Il clima è quello dell’alta collina, un po’ continentale, se si resta in vetta al Monte Epomeo, la cima dell’isola (788 metri),

punto d’arrivo di un’escursione tra le più belle della Campania. Calanchi scoscesi, orti e vigneti eroici, boschi e radure sono gli aspetti tipici del territorio. È diviso nelle due frazioni principali di Serrara e Fontana, ed è punteggiato da villaggi di chiara impronta greca dove resistono esempi di un dialetto misto-ellenico tuttora in uso. Poi, sul mare, lo sperone di Sant’Angelo, l’oasi pedonale col porticciolo frequentato dai vip e da yachtmen di ogni nazionalità, le sue scalinatelle e stradine: è un luogo del cuore, in tutti i sensi, ed è il centro turistico principale del Comune, anche per le sue caratteristiche geografiche intrise di storia e legate alle vicende dell’istmo alto 106 metri, che si congiunge al paese con una striscia di sabbia lunga 119 metri. Lassù c’era un mini monastero. In seguito vi fu costruita una torre di vedetta, della quale si vede ancora la parte inferiore e che fu distrutta dalle cannonate inglesi nel 1809.

Verso Succhivo e le zone interne, s’incontra la chiesa della Madonna di Montevergine, fondata nel 1684 dalla famiglia Mattera. Nel XVIII secolo, per alcuni anni, fu custodita da un eremita. A Serrara la sosta tradizionale è quella intorno alla balconata che si apre al panorama marino e costiero che domina l’istmo santangiolese, e si rivolge alle isole pontine ad occidente e a Capri, verso sud-est. Nei pressi c’è la chiesa parrocchiale di Maria SS. del Carmine: si compone di due navate. Quella di destra non è che l’antica cappella di San Pasquale, fondata da Natale Iacono nel 1733. Oggi costituisce la cappella di san Vincenzo Ferreri (il suo culto qui è molto avvertito), la cui immagine ovviamente troneggia sull’altare. Procedendo in salita verso Fontana, a metà strada, spunta il villaggio di Kalimera (dal greco: «bel giorno») e, non lontano, quello di Noia, altro nome di chiarissima etimologia greca (significherebbe «luogo alto - terra di sopra»), che nasconde alle spalle il sito di un antichissimo abitato. In questa zona, va detto, è stata trovata una grande quantità di reperti fittili che vanno dal III secolo a.C. all’VIII d.C. Fontana è un antico villaggio medioevale del quale si parla già nei Registri Angioini del 1270 e in un monumento marmoreo del 1374 del vescovo Bussolaro, proveniente dalle fabbriche fatte da questo costruire a Noia. Da questo punto, l’emozione si moltiplica puntando gli occhi alla cima dell’Epomeo con l’Eremo di San Nicola, raggiungibile tra itinerari di fenomenale bellezza a piedi o a dorso di mulo. La vetta è un enorme masso di tufo verde nel quale sono scavati i locali dell’ex eremo e la chiesetta dedicata a San Nicola di Bari. Risalgono al secolo XV, ma ebbero un momento di grande fervore dal secolo XVIII, quando vi soggiornarono eremiti famosi, come fra’ Giorgio il Bavaro e il governatore dell’isola Giuseppe d’Argouth di origine fiamminga: sono rimasti qui fino alla seconda guerra mondiale.

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