Da oltre 20 anni non vivo più stabilmente a Vitulano, sebbene continui a considerarmi pienamente vitulanese e, un po’ come tutti i sanniti, a vantarmi delle mie origini.
Sarebbe interessante indagare le ragioni di questo orgoglio che è tipico di chi nasce e cresce in questi paesini di campagna, a contatto con la terra, le tradizioni, gli antichi sapori.
Di sicuro io posso raccontare del mio paese, perché lo conosco a fondo e perché riesco oggi a guardarlo con quel giusto distacco che le scelte della vita mi hanno imposto.
Si può essere pienamente vitulanesi anche da fuorisede? La risposta è sì. Ogni vitulanese quando lascia il proprio paese porta con sé i luoghi, i volti, i colori, i saperi e i sapori di questa terra.
Infatti dire Vitulano è dire tante cose: la montagna, le chiese, la pastorizia, San Menna, i casali, il marmo, le castagne, i canti popolari, le feste.
Proverò ora a tracciare una breve descrizione del mio paese.
La storia in breve
Oggi Vitulano è un piccolo paese della provincia di Benevento, di quasi 3000 abitanti, situato ai piedi del Monte Pentime. L’altitudine varia tra i 200 e i 500 metri sul livello del mare.
Le origini del paese si perdono nella notte dei tempi, dal momento che nella zona sono state ritrovati resti risalenti alla preistoria. Ma il monumento del passato più famoso, che attesta una certa importanza durante il medioevo, sono i ruderi della Madonna della Grotta, un’antica abazia benedettina fondata nel 940, centro spirituale, culturale e economico fino al XVIII secolo. Ancora oggi è possibile visitare i ruderi dell’antico monastero che si trova in montagna in un punto strategico tra la valle vitulanese e quella telesina. Sfortunatamente la ricca biblioteca del monastero, custodita presso la cattedrale di Benevento, è andata perduta a causa dei bombardamenti della Seconda Guerra mondiale.
La rilevanza politica ed economica di Vitulano all’interno della Valle Vitulanese risale al 1456, quando un terremoto distrusse la città di Tocco, che fino al quel periodo era il centro politico più importante della valle. Con la distruzione di Tocco, Vitulano acquista un potere politico ed economico che ne ha favorito lo sviluppo.
A differenza di quanto si possa immaginare, Vitulano come comune è molto recente. Alla fine del ‘400 si comincia a parlare di Stato di Vitulano che comprendeva le università di Santa Maria Maggiore e di Santa Croce più quelle degli altri paesi della Valle. Ciascuna università era divisa in casali. Lo Stato di Vitulano contava 36 casali divisi per 7 università. Bisognerà aspettare il 1832 con l’unione delle due università (Santa Maria Maggiore e Santa Croce) e la costituzione giuridica del comune (municipium) di Vitulano.
Quando si parla di università (universitas), non ci si riferisce agli atenei universitari, ma al nome con cui venivano indicati i comuni nel sud Italia dagli Angioini fino all’Ottocento. Ciascuna università era divisa in casali, ossia dei piccoli agglomerati urbani di solito costituiti da un palazzo gentilizio, dalle abitazioni della popolo e talvolta una chiesa. A Vitulano c’erano 20 casali: 12 per l’Università di Santa Maria Maggiore e 8 per quella di Santa Croce. Ancora oggi, girando per i casali (ormai non più distinti come nel passato), è possibile ammirare gli antichi palazzi, i vicoletti e le numerose chiese disseminate in tutto il paese.
Nel ‘500 gli abitanti delle due università vollero costruire una chiesa monumentale a metà strada tra le due università di S. Maria Maggiore e Santa Croce: fu costruita la chiesa più importante del paese, la collegiata della SS. Trinità, affinché rappresentasse l’unità dei vitulanesi.
Conoscere Vitulano significa anche “incontrare” il vitulanese più illustre, ossia il suo santo patrono e protettore: San Menna solitario, un eremita vitulanese del VI secolo, che si ritirò a vita solitaria in montagna proprio negli anni in cui i Longobardi invasero il Sannio. Di lui ci parla San Gregorio Magno nei suoi Dialogi. La devozione a San Menna è ancora molto viva e ogni anno a maggio si ripete la tradizionale processione in montagna presso l’eremo del santo.
