Sugli Alburni, nella zona di Sant’Angelo a Fasanella che già nell’antichità accoglieva i pellegrini diretti sulla Costa Palomba per l’Antece, c’è una grotta frequentata già nelle Preistoria.
Lì, nell’XI secolo, si formò un centro benedettino, all’origine del santuario rupestre dedicato a San Michele arcangelo, uno dei luoghi di culto più stupefacenti della Campania. Si entra nella grande cavità, la cosiddetta Grotta dell’Angelo, da un portale, impreziosito dalle sculture di un leone e di una leonessa in stile arcaico poste alla base degli stipiti. All’interno, si incontrano subito il pozzo e il sepolcro dell’abate Francesco Caracciolo, artefice di molte delle opere presenti nella chiesa. Ad attrarre lo sguardo è un’alta edicola in stile gotico. Poi, proseguendo verso l’interno, nella parte più profonda della grotta, ecco la cappella dell’Immacolata sul cui altare è posta, in una cornice di legno, una pregevole tela seicentesca. Tutt’intorno, si fanno notare affreschi trecenteschi e sculture. Il fondo della grotta è occupato da un sontuoso altare seicentesco commissionato dal Caracciolo, come il ricco pulpito. E sull’altare, la venerata statua di San Michele arcangelo, al centro degli annuali festeggiamenti in onore del Santo il 29 settembre, quando in tanti salgono verso il santuario rupestre. Un gioiello incastonato tra gli Alburni.
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