Per gli antichi era lo Stige, che Virgilio cita nell’Eneide narrando la morte di Palinuro. E vicino Capo Palinuro si perde nel Tirreno, dopo 38 chilometri di corsa, iniziata dal monte Gelbison, dove nasce con un altro nome ancora: fiume Faraone.
Raccoglie le acque che provengono anche dai monti Faiatella e Pietra Alta e dal torrente Fosso di Pruno, figlio dell’omonimo monte. Diventa ufficialmente Mingardo dopo aver ricevuto il torrente Trave, vicino Rofrano. Nei pressi di Laurito s’ingrossa con il contributo del torrente Utria, e a San Severino accoglie a destra il Serrapotamo, il più importante dei suoi affluenti. Nel tratto in cui passa per il monte Bulgheria contribuisce ai fenomeni carsici che generano la Forra dell’Emmisi, vicino Rofrano, la Gola del Diavolo sovrastata da San Severino e la profonda Gola della Tragara, nota anche come Valle dell’Inferno, che accompagna il suo corso fin quasi al mare. Nel Tirreno arriva dopo aver lambito l’altura su cui sorge l’antica Molpa. In corrispondenza della sua foce, sulla destra e a poca distanza dalla riva s’innalza dal mare lo Scoglio del Monaco o Scoglio Mingardo. A sinistra sorge, invece, il famoso Arco Naturale. Nei pressi della foce si trova la Spiaggia delle Marianella Mingardina o Spiaggia del Mingardo.
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