Può essere un’esperienza affascinante, coinvolgente, appagante. E anche terapeutica. Camminare nella natura è sicuramente un’occasione di benessere fisico e mentale, ma il beneficio che se ne può trarre è strettamente legato alla disponibilità a mettersi in connessione con l’ambiente che ci accoglie e con gli organismi animali e vegetali che lo popolano e contribuiscono alla sua armonia.
È dall’approccio dell’uomo ad una semplice passeggiata all’aperto che è partito Francesco Mattera, insegnante, guida ed educatore ambientale, per il suo secondo intervento a Isole Verdi, corso di formazione per operatori turistici promosso dall’Area Marina Protetta Regno di Nettuno. Perché c’è modo e modo di rapportarsi all’ambiente da parte dell’uomo: lo può fare come esponente della specie dominante che sottomette le altre ai suoi bisogni o come parte della rete che collega tutte le specie viventi e ne favorisce l’interazione equilibrata. Si chiama biofilia ed è, appunto, l’amore per gli esseri viventi come parte di una rete, per riacquistare il rapporto ancestrale con la natura che l’uomo è andato perdendo. Ma poi in luoghi come Ischia è possibile riappropriarsi di questa dimensione.
Che il contatto con la natura faccia bene alla salute lo stanno dimostrando svariati studi scientifici. Mattera ha citato le ricerche sugli anioni sprigionati dall’acqua, che favoriscono la produzione di serotonina ed equilibrano gli ioni positivi, ovvero i radicali liberi. Toccare la terra, inalarne il profumo favorisce il contatto con batteri salutari per il nostro organismo. E poi ci sono i vantaggi dei terpeni, ovvero gli olii essenziali, 40mila molecole chimiche che gli alberi producono per comunicare fra loro e che si trovano nell’aria che respiriamo. Tutto ciò che s’incontra durante le passeggiate all’aperto ed è di giovamento all’organismo.
Nel cuore dell’Isola Verde
Come andando alla scoperta del cuore verde dell’Isola Verde, che da un versante all’altro offre una straordinaria varietà di paesaggi, frutto della complessa genesi vulcanica dell’isola che Mattera aveva illustrato nell’appuntamento precedente.
Il suo giro ideale è partito dal porto d’Ischia, proposto con immagini dall’alto che ne rivelano la particolare forma circolare, tipica del cratere formato dall’eruzione del 466 a.C., che in seguito divenne lago e tale rimase fino al 1854, quando Ferdinando di Borbone volle trasformarlo in porto. Dall’approdo, risalendo per la Quercia, si raggiunge il confine tra il verdissimo Montagnone e il Cretaio, tutte opere di eruzioni vulcaniche che hanno contribuito a modellare l’isola. Dal Bosco della Maddalena con quel poco che resta della sua florida pineta, il Cretaio è la porta al Fondo d’Oglio, dove la lecceta accompagna, fitta, fino al fondo del cratere, al centro dei quale spicca nella sua maestosità il famoso carpino nero, tra gli alberi monumentali dell’isola. Salendo, all’ingresso del bosco si trovano le fumarole, elementi di un vulcanesimo secondario attivo, dove vive il “papiro delle fumarole”.
Cambiando prospettiva, si può iniziare un altro itinerario salendo da dietro al porto d’Ischia fino alla pineta di Fiaiano, punto di origine dell’ultima eruzione del 1302, dalla quale si coglie uno dei panorami più spettacolari: in successione, l’isolotto del Castello, Vivara, Procida e, di fronte, la costa flegrea fino al Vesuvio. Spostandosi nell’interno dell’isola, sulla strada verso il Cretaio si apre il sentiero tra i castagni che conduce al vallone della sorgente di Buceto, coperto da una vegetazione talmente lussureggiante da lasciar immaginare un itinerario tropicale con ailanti e un ricco sottobosco di felci. Sempre risalendo, si giunge al Piano San Paolo, con la sua spiaggia fossile a circa 400 metri d’altezza. Da lì, a sinistra si guarda Monte Trippodi, dall’altra la collina di Buttavento da cui si scende a Nitrodi oppure si può scegliere di salire verso l’Epomeo, in un tripudio di vegetazione e panorami di grande suggestione.
Sull’Epomeo
L’arrivo sulla vetta offre una vista spettacolare tutt’intorno che spiega il nome derivato da Epopos, ovvero “che guarda attorno”. I terrazzamenti cingono le alture circostanti, che si osservano dall’alto: un tempo vi si coltivava il grano carosella, da cui si ricavava la paglia per costruire cesti.
