La materia è vasta, il campo d’indagine amplissimo. Nella loro lunga storia, Ischia e Procida hanno accumulato un patrimonio culturale considerevole, che ogni epoca ha contribuito a formare, tramandandolo sempre incrementato a quella successiva.

Affresco di Torre Guevara

Perciò il tema del quindicesimo incontro di Isole Verdi, il corso di formazione per operatori sanitari promosso dall’Area Marina Protetta Regno di Nettuno, ovvero “Le isole di Ischia e Procida nella cultura e nell’arte”, poneva un serio problema di sintesi e di scelta del taglio da privilegiare. Risolto brillantemente dalla relatrice Lucia Annicelli, direttrice della Biblioteca Comunale Antoniana, che ha indicato un percorso in grado di offrire, per ciascuna delle sue tappe, numerosi spunti di riflessione e stimoli all’approfondimento. Da soddisfare anche attingendo alla cospicua dotazione dell’Antoniana, che fin dall’inizio della sua vita recente ha valorizzato l’importante raccolta di opere su Ischia, facendone un riferimento culturale specializzato e imprescindibile per isolani e forestieri.

Un’isola blu, in cui si evidenziano solo i rilievi collinari, un unicum da scoprire e valutare nel suo insieme. È da un’opera di Vettor Pisani, artista profondamente legato a Ischia, che Annicelli è partita, auspicando un’”esperienza ipnotica”, capace di creare un senso di vuoto sufficiente ad annullare qualunque preconcetto nell’approccio all’isola. Che si è avvalso di linguaggi e di mezzi di comunicazione diversi: letteratura, pittura, cinema. Tutti intrecciati, collegati e reciprocamente esplicativi.

Graziella

 

Il mito di Graziella

Ischia”, del 1822, inserita nella raccolta Nouvelles Mèditations poètiques e declamata all’inizio dell’incontro, è con “Saluto dell’isola d’Ischia” e “Il giglio di Santa Restituta”  una delle poesie dedicate da Alphonse de Lamartine all’isola dove trascorse un lungo soggiorno nel 1820 e un’altra vacanza nel 1844, accompagnato da moglie e figlia. E a Ischia, probabilmente nel giardino della Pagoda, scrisse la sua opera più celebre, “Graziella”, ambientata sulla vicina isola di Procida, di cui è protagonista la giovane figlia di un pescatore. La ricerca storica ha appurato che la figura di Graziella corrispondeva nella realtà a quella di una giovane, impiegata in una manifattura tabacchi a Napoli, dove l’autore l’aveva incontrata.

Il mito letterario di Graziella ha dato origine al museo a lei dedicato e ogni anno ispira il concorso che porta all’elezione della “Graziella”, a cui partecipano le ragazze dell’isola nel costume tradizionale, finemente ricamato. Un omaggio alla bellezza femminile e all’identità del luogo. Celebrata, quest’ultima, anche nell’annuale Sagra del Mare, con la toccante cerimonia della processione di imbarcazioni, che culmina nel lancio in mare di una corona di fiori per i caduti.

La storia di Graziella approdò anche sul grande schermo nel 1954 per la regia di Giorgio Bianchi, presentando un’isola già diversa da quella che era stata scoperta dai viaggiatori del Grand Tour, ma fissando nel tempo la realtà contemporanea alla trasposizione cinematografica.

E a Ischia c’è il cosiddetto Platano di Lamartine vicino al porto, unico esemplare rimasto della fila che un tempo arrivava fino al borgo di Sant’Alessandro. Ad associare l’imponente monumento verde allo scrittore francese fu monsignor Onofrio Buonocore, fondatore della Biblioteca Antoniana, che in uno dei suoi racconti narra come Lamartine solesse fermarsi a leggere sotto la chioma ombrosa durante il soggiorno ischitano. E dei platani incorniciano anche l’ingresso dell’Antoniana di fianco alla chiesa di Sant’Antonio alla Mandra.

Don Pietro Monti 1970

 

L’itinerario alla scoperta di Vittoria Colonna

All’interno della Biblioteca è custodito un bel dipinto raffigurante una giovane Vittoria Colonna, opera nel 1861 di Jules Lefebvre. Fu del tutto casualmente che il quadro finì nella sua attuale sede, consegnato proprio a Buonocore dai coniugi Laurie, Walter e Barbara, tra gli stranieri che nel secolo scorso si innamorarono di Ischia, facendone il loro buen refugio. I Laurie, che avevano acquistato una villa a Zaro, in visita un giorno al colto sacerdote ischitano, nell’osservare delle immagini della poetessa che lui mostrava loro, notarono la somiglianza con un’opera che apparteneva alla famiglia di Barbara. Poco tempo dopo, il dipinto fu recapitato a monsignor Buonocore, che lo tenne molto caro. Walter Laurie raccontò l’episodio nel suo “L’isola incantata”, in cui descrisse l’isola che aveva accolto dopo la guerra lui e la moglie. Peraltro, Jules Lefebvre dipinse anche una delicata “Graziella”, nel 1861, esposta Metropolitan Museum of Art.

Era il 27 dicembre 1509 quando, nella cattedrale dell’Assunta della Città d’Ischia sul castello, si unirono in matrimonio Francesco Ferrante d’Avalos e Vittoria Colonna, consolidando la ferrea alleanza tra due famiglie di primo piano alla corte aragonese, davanti ad una folta platea di potenti ospiti giunti da ogni parte d’Italia. Un evento storico al centro di manifestazioni rievocative, come il corteo storico di Sant’Alessandro, che oltre a custodire la memoria della collettività, rappresentano anche un importante richiamo turistico.