Un altro periodo particolarmente felice fu l’Ottocento, secolo delle “unità”: di Vitulano (1832) e d’Italia (1861)! Fu questo il secolo in cui nacque il deputato Enrico Riola (1836-1919) e un altro vitulanese illustre, il cardinale Camillo Mazzella (1833-1900), gesuita, teologo e collaboratore di papa Leone XIII. Il cardinale Mazzella ebbe un ruolo di primo piano nella stesura della prima enciclica sociale, la Rerum Novarum.
Tra i personaggi illustri del paese bisogna ricordare anche Suor Maria Angela Goglia (1910-1996), unica suora d’Italia ad essere stata insignita della Croce di guerra al valor militare “sul campo”. Suor Maria Angela, vicaria delle Suore Compassioniste di Roma, nel 1943-1944 nascose nei suo convento antifascisti, fuggiaschi e circa 60 ebrei per salvarli dalla deportazione. Un vero orgoglio per tutti noi!
La vivacità di Vitulano continua anche per buona parte del ‘900. Nel dopoguerra il paese conobbe un rifiorire della vita politica e culturale, con una circolazione di idee non scontata. Vitulano fu uno dei pochi paesi del Sannio in cui nel referendum del 1946 vinse la repubblica; in seguito, nel 1974, la maggioranza dei vitulanesi si espresse a favore del divorzio. Vitulano è stato il palcoscenico di uno dibattuto politico molto fecondo tra partiti, in particolare tra Democrazia Cristiana e Partito Comunista.
Il patrimonio artistico
Vitulano è il paese delle chiese. Se ne contano circa 15 tra chiese, basiliche, santuari e cappelle. Questo testimonia l’importanza e la ricchezza di cui il paese godeva nel passato. Le chiese più antiche sorgono su resti di antichi templi pagani, altre invece sono di costruzione più recente.
Tutte queste chiese sono impreziosite da opere d’arte, spesso di pregevole valore, anche di artisti locali e decorate con la pietra del posto conosciuta come il marmo di Vitulano. Nel passato questo marmo rosso era molto ricercato, tanto che lo stesso Luigi Vanvitelli venne di persona per scegliere il marmo da destinare alla Reggia di Caserta. Infatti, lo scalone centrale della Reggia è stato realizzato proprio con il marmo vitulanese. Il marmo è stato impiegato per i paliotti d’altare e acquasantiere di molto chiese non solo di Vitulano, ma anche di altri centri del sud Italia. Si trova persino al Cremlino di Mosca. Oggi le piccole cave ancora funzionanti non permettono una grande attività estrattiva, ma consentono solo di soddisfare i bisogni di una piccola attività artigianale.
Le due chiese parrocchiali, e sedi delle università, sono Santa Maria Maggiore e Santa Croce. Entrambe sorgono su antichi templi pagani. Nell’oratorio del SS. Corpo adiacente alla chiesa di Santa Maria Maggiore è possibile ammirare l’ Ultima Cena di Pompeo Landolfo, della scuola Napoletana, datata 1596. La chiesa parrocchiale di San Pietro, all’inizio del paese, sorge su un antico tempio della dea Fortuna.
Al centro del paese si trova la chiesa collegiata della SS. Trinità (oggi chiesa madre), in cui sono custodite la reliquia e la statua di San Menna eremita. Nella chiesa si possono ammirare vari quadri e statue di pregevole valore, tra cui la tela dei Santi medici Cosma e Damiano e due statue dorate settecentesche dell’Immacolata e della Madonna del Rosario. Come nelle altre chiese, l’arredo è barocco. Il complesso monumentale della SS. Trinità comprende anche il campanile di scuola vanvitelliana e la Cappella dei nobili. Nel passato la piccola nobiltà locale faceva parte della Congrega dell’Immacolata, detta “Congrega dei nobili”, che aveva sede proprio nella cappella situato dietro la SS. Trinità. Nella cappella, interamente affrescata, è possibile ammirare l’altare in marmo vitulanese e l’antico coro ligneo. Qui era custodita anche una statua napoletana dell’Immacolata, venerata però l’8 settembre nel giorno della Natività di Maria. Negli ultimi anni la cappella viene utilizzata per l’esposizione di opere di artisti contemporanei (attualmente dello scultore Mariano Goglia).
