Dopo aver esplorato nelle ultime settimane la molteplicità degli attrattori di cui le isole di Ischia e Procida dispongono a mare e a terra, Isole verdi, il corso di formazione per operatori turistici promosso dall’Area Marina Protetta Regno di Nettuno, è approdato di conseguenza ad un approfondimento delle attività di marketing che quelle peculiarità del territorio potrebbero e/o dovrebbero promuovere.
A guidare il percorso che proseguirà nei prossimi incontri è stata Antonella Tagliabue, una lunga esperienza di lavoro in multinazionali del settore tecnologico prima di fondare con altri un’azienda impegnata nel marketing sostenibile, “Un guru”, nonché collaboratrice di varie università e giornalista specializzata.
Punto di partenza scelto dalla relatrice è stata la ricerca di una definizione del termine “marketing” a cui hanno contribuito tutti i partecipanti, proponendo vari termini non esaustivi singolarmente, ma complessivamente appropriati, riconducibili al concetto di “andare verso il mercato”, che sintetizza tutto.
Il prodotto diventa esperienza
Diversi esempi, relativi ad aziende di primo piano nel nuovo millennio che operano su scala internazionale, hanno dimostrato che oggi è fondamentale riuscire a condividere esperienze, anche se non si dispone direttamente di beni e servizi: Airbnb che non ha case, Uber che non possiede autoveicoli, Facebook che non produce contenuti e altri marchi leader nei loro settori di riferimento che operano con lo stesso criterio. Insomma, l’elemento esperienziale è oggi più importante dello stesso prodotto da cui è mutuato. E il vostro prodotto – ha chiesto Tagliabue agli operatori turistici isolani – è un’esperienza, ha le caratteristiche per diventarlo?
Il mondo del nuovo millennio ha visto tramontare le tradizionali forme di intermediazione, a favore di canali diretti di comunicazione e di informazione, che consentono al turista di pianificare in modo autonomo le esperienze di viaggio in base alle proprie esigenze ed aspettative. E i social network sono diventati strumenti fondamentali di questo processo, perché è lì che si propongono e si condividono i sogni da trasformare in vacanza.
Nuova è anche la figura del prosumer, ovvero il consumatore professionale, che vuole avere la possibilità di scegliere il prodotto turistico a lui più confacente e che punta, dunque, ad essere creatore della sua esperienza turistica.
Il valore del territorio
Il marchio deve consentire di associare immediatamente un territorio ai valori specifici e caratteristici che lo identificano. E nella misura in cui risulta rassicurante per il consumatore, che se ne sente garantito, ne traggono beneficio tutti gli operatori di quel territorio.
La relatrice ha anche evidenziato l’importanza del passaparola nelle strategie di marketing territoriale. E ha portato l’esempio della bistecca di Kobe, la città giapponese divenuta famosa per la carne più costosa al mondo, che ne è diventata anche l’attrattore turistico più efficace, nella sua originalità, sebbene non manchino monumenti e bellezze naturali. Serve, quindi, uscire dallo scontato e dal prevedibile, evitare campagne basate su elementi sempre uguali, puntando piuttosto su richiami diversi, originali, inconsueti, non necessariamente eclatanti. L’importante è costruir loro intorno delle storie, che poi si diffondano con il passaparola, ormai prevalentemente attraverso i social.
Le propensioni dei turisti oggi
Le ricerche condotte per mettere a fuoco le propensioni attuali dei turisti, descrivono una preferenza crescente per viaggi più brevi, in luoghi più vicini, in Italia, all’insegna dello slow tourism e alla ricerca di esperienze coinvolgenti e appaganti. Ed ecco che il turista prosumer cerca l’esperienza unica da condividere.
Attraverso l’esperienza, il turista e consumatore viene coinvolto a livello emotivo. E le proposte alla clientela, perciò, devono tener conto dell’aspetto esperienziale anche distinto da beni e servizi. Il prodotto turistico è prima di tutto esperienza.
In questo quadro, ogni operatore, ogni azienda deve aggiungere al prodotto tutto il valore che il territorio offre e al contempo preoccuparsi di rappresentare il territorio, di diventarne ambasciatore. Questo presuppone che si esca dalla logica dell’ognun per sé, per procedere insieme.
Il sogno del viaggio diventa viaggio da sogno
Comincia molto prima di partire, il sogno. A casa, quando si comincia a pensare dove si vorrebbe andare e ci si informa sulle possibilità, anche tenendo conto di dove sono state altre persone. Così si cerca l’esperienza di viaggio. Quella che ogni operatore deve cercare di far vivere ai suoi ospiti, facendo in modo che possano portarsela dietro anche dopo la fine della vacanza, raccontandola e trasmettendola ad amici e parenti. Perciò vanno studiati i target, le tipologie di clienti, valutate in base ai diversi stili di vita, che si traducono in differenti aspettative, interessi, e desideri legati al viaggio.
Anche la definizione del prezzo deve tener conto delle scelte di valore. Il prezzo basso non facilita la vendita, non bisogna svendere il prodotto di qualità, perché, anzi, ciò che costa di più è associato positivamente a qualcosa che ha un valore maggiore. Quanto vale un’esperienza? Un’esperienza non ha prezzo e non va mai venduta con il low cost.
Dunque, lavorare sull’esperienzialità è la connotazione del marketing turistico di oggi, che promuove l’identità dei territori, la loro particolarità e unicità, in un’ottica qualitativa e di valore.
AREA MARINA PROTETTA DELLE ISOLE FLEGREE REGNO DI NETTUNO
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