Nella sacrestia della chiesa di Sant’Antonio alla Mandra, si trova il pregevole Polittico d’Avalos, in cui ai piedi della Madonna delle Grazie sono raffigurate Vittoria Colonna e la zia di Ferrante, governatrice del Castello, Costanza d’Avalos, entrambe esponenti di primo piano della cultura del loro tempo.

Per la descrizione di Vittoria, Annicelli si è affidata alle parole che le dedicò Michelangelo, suo devoto amico, che negli anni in cui entrambi vissero a Roma, condivisero passioni intellettuali, travagli religiosi e trasformazioni storiche, rispetto alle quali il grande artista non mancò di rendere omaggio alla figura carismatica della sua confidente. Poetessa raffinata, esponente di spicco dell’Umanesimo italiano, tra le sue tante composizioni poetiche Vittoria dedicò a Ischia “Quand’io dal caro scoglio guardo intorno”, sonetto letto dalla relatrice, che lo ha contestualizzato nella città turrita sull’Insula Minor , così com’è raffigurata in uno degli affreschi che adornano le sale della Torre di Guevara. Noto anche come Torre di Michelangelo, a causa di un racconto di Buonocore, poi divenuto leggenda, l’edificio affacciato sulla baia di Cartaromana, proprio davanti al Castello Aragonese, non ospitò mai lo scultore. Ma il palazzo quattrocentesco dei Guevara accolse però altri artisti, che lo abbellirono con intere pareti affrescate, riportate all’originario splendore da un restauro della Scuola d’Arte dell’università di Dresda, grazie a una convenzione tra il Circola Sadoul e il Comune d’Ischia. Un edificio storico che è anche spazio espositivo e che rappresenta un’opportunità di sviluppo culturale del territorio.

 

 Il Castello, punto di riferimento culturale

dipintoUna suggestiva carrellata di dipinti raffiguranti il Castello Aragonese in varie epoche, Annicelli l’ha fatta iniziare da un’opera di Edward Goodall del 1844, per poi proseguire con la presentazione delle pitture trecentesche della cosiddetta cripta sottostante la cattedrale sull’Insula Minor, dove da poco tempo è stata rinvenuta in un antico ossario, una cappella affrescata ancora più antica, della nobile famiglia Calosirto, che nel Seicento diede i natali a San Giovan Giuseppe della Croce.

La cattedrale scrigno d’arte anche nella sua suggestiva veste attuale è fonte d’ispirazione e spazio espositivo di artisti contemporanei. Oltre ad essere stato sfondo inconfondibile di diversi film, di cui la relatrice ha proposto qualche scena: dal Corsaro dell’Isola Verde con Burt Lancaster del 1952 al più recente Men in black del 2012.

 

L’altro castello d’Avalos a Procida

Il carcere borbonico del Castello d’Ischia rinvia all’altro castello dell’isola vicina, anch’esso carcere dall’epoca borbonica, ma precedentemente dimora e rocca di difesa costruita nel 1529 su ordine del cardinale Innico d’Avalos, signore di Procida per volontà dell’imperatore Carlo V,che aveva sottratto il feudo ai Cossa, signori del mare fin dall’epoca angioina.

Fu sotto il dominio di Innico che cambiò volto il più antico nucleo abitato di Procida, Terra casata, che con le fortificazioni edificate dal cardinale divenne Terra Murata, cuore dell’identità isolana, anche per la presenza dell’abbazia di San Michele arcangelo. E sempre in quegli anni fu costruita la chiesa di Santa Margherita Nuova.

Carcere dal 1815, chiuso nel 1988, la fortezza procidana è stata interpretata in modo del tutto inaspettato dall’opera Performance 7.0 di Alfredo Pirri. Anche il castello di Procida è comparso in vari film, come La supertestimone con Monica Vitti e Ugo Tognazzi  del 1971; Francesca e Nunziata di Lina Wertmüller con Sophia Loren e Detenuto in attesa di giudizio con Alberto Sordi, regia di Nanni Loi.

Pirri

Il culto della maternità nella baia di Sant’Anna

Tornando di nuovo all’ombra del Castello di Ischia, nella baia di Cartaromana fin da epoche antiche ogni 26 luglio si svolgeva la processione via mare delle partorienti alla chiesina di Sant’Anna a Cartaromana, rito molto sentito e partecipato. Che nei primi decenni del secolo scorso ispirò la nascita e la progressiva evoluzione delle barche/scenografie galleggianti protagoniste della Festa a Mare agli Scogli di Sant’Anna, appuntamento annuale di grande interesse turistico.

A conclusione dell’esplorazione della dimensione culturale di Ischia e Procida, Annicelli ha scelto il famoso quadro di Arnold Bõcklin L’isola dei morti, realizzato nel 1883, di cui è stata di recente riconosciuta ufficialmente l’ambientazione ischitana, con l’identificazione dell’isolotto proprio nel Castello Aragonese. L’autore aveva visitato Ischia nell’anno precedente a quello in cui cominciò a dipingere quel tema, sviluppato in diverse versioni, e aveva probabilmente assistito a una cerimonia funebre via mare fino al cimitero situato vicino alla chiesetta di Sant’Anna. I primi dipinti, poi, l’artista li aveva intitolati Un lago tranquillo, modificato in Isola dei morti soltanto nel 1883, ovvero l’anno del distruttivo terremoto di Casamicciola, di cui sicuramente giunse l’eco al pittore, che decise di cambiare il titolo ne “L’isola dei Morti”. Tema ripreso nelle installazioni di Vettor Pisani, che nella sua opera rinvia continuamente all’isola del cuore.

 Arnold_Bõcklin_Lisola_dei_morti

 AREA MARINA PROTETTA DELLE ISOLE FLEGREE REGNO DI NETTUNO

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