In principio c’era un museo domestico, creato e curato da un avvocato appassionato di archeologia e della storia della sua terra.
Ci teneva alla sua collezione, Giuseppe Zigarelli, tanto da decidere di donarla al Comune di Avellino. Quei materiali costituirono il primo nucleo del museo inaugurato il 28 ottobre 1934, sotto la supervisione dello storico Salvatore Pescatori. Per arrivare al Museo Irpino moderno ci vollero diversi decenni, fino al 1965, quando fu allestita la nuova Sezione archeologica del museo nel Palazzo della Cultura, appena ultimato.
Frutto di un concorso di idee lanciato nel 1951, il nuovo edificio era stato realizzato in stile neorazioalista dal progetto vincitore dell’architetto Francesco Fariello. Il luogo, nel centro di Avellino, corrispondeva all’Orto botanico borbonico di cui resta il giardino intorno al palazzo. L’intero primo piano fu destinato alle collezioni archeologiche: quella di Zigarelli con reperti provenienti in gran parte dall’alta valle dell’Ofanto e quelle dei reperti scoperti nelle campagne di scavo del secondo dopoguerra. Il percorso museale, ordinato secondo un criterio storio-cronologico dalla Preistoria all’epoca tardoromana, tiene anche conto della provenienza per aree. “Una finestra sull’antica Hirpinia” offe un’ampia documentazione delle varie fasi di insediamento in Irpinia nei tempi antichi. Vi sono i reperti recuperati negli scavi condotti nella zona di Mirabella Eclano, nella Valle d’Ansanto di Rocca San Felice e nella stazione preistorica della Stanza vicino Ariano Irpino. Di particolare valore e interesse sono i corredi del santuario di Mefite, dal VII secolo nella zona della Valle d’Ansanto presso Rocca San Felice. La stipe votiva ritrovata conteneva oggetti d’ambra, bronzo e oro, statuette fittili e di legno, armi e monete. Il principale reperto è uno Xoanon, una statua di legno recuperata nel torrente vicino al lago delle Mefite. Corpo allungato, braccia accennate, viso triangolare e grandi occhi aperti, si tratta di un uomo irpino-sannita nel suo consueto abbigliamento E poi i reperti dalla necropoli preistorica Madonna delle Grazie a Mirabella Eclano della cultura eneolitica del Gaudo, risalente al III millennio a.C. c’è anche il ricco corredo funerario della cosiddetta “Tomba del capo tribù”.. Una notevole quantità di materiali di epoca romana arriva da Aeclanum: oggetti di uso quotidiano, elementi architettonici, monete, oggetti ceramici di vetro e le statue di marmo che abbellivano il complesso termale del II d.C. Tra le testimonianze giunte da Abellinum spicca un pavimento policromo del III-IV d.C. Degna di nota la stele lapidea dedicatoria al dio Silvano del I d.C. da Oppido di Lioni.
Al piano superiore del Palazzo si trova la Sezione presepiale: ospita una collezione unica di 400 presepi moderni o copie di antichi da tutto il mondo. A suggello del percorso c’è un grande presepe di mille personaggi di legno con abiti di seta di San Leucio e una scenografia fatta apposta per questo allestimento.Altri spazi accolgono la Biblioteca provinciale Scipione e Giulio Capone, emeroteca, mediateca e il Centro della Rete.
Altre parti fondamentali del Museo Irpino sono collocate nel Complesso Monumentale del Carcere Borbonico. C’è una parte dedicata all’archeologia, che completa il percorso del Palazzo della Cultura. C’è il Lapidario, con numerose epigrafi di diversi contenuti e funzioni dall’età romana al periodo angioino. C’è il Deposito visitabile con i reperti archeologici non esposti altrove e una ricca collezione di armi straniere e della Fabbrica Reale di Napoli prodotte tra il Settecento e l’Ottocento e una collezione di oggetti particolari da tutto il mondo del medico della marina Giuseppe Salomone.
Al secondo piano c’è la Pinacoteca, costruita intorno alla donazione delle opere di Achille Martelli a cui si sono aggiunte opere che permettono un viaggio tra le correnti artistiche del Mezzogiorno nel XIX e XX secolo, dal naturalismo alle correnti più innovative.
Di grande valore la Sezione risorgimentale, riorganizzata in occasione del 150° dell’Unità d’Italia. Vi sono esposti 380 cimeli di ogni tipo dal 1799 al 1861, appartenenti alle diverse fasi della Repubblica Napoletana, del Decennio Francese, dei moti del ’20-’21 e del ’48, fino all’Unità d’Italia a cui l’Irpinia ha dato un grande contributo.
La Sezione degli Strumenti scientifici con cento strumenti restaurati e funzionanti, in uso tra Ottocento e primo Novecento nelle scuole irpine.
Dulcis in fundo il nuovo percorso espositivo “Irpinia, Memoria ed Evoluzione”, viaggio tra le diverse anime della “terra di mezzo” con oggetti rappresentativi delle varie tappe della storia irpina e installazioni con grande capacità di coinvolgimento dei visitatori.
___