questo clima, di questo paesaggio. Per questo abbiamo cominciato da subito ad organizzare eventi in cantina. E collaboriamo con un’associazione per le visite al borgo di Castelvetere».
Un impegno convinto, tanto più prezioso in aree che, nonostante le loro straordinarie potenzialità, continuano a perdere popolazione e soprattutto vedono allontanarsi tanti giovani. «Con Antonia abbiamo scelto di fare il percorso opposto – spiega Imma – decidendo di venire a vivere e a lavorare qui. Ci crediamo davvero in questo territorio, che ha tanto da raccontare con le sue risorse, la sua natura incontaminata. Ogni volta che riusciamo a proporlo e a farlo vivere almeno per un giorno a chi non lo conosceva, la soddisfazione è enorme. Come accogliere le persone del posto nella nostra cantina. Per questo bisogna darsi da fare a creare il lavoro anche nelle piccole realtà. Le potenzialità di crescita ci sono, bisogna crederci».

L’antico e il nuovo
Loro lo stanno facendo, aggiungendo idee, progettualità, investimenti e lavoro ad una storia aziendale ancora giovane, che neppure l’impatto con la dura fase del Covid ha messo in discussione. Merito della determinazione e della tenacia delle due giovani signore del vino, ma anche della lunga tradizione familiare nel settore della viticoltura. La famiglia, che continua a portare avanti l’azienda più antica, non ha mai ostacolato il progetto di Antonia e di Imma, anzi le ha incoraggiate a perseguirlo e realizzarlo anche nei momenti più delicati dell’impresa. «Ė la stata ed è la nostra forza, la nostra famiglia – sottolinea Imma - e i valori che ci ha trasmesso sono decisivi per farci strada in questo settore e portare avanti le nostre idee di impresa. La scelta di investire sui vini di eccellenza la considerano un valore aggiunto anche per la loro attività e ci supportano condividendo il nostro grande entusiasmo per il nuovo».
Tassello dopo tassello proseguono il rinnovamento e la crescita di Aminea. Il prossimo obiettivo è il potenziamento dei servizi legati all’accoglienza e alla degustazione in cantina. Un altro progresso per l’azienda, ma anche per il territorio in cui Antonia e Imma hanno voluto mettere radici. Salde e forti nella terra buona. Dove giovani donne costruiscono il futuro.
 
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