Il rullo dei tamburi irrompe improvvisamente nella notte di Sorrento e squarcia il silenzio rispettato dalla folla in attesa.

 Intonato da centinaia di voci maschili, il canto del Miserere accompagna l’uscita della processione dalla Chiesa della Santissima Annunziata.

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 MG 3635Sono in tanti, indossano dei sai bianchi, fermati dalle cinture nere di ispirazione agostiniana da cui deriva  il nome con cui sono conosciuti da secoli: i “cinturati”, ovvero i membri della Venerabile Arciconfraternita di Santa Monica. E sono tutti incappucciati.

Procedono con passo lento, solenne, recando l’immagine della Madonna Addolorata di cui si vuole simboleggiare la ricerca del Figlio nei Sepolcri allestiti nelle chiese cittadine.  E portano fiaccole e lampade, per illuminare il percorso, mentre la banda esegue gli inni funebri che sottolineano la drammaticità della rievocazione.

Animata da cinquecento figuranti, la Processione Bianca sfila per le strade del centro di Sorrento il giorno del Venerdì Santo, dalle tre del mattino alle prime luci dell’alba, aprendo una giornata fortemente evocativa e carica di suggestioni.

Per i sorrentini, che la vivono con grande intensità fin dalla lunga e accurata preparazione, e per gli ospiti, che arrivano da ogni parte del mondo per condividerne i diversi, emozionanti momenti.

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Con il ritorno del buio della sera, la folla torna a riunirsi silenziosa dietro la Cattedrale, nei pressi della Chiesa dei Servi di Maria, storica sede della Venerabile Arciconfraternita della Morte. La banda esegue gli inni funebri di Chopin mentre dalla chiesa escono i confratelli, con sai e cappucci neri, primo elemento distintivo della Processione Nera del Cristo morto.  Lo stendardo nero della confraternita è accompagnato dal canto del Miserere, con cui si implora il perdono di tutte le colpe.

 MG 3635Gli incappucciati illuminano la notte con fiaccole e lampade nel loro incedere solenne per le strade di Sorrento, tra due ali di folla silenziosa e commossa. Portano in processione i Misteri o Martiri, i segni della Passione e della Crocifissione di Cristo.

 MG 3635Alcuni portano funi e flagelli, altri recano l’immagine della Madonna Addolorata, che ha ritrovato il Figlio morto. E a rappresentarlo c’è una statua di legno settecentesca, di autore anonimo, a cui i sorrentini sono profondamente devoti, che è il cuore della Processione Nera del Venerdì Santo. Una manifestazione corale, parte integrante dell’identità sorrentina da oltre cinque secoli e ancora molto sentita anche dai più giovani.

I primi riti della Settimana Santa a Sorrento si tenevano già nella seconda metà del ‘300, quando i membri dell’antica Confraternita dei Battenti di Sant’Antonio si flagellavano come era d’uso in Spagna, ma le radici delle processioni attuali risalgono al ‘500, seppure anch’esse mutuate dalle manifestazioni religiose della Semana Santa spagnola.

All’inizio, erano solo gli uomini delle confraternite e i frati a sfilare il Giovedì Santo per visitare i Sepolcri nelle chiese di Sorrento, poi all’epoca del vicereame spagnolo l’influenza dei Gesuiti le trasformò come sono ora.

Dopo l’allontanamento dei frati nel 1806, in epoca napoleonica, furono coinvolti anche i laici e da allora è tradizione nelle famiglie partecipare alle processioni pasquali. Compresa quella del Giovedì Santo per visitare i Sepolcri, organizzata dall’Arciconfraternita del Santissimo Rosario.

Non solo Sorrento, però. I riti della Settimana Santa coinvolgono tutta la Penisola Sorrentina, con un susseguirsi di processioni che coinvolgono le comunità dei diversi borghi, secondo tradizioni che si tramandano di generazione in generazione.

Tre processioni a Sant’Agnello, tra cui quello del Cristo orante nel Getsemani; a Massa Lubrense due processioni del Cristo Morto; sette tra il Giovedì e il Venerdì , di cui due con incappucciati rossi, a Piano di Sorrento; tre a Meta, in particolare la processione del Cristo Morto, mentre a Vico Equense si alternano gli incappucciati viola e rossi delle due confraternite che organizzano i riti con cadenza biennale e triennale.

ph©SusySerbandini

 

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