Un altro luogo di culto di grande valore sia artistico che spirituale è la basilica della SS. Annunziata e il convento di Sant’Antonio dei Frati minori. Il convento francescano fu fondato da San Bernardino da Siena nel 1440. Da allora i frati hanno condiviso con gli abitanti della valle ogni momento della vita. La chiesa della SS. Annunziata è in stile romanico. Sull’altare maggiore si può ammirare il dipinto su tavola dell’Annunciazione di Cristoforo Faffeo del 1482. La grande “attrazione” della chiesa però è ancora oggi la miracolosa statua di Sant’Antonio di Padova, che ogni anno nel mese di maggio viene portato in processione nei vari paesi della Valle, sempre con grande partecipazione di popolo.
Oltre agli edifici sacri, a Vitulano è possibile ammirare numerosi palazzi gentilizi antichi (come per esempio quello dei Mazzella, dei baroni Buono, Abbamondi, Rivellini e altri) disseminati in tutto il paese.
Particolarmente caratteristiche sono anche le antiche fontane, un tempo luogo di ritrovo e socializzazione. La più famosa di tutte è la Fontana Reale, situata proprio al confine tra le due università.
Ma a Vitulano non ci sono solo monumenti del passato. Passeggiando per il paese, ci si può imbattere in alcune opere moderne, che testimoniano la vivace attività culturale degli ultimi anni. Un esempio è l’opera “Il solitario” di Angelo Casciello in piazza San Menna. Ma il tempio dell’arte moderna è sicuramente la Pinacoteca comunale di Arte contemporanea, nel palazzo dell’ex Pretura, che vanta una ricca collezione di opere di artisti, tra cui Mimmo Paladino, Nicola De Maria, Jannis Kounellis, Casciello e l’artista vitulanese Nicola Mastrocinque. Le numerose opere sono state acquisite dal Comune sin dagli anni ’80, quando si teneva il “Premio Internazionale d’arte Camposauro” (di cui fu ideatore Nicola Mastrocinque), un evento culturale che richiamava artisti da tutto il mondo. Nei giorni del Premio Camposauro, gli artisti venivano ospitati presso le famiglie del posto e realizzavano delle opere da lasciare in dono al paese.
La passione per l’arte contemporanea è attestata anche dalla presenza di varie collezioni private, la più famosa delle quali è esposta nella galleria Casa Turese di Tommaso De Maria presso il casale dei Fuschi.
Sul modello del Premio Camposauro, oggi si svolge il Simposio internazionale di scultura, un premio d’arte finalizzato alla valorizzazione di uno dei più grandi tesori di Vitulano: il marmo. Nei giorni del Simposio, gli artisti creano le loro opere nella piazza SS. Trinità, per dare a tutti la possibilità di seguirne passo passo la realizzazione. L’opera vincitrice viene poi istallata in un punto del paese.
Esiste a Vitulano anche un ricco patrimonio immateriale di canzoni popolari, che raccontano momenti di una vita che fu, come gli incontri alla fontana o gli amori di un pastore. Naturalmente il tema principale è sempre l’amore. Tutti i vitulanesi conoscono U pastore, Funtana mia, Vaccaro ‘nammurato, U frisco ‘e ‘sti castagni, la tarantella vitulanese e tanti altri canti che tra gli anni ’70 e ‘80 furono raccolti dal Gruppo di Ricerca Popolare del Sannio. Oggi il gruppo di canti popolari più famoso sono I trementisti.
Le feste
Da molti Vitulano viene considerato il paese delle feste popolari, sia laiche che religiose, che scandiscono lo scorrere del tempo.
La più importante dell’anno è la festa patronale in onore di San Menna solitario, che si tiene il lunedì dopo la Pentecoste, quindi tra maggio e giugno. Come spesso capita per le feste patronali del sud Italia, non esiste una chiara linea di demarcazione tra festa religiosa e civile. L’aspetto spirituale e quello “pagano” si fondono, tanto che i momenti di preghiera e di svago vengono vissuti con la stessa intensità e partecipazione. La mattina del giorno di festa, la statua del santo viene portata in processione presso l’eremo sul monte Pentime. Dopo i sacri riti, ci si intrattiene con canti e balli, tra un bicchiere di vino e l’immancabile capocollo. Di sera, poi, non mancano concerti e spettacoli in piazza.
