Negli ultimi quarantamila anni hanno modellato ogni millimetro della terra “flegrea”, dunque “ardente”. Sono i quaranta vulcani che formano il supervulcano ispiratore di miti e leggende, artefice di ogni altura, dei suggestivi laghi costieri e dei promontori che s’innalzano dal mare, punti di riferimento dei naviganti.

Dimora del dio Vulcano per gli antichi, tappa imperdibile per i viaggiatori curiosi del Grand Tour, campo di ricerca per gli studiosi di ogni epoca, la Solfatara è il più famoso e caratteristico dei vulcani flegrei. Un tempo fonte di salute con i suoi fanghi bollenti, le emissioni sulfuree e le stufe curative.

Figli delle diverse fasi delle diverse fasi geologiche che hanno creato e modificato l’area flegrea, le zone umide frequentate e predilette dall’avifauna, sia migratoria che stanziale, sono anche scrigni di biodiversità vegetale. Tutelati da oasi di assoluta valenza naturalistica, ideali per immergersi nella natura selvaggia.

Lungo tutta la costa del mito e all’interno del golfo di Pozzuoli, stanno distese deliziose spiagge di sabbia, incorniciate da pareti tufacee e affacciate su panorami di grande bellezza. Lidi già noti ai Romani, collegati a importanti ville marittime o prossimi ad alcuni tra i più significativi siti archeologici flegrei.

C’è la quarta delle Isole Flegree, davanti a Capo Posillipo, testimone di importanti pagine di storia fin dall’antichità e c’è l’isolotto che sorge dal mare davanti a Monte di Procida e che guarda le più isole più grandi al di là del mare. Anche le isole sono frutto dei fenomeni vulcanici della terra ardente.