Per estensione, è il secondo Comune dell’isola e conserva una fisionomia agricola di fascino indiscutibile.

Ha uno sviluppo collinare che digrada verso il mare sul versante meridionale, dove si apre la baia dei Maronti, polo turistico molto importante. Oltre al capoluogo, l’itinerario tra gli agglomerati interni offre opportunità di escursioni e trekking, tra cantine, case dal tetto «a botte» e segni eloquenti della cultura contadina. A Buonopane, la sorgente di Nitrodi, conosciuta già nel primo secolo avanti Cristo per le sue proprietà miracolose, è una tappa irrinunciabile per i vacanzieri del benessere, come la fonte di Buceto, a Fiaiano, tra boschi e pinete. Proprio  Buonopane, l’antica Moropano, è la patria della più nota danza del folclore ischitano, la ‘Ndrezzata, un ballo caldo e ritmato, denso di significati simbolici. Partendo da sud, da Testaccio, si domina la splendida baia marontiana. La piazza ospita il monumento a San Giorgio, santo patrono della località, con la lapide che ricorda l’opera del generale Giorgio Corafà di origine greca che, nel 1763, a proprie spese, fece costruire la strada che conduce  al litorale. Non lontano, verso la collina, c’è la chiesa della Madonna delle Grazie fondata nel 1748 dal sacerdote Aniello Nobilione. Oltrepassata la chiesa, si scorge l’antica Torre della famiglia Siniscalchi e la chiesa parrocchiale di San Giorgio, di cui si hanno notizie a partire dal secolo XVI. Il culto di San Giorgio è documentato già dal secolo XIV: è venerato come patrono minore dell’isola. Grazie all’archivio parrocchiale sono state tramandate preziose informazioni storiche sull’invasione dell’isola ad opera del corsaro turco di origine greca Khair ad-Dîn, detto il Barbarossa nel 1536 e, soprattutto, nel 1544; nonché il numero dei prigionieri che portò via per essere venduti schiavi in Algeria.

Costeggiando le Pianole, la pianura ancora coltivata a mele e alberi da frutta, ci si avvia verso il Vatoliere, con il suo profondo vallone vulcanico, il mitico «fosso», poco dopo la chiesa di Sant’Alfonso Maria de’ Liguori: da qui si può procedere per un trekking fino a Chiummano, a picco sul mare, e percorrere la mulattiera che conduce al lido ciottoloso della Scarrupata. Proseguendo, c’è il borgo di Piedimonte, anticamente Piejo, con la chiesa di Santa Maria la Porta, un tempo dedicata all’Immacolata. Si va poi in salita, verso la frazione di Fiaiano da dove nel 1301 sgorgò la lava vulcanica che creò la zona dell’Arso d’Ischia. C’è una bella pineta, e poi ci inoltra nell’oasi boscosa del Cretaio con la fonte di Buceto, una destinazione obbligata per i camminatori, grazie a un percorso attrezzato. La strada per il Cretaio, che si apre alla veduta del golfo di Napoli, si snoda in mezzo ai castagneti fino alla suggestiva chiesetta rurale del Crocifisso, costruita dalla famiglia Menga nel 1731. Visitando invece il centro di Barano, il capoluogo, s’incontrano la chiesa parrocchiale di San Sebastiano Martire, eretta forse alla fine del secolo XVI, e la chiesa di San Rocco, restaurata di recente. Sul fronte opposto del territorio comunale, non bisogna tralasciare il Santuario dello Schiappone, dedicato alla Natività della Madonna, un antico eremitaggio fondato nel secolo XVII dalla famiglia Siniscalchi. La chiesa, all’inizio del secolo XIX, fu decorata da stucchi da Domenico Savino, mentre l’altare e la balaustra di marmo sono del secolo XVIII. Da qui, altra tappa essenziale, è il promontorio di San Pancrazio con la cappellina dedicata al santo che ha dato il nome al luogo: si affaccia su uno scenario naturale davvero straordinario di costa scoscesa e macchia mediterranea.

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