Altra festa da non perdere è la Sagra della Castagna, che di solito si tiene nell’ultimo fine settimana di ottobre. La sagra, un tempo itinerante nei vari casale del paese, data la grande affluenza di persone, ora si tiene sempre nel centro del paese. Nei vari stand si possono assaporare i prodotti enogastronomici del posto (come i cecatielli, crespelle, soffritto), specialmente i dolci alle castagne, il famoso pecorino vitulanese e il vino aglianico di Carpineto. In questa occasione vengono organizzate anche escursioni tra i castagneti oppure trekking urbano nel centro storico del paese.
La Pro-loco Camposauro, spesso in collaborazione con la Corale San Menna, oltre alla Sagra della Castagna cura anche altri eventi e manifestazioni culturali, come per esempio l’ Estate Vitulanese. Negli ultimi anni molto attesa la Corrida.
Un altro appuntamento molto singolare nel suo genere è la Sagra del piecuro, che si tiene in montagna ogni anno il 13 agosto. In realtà non è una sagra tradizionale, ma l’evento più importante dell’anno di quella che è una sorta di “Confraternita del Piecuro”. Esiste un cerimoniale ben preciso da rispettare, infatti per poter partecipare bisogna essere maschi ed essere “battezzati”, cioè bisogna superare il rito di iniziazione. Questa festa goliardica è particolarmente sentita dai tanti vitulanesi fuorisede.
Esistono poi durante l’anno tante altre feste. Tra quelle religiose c’è la festa della Madonna delle Grazie, della Madonna degli schiavi (un tempo Sagra del lavoro agreste), il tradizionale fuoco di Sant’Antonio (17 gennaio), l’infiorata del Corpus Domini, San Giuseppe (che però non si tiene da diversi anni). Ricordiamo anche il Carnevale, un tempo molto sentito a Vitulano. Saltuariamente si tiene la rappresentazione de “I misi ‘e l’anno” con la morte di Carnevale. Negli stessi giorni la chiesa della SS. Trinità viene addobbata per le Quarantore.
La montagna
Vitulano è anche la sua montagna: Camposauro. Il legame tra i vitulanesi e la montagna è molto stretto, d’altronde Vitulano era un paese di pastori.
Camposauro rientra nel parco regionale del Taburno-Camposauro e raggiunge quasi i 1400 metri sul livello del mare. Nella parte più bassa la flora è caratterizzata da quercia, castagno, acero, frassino e carpino; oltre i 900 metri troviamo il faggio e l’agrifoglio. Quanto alla fauna, il lupo appenninico (ormai pochi esemplari), cinghiale, lepre, martora, poiana. Da aggiungere poi cavalli e mucche allo stato brado.
Particolarmente suggestive sono anche le antiche fontane di montagna, che negli ultimi anni, grazie all’impegno di privati cittadini e delle istituzioni, sono state riqualificate e inserite nei percorsi trekking.
Sin dal passato la montagna è stata la grande risorsa dei vitulanesi, dal momento che l’economia del paese si reggeva prevalentemente sulla pastorizia, l’agricoltura, la produzione di carbone vegetale (con i tipici “catuozzi”) e il commercio del formaggio e delle castagne.
Oggi Camposauro è il luogo ameno ideale per immergersi nella natura, ma un tempo era popolato da pastori e vaccari che vivevano nelle “pagliare”, le tradizionali capanne dei pastori. Questi per buona parte dell’anno vivevano in montagna, poi d’inverno si spostavano a piedi a “Tarlaore”, ossia Terra di lavoro. Ancora oggi le persone più adulte raccontano l’esperienza della transumanza, quando di notte ci si spostava con le greggi per raggiungere le pianure fertili del casertano.
Più a valle, dove il bosco di latifoglie è più fitto, il terreno fertile e l’escursione termina meno accentuata, la vera protagonista è la castagna. A Vitulano esistono tre tipi di castagne: la enzeta, la pannarana e la selvatica. Delle tre, quella più gustosa e facile da lavorare è la castagna enzeta, tipica proprio dei monti di Vitulano.