Il monoblocco di tufo verde della vetta custodisce la piccola chiesa quattrocentesca di San Nicola e l’eremo. Di fronte, c’è la caratteristica Pietra dell’Acqua, l’antica cisterna che raccoglieva l’acqua piovana, esempio della lavorazione delle grandi rocce in armonia con la natura. Dalla cresta si scende, imbattendosi nella cosiddetta Pietra Martone e successivamente in altre rocce a cui vento, pioggia e salsedine hanno regalato un’erosione sorprendente “a nido d’ape”. La roccia della Pietra Perciata sovrasta i lecci largamente presenti. Ai Frassitelli, invece, il bosco è di robinie, piuttosto fitto, e inoltra in un sentiero con un antico arco di pietra restaurato qualche anno fa.
Stupendo nella sua naturalità, il bosco della Falanga custodisce case di pietra, fosse della neve dove sembrano riecheggiare ancora i canti di lavoro dei “nevaioli”, e palmenti scavati nella roccia viva.
Dalla Falanga o si procede verso il borgo contadino di Santa Maria al Monte o si va verso Casamicciola, per fermarsi alle fumarole del Pizzone, sopra Crateca, dove le emissioni sotterranee creano un ambiente meno favorevole alla vegetazione.
Il Sentiero dell’Allume
Da Crateca si va verso Montecito, altro sito segnato da fenomeni vulcanici, che annuncia il Sentiero dell’Allume. Le rocce passano dal giallo prodotto dalla presenza di zolfo al rossiccio del ferro fino al bianco che segnala la pietra di allume. Fu nel XV secolo che per iniziativa di un genovese, Bartolomeo Pernice, si diede inizio all’estrazione dell’allume, esportato fuori dell’isola. Dalla zona di estrazione, lo si trasferiva attraverso la via dei carri fino al bosco della Pera, nella zona del Rarone a Casamicciola, un terreno pianeggiante dove restano i segni della passata lavorazione, caduta in disuso nel XVIII secolo: le vasche, cosiddette caulare, dove si purificava il minerale utilizzando l’acqua di una sorgente ormai scomparsa.
Dalla Scarrupata a Campagnano
Spostandosi sul versante sud-orientale dell’isola, sopra Punta San Pancrazio, la zona della Scarrupata rappresenta un prezioso geosito, una sintesi della storia geologica di Ischia raccontata dai diversi strati di roccia succedutesi nel tempo. Lì c’è anche il materiale dell’eruzione del tufo verde, solo che non ha il caratteristico colore, giacchè rimase ad un livello subaereo non entrando in contatto con i fluidi termali caldi che ossidarono la gran parte del tufo della stesso origine.
Da lì si raggiunge Piano Liguori con i terrazzamenti affacciati sul mare, uno dei passaggi isolani inseriti nel 2012 nel Registro dei Paesaggi rurali storici che avrebbe potuto condurre all’inserimento nei patrimoni Unesco.
Si scende poi verso Campagnano, con vista mozzafiato sul Castello Aragonese, duomo lavico che per le sue peculiarità geologiche, storiche, artistiche e naturalistiche richiede almeno una giornata per essere esplorato come merita.
Due sono i percorsi possibili da Campagnano, verso la Scarrupata e, dall’altra parte, verso Monte di Panza, che guarda Punta Chiarito, Sant’Angelo e Maronti.
La Pelara e i Pizzi Bianchi
Da Monte di Panza ci si sposta verso la splendida Baia della Pelara, un altro geosito unico al mondo, che mostra tutte le stratificazioni geologiche dell’isola fino al mare.
Nell’interno, davanti alla località Cimento Rosso, merita di essere esplorata la più grande area fumarolica di Ischia, le fumarole di donna Rachele, prima di arrivare alla Bocca di Tifeo e procedere fino alla parte alta di Cavascura, così chiamata per l’ombra prodotta dai numerosi lecci. Un ultimo tratto e si raggiunge un’altra meraviglia gelogica, i Pizzi Bianchi, depositi di materiale piroclastico che il contatto con le correnti ardenti ha trasformato in argilla delicata e soggetta ad una erosione sempre più massiccia.
Dunque, l’isola con le sue bellezze geologiche rappresenta il territorio ideale per l’escursionismo attraverso una rete di sentieri sempre più curata e potenziata dall’intervento del Cai, che ha sull’isola una sottosezione. Percorsi segnati in loco e mappati, che possono essere vissuti e goduti in sicurezza dagli appassionati sia autonomamente che accompagnati da guide esperte.
Escursioni sulle alture a piedi e in bicicletta, che fanno pendant con le esplorazioni in mare grazie allo snorkeling e alle immersioni subacquee. Tante opportunità per gli amanti degli sport all’aria aperta, da un versante all’altro dell’isola, tra terra e mare.xa
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