Una delle grandi poetesse italiane del Cinquecento, personalità di spicco del Rinascimento, amica e confidente di Michelangelo Buonarroti, Vittoria Colonna nacque a Marino nell’aprile del 1490 (o forse 1492).
Figlia del condottiero Fabrizio Colonna, alleato degli Aragonesi di Napoli, e di Agnese dei Montefeltro signori di Urbino, fu promessa già da bambina a Francesco Ferrante, della famiglia D’Avalos, altro pilastro del regno aragonese a Napoli. Con la caduta degli Aragonesi a Napoli, nel 1501, anche i Colonna si rifugiarono sul Castello d’Ischia, governato dalla fedelissima Costanza D’Avalos, e lì Vittoria incontrò Ferrante, cresciuto dalla potente zia. I patti matrimoniali furono formalizzati nel 1507 e il 27 dicembre 1509 nella cattedrale del Castello d’Ischia si celebrarono le nozze, con grande sfarzo e alla presenza del fior fiore della nobiltà italiana e europea, come riportarono i cronisti dell’epoca. E nonostante la residenza dei due sposi fosse fissata a Napoli, i lunghi periodi di lontananza del marito, Vittoria li trascorreva nella Città d’Ischia. E quando la morte la privò anzitempo del suo “bel sole”, la marchesa di Pescara cadde in una profonda depressione, per poi sublimare il suo amore per il consorte nelle Rime a lui dedicate. Una parte importante della sua produzione poetica, di ispirazione petrarchesca, che in seguito fu sempre più connotata di misticismo.
Il periodo dopo la perdita di Ferrante coincise anche con un momento buio per la sua famiglia che, ancora fedele a Carlo V, era entrata in conflitto con il papa Clemente VII. E Vittoria trovò un riparo sicuro a Ischia, dove si trovava anche mentre Roma veniva devastata dai Lanzichenecchi. E dove si fermò ancora per lunghi periodi fino al 1536, animando il cenacolo letterario che già con Costanza aveva portato sulla rocca isolana gli intellettuali di punta della Napoli aragonese, a cominciare da Gioviano Pontano, Jacopo Sannazaro e Bernardo Tasso. Tornata a Roma, intorno al 1536 incontrò per la prima volta Michelangelo, con il quale iniziò allora un’amicizia destinata a consolidarsi negli anni seguenti, alimentata anche da un fitto scambio epistolare di cui restano due lettere della marchesa e cinque dell’artista, che aveva in lei una fedele consigliera.
E le frequentazioni romane della marchesa con Juan de Valdès e Bernardino Ochino, esponenti di una riforma religiosa all’interno della chiesa cattolica, influenzarono anche l’impostazione religiosa di Michelangelo. Nel 1541, a seguito di un nuovo periodo conflittuale tra i Colonna e il papa Paolo III, Vittoria si trasferì a Viterbo, dove conobbe il cardinale Reginald Pole, personalità di primo piano in quella difficile stagione della Controriforma. Nel 1544, la poetessa tornò a Roma e lì la morte la colse il 25 febbraio 1547, sospettata di eresia dall’Inquisizione, che la controllava da tempo e che mise sotto accusa alcuni dei suoi più cari amici.
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