Era ben visibile da tutti i santuari della costa: dall’Heraion alla foce del Sele a Poseidonia, all’antica Pontecagnano. Quel luogo sulla cima di Costa Palomba, nel cuore degli Alburni, oggi nel comune di Sant’Angelo a Fasanella, era tappa imprescindibile per chiunque si spostasse nelle terre dei Lucani.
Si saliva ogni volta sul monte, a 1125 metri di altezza, per rendere omaggio alla figura scolpita in rilievo sulla grande pietra circolare tra il V e il IV secolo a.C. Nel periodo in cui quello era territorio dei Lucani, che quella cima, da cui si controllavano la valle del Calore e il corso del Fasanella, avevano fortificato con mura possenti, i cui resti sono ancora oggi ben evidenti. Come lo è anche la figura scolpita nella roccia, nota come l’Antece, ovvero l’”antico” o, forse, l’”immobile”. Una figura maschile, ritratta a grandezza naturale, circa un metro e sessanta di altezza, a braccia aperte verso ponente, con indosso una tunicafermata da una cintura da cui pende una spada, mentre con la mano destra tiene una lancia e a terra è deposto uno scudo. E’ probabile che vi fosse anche un elmo sul capo, prima che fosse rovinata quella parte ai primi del Novecento. E alcuni segni suggeriscono che in origine la scultura fosse inscritta in un cerchio. A chi andavano a rendere omaggio gli antichi lucani? Era quello un guerriero famoso, un eroe meritevole di un monumento eterno da parte dell’intera comunità? O era forse lui il dio Alburno che Tertulliano sosteneva fosse venerato in quella zona? Un’ara o una vasca che si trova vicino alla scultura, testimonia che in quel sito si svolgevano dei riti sacri, alla presenza di sacerdoti, e con sacrifici propiziatori di animali.
Un luogo sacro, comunque, in un contesto ambientale di straordinaria bellezza, che accompagna tutto il percorso, tra una ricca vegetazione, verso l’Antece. Da Sant’Angelo alla sommità del monte, un luogo carico di suggestioni e prodigo di spettacolari panorami sulle meraviglie del Cilento interno e fino alla costa.
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