Nel passato la castagna era uno degli alimenti principali dei vitulanesi, immancabile specialmente in autunno. Grazie ai suoi valori nutrizionali, veniva ampiamente impiegata nella dieta delle persone più povere. Data l’abbondante produzione, le castagne venivano anche vendute nei vari paesi del beneventano.
Oggi Camposauro è il grande vanto dei vitulanesi, che custodiscono gelosamente la montagna come fosse una seconda casa. E’ molto attivo il Centro ippico “La dormiente” che cerca di unire la passione per il cavallo con l’amore per la montagna. Invece il gruppo Trakking Camposaro, guidato da Nicola Matarazzo, organizza escursioni in montagna cui prendono parte sempre numerose persone provenienti da tutta la regione. Durante queste passeggiate, gli esperte della montagna accompagnano i visitatori tra i boschi ombrosi e le valli amene raggiungibili solo a piedi oppure a cavallo. Dalle vette della montagna, poi, è possibile godere di un panorama mozzafiato. Nei giorni più fortunati è possibile allungare lo sguardo fino a Napoli.
Visitare oggi Vitulano
Per fortuna negli ultimi anni il paese è sempre più accogliente per i visitatori, non solo per il calore della gente, ma anche per le strutture adattate ad ricevere i turisti. Vitulano è il luogo adatto per una vacanza di relax e riposo.
Per gli appassionati di storia o di arte, si possono visitare le varie chiese del paese (la SS. Trinità, il campanile vanvitelliano, la Cappela dei nobili, l’Annunziata), ammirare l’Ultima Cena di Pompeo Landolfo ed entrare nella Pinacoteca comunale d’Arte Contemporanea. Continuare poi con una passeggiata tra gli antichi casali che hanno conservato la loro struttura originaria e rinfrescarsi alla Fontana Reale.
Per gli appassionati di equitazione non può mancare una passeggiata a cavallo lungo gli antichi sentieri dei pastori, oppure, per gli amanti dell’escursionismo, partecipare alle passeggiate trekking tra i boschi incontaminati di Camposauro.
Per chi ama le feste popolari, si consiglia di partecipare alla festa patronale di San Menna, con la processione in montagna fino all’eremo seguita dai canti e balli dei vitulanesi.
Non si può venire a Vitulano senza gustare la cucina tipica del posto nei vari ristoranti o agriturismi. Da non perdere il pecorino vitulanese e il vino aglianico di Carpineto. Il periodo migliore, oltre a quello è estivo, è sicuramente l’autunno con la Sagra della castagna.
Per la notte, poi, è possibile pernottare nei vari B&B attivi tutto l’anno.
Conclusione
Negli ultimi anni, anche Vitulano, come tutti i piccoli centri del sud Italia, sconta le conseguenze di una crisi che sembra non finire mai. Ormai sono sempre più numerosi i giovani e meno giovani che per esigenze di lavoro scelgono di lasciare il paese per andare a vivere nei grandi centri del nord o all’estero. E quando un paese si spopola, perde un po’ della sua vitalità.
Nonostante le difficoltà contingenti, spesso strutturali, comuni a tutti i paesi del Sannio, i vitulanesi cercano di reagire, mossi in primis dall’amore per la propria terra. Pure chi è fuorisede come me, oggi, grazie anche ai social, riesce a seguire le sorti del proprio paese e a sentirsi protagonista nonostante i molti chilometri di distanza.
All’inizio si parlava dell’orgoglio tipico di chi nasce e cresce nei paesini del Sannio. Di sicuro posso testimoniare che maturando e spesso facendo esperienze lontano dalla propria casa, si riesce ad apprezzare ancora di più il proprio paese natale. Ci si rende conto che molta di quella bellezza cui si era abituati, in realtà non è poi così scontata. Ho avuto la consapevolezza che i panorami di Camposauro, il senso della comunità, l’atmosfera delle feste patronali, il fascino delle antiche tradizioni non sono affatto scontate. Oggi ho contezza che Vitulano mi ha dato qualcosa, anzi tante cose, che nessun altro posto avrebbe potuto darmi. E’ per questo che sono orgogliosamente di Vitulano.
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