Dopo aver scandagliato gli habitat marini intorno alle Isole Flegree con la loro ricca biodiversità, Isole Verdi, il corso di formazione per gli operatori turistici promosso dall’Area Marina Protetta Regno di Nettuno, ha iniziato l’approfondimento del significato e del valore che l’aggettivo “verde”, non a caso presente anche nel suo nome, assume rispetto al territorio dell’Isola Verde per antonomasia: Ischia.

E a guidare la straordinaria escursione alla scoperta di un “Patrimonio ambientale da conoscere e valorizzare” è stato il professor Francesco Mattera, insegnante, guida ed educatore ambientale. Che in linea con la sua solida esperienza di formatore ha voluto cominciare dall’inizio, dall’equilibrio nell’ambiente studiato dall’ecologia (dal greco oikos, “casa/ambiente”, e logos, studio), intesa come la disciplina che studia le interazioni tra gli organismi e l’ambiente in cui vivono. Interazioni che formano reti. E il tema della rete è stato il filo rosso tra gli argomenti trattati.

 6EE4805A 9A1F 4F74 9B19 1F65739FC760Pietra verde scolpita dal vento, nel bosco della Falanga (Monte Epomeo)

Partendo dall’Ipotesi Gaia formulata da James Lovelock, che interpreta la Terra come un organismo vivente in grado di autoregolarsi, Mattera si è interrogato sul ruolo dell’uomo, che è diventato sovrano dell’unico pianeta che si conosca nell’universo a permettere la vita. Ma quale elemento particolare può giustificare questo ruolo dominante? Non la numerosità della specie, quasi otto miliardi di individui ormai, visto che anche soltanto un vasetto di terra conta miliardi di microrganismi. Anche se si considera la biomassa sulla Terra, pari a 550 gigatoni, cioè mille miliardi di tonnellate, la parte corrispondente agli esseri umani è solo lo 0,01 per cento, mentre i vegetali sono nettamente preponderanti con 450 gigatoni, ovvero l’80 per cento del totale. E questo certo non è casuale. Se poi il confronto si fa sulla specie migliore, cioè su quella che capace di attivare le strategie più funzionali alla propria sopravvivenza, anche su quel terreno l’uomo non sembra prevalere. Anche in quel caso, le piante, per la loro lunghissima presenza sulla terra – il Ginkgo biloba sopravvive da 250 milioni di anni - hanno dimostrato di essere più adattabili. Dunque, alla concezione di un ordine piramidale che vede l’uomo collocato al vertice, che è quella corrente in una visione “egologica” più che “ecologica”, sarebbe più appropriato sostituire un cerchio all’interno del quale è presente insieme a tutte le altre specie animali e insieme formano una rete di relazioni che rappresenta la Biodiversità, di cui l’uomo è parte.

 

La tutela della Biodiversità

Il riconoscimento del valore della biodiversità è frutto della Convenzione di Rio de Janeiro del 1992. Come strumenti concreti di tutela della biodiversità in situ ci sono i parchi naturali, i Sic, Siti di interesse comunitario, e le Zps, ovvero Zone di protezione speciale. Altri strumenti di tutela ex situ sono acquari, bioparchi, orti botanici, banche dei semi e centri didattici ambientali per la conoscenza della natura e la sua divulgazione.

A Ischia, oltre all’Area Marina Protetta, ci sono Sic e Zpt che salvaguardano il mare che contorna l’isola,  quasi sempre sovrapponendosi, e altre zone di pregio a terra.

 

Il campo vulcanico

Ischia è un vulcano attivo come gli altri dell’area napoletana e da questa natura vulcanica deriva la sua variabilità geomorfologica da cui consegue una grande varietà vegetazionale. La leggenda di Tifeo si lega a questa natura del territorio.

Fa parte del distretto vulcanico flegreo ed è frutto dei prodotti delle eruzioni succedutesi nel tempo. Quella che emerge dal mare di questa struttura è solo la sommità, gran parte si trova sotto il mare. La carta geologica dell’isola ne evidenzia la grande complessità con la presenza di vari crateri costieri e nell’interno, ma non nell’area dell’Epomeo che, infatti, non è un vulcano. I numerosi crateri corrispondono ad altrettante eruzioni, perché, diversamente da quanto si verifica nella maggior parte dei vulcani che hanno un solo camino vulcanico da cui fuoriesce il contenuto della camera magmatica, a Ischia questo è risalito in superficie nel tempo da condotti sempre diversi, anzi una caratteristica è che le eruzioni non avvengono mai nello stesso punto, ma magari vicino. Questa particolarità fa dell’isola un campo vulcanico.

Nei suoi 150mila anni di vita, tantissimi sono stati gli eventi geologici rimarchevoli, ma ce n’è uno che più di tutti gli altri ha modificato e plasmato l’isola come la conosciamo: l’eruzione del Tufo verde, 60mila anni fa. Dopo una sequenza di violente eruzioni, che aveva svuotato la camera magmatica, si creò un vuoto che fece collassare il “coperchio” della pentola ardente. Si formò così una caldera al di sotto del livello del mare. Successive eruzioni produssero altri materiali piroclastici che, venendo a contatto con l’acqua di mare, produssero una reazione chimica all’origine del caratteristico colore verde del tufo ischitano da cui deriva la definizione di Isola Verde. In seguito, il nuovo riempimento della camera magmatica provocò il sollevamento di un pilastro (horst) vulcano-tettonico di tufo verde, corrispondente all’Epomeo. I forti sommovimenti fecero staccare dei blocchi precipitati tra terra e mare: il Fungo di Lacco Ameno, il becco dell’aquila e gli Scogli degli Innamorati a Forio, solo per citare i più famosi.

Mattera ha ricordato anche l’ultima eruzione storica del 1302 a Fiaiano, che modificò, ampliandolo, un tratto della costa settentrionale dell’isola in corrispondenza dell’attuale Punta Molino. Sul territorio isolano permangono vari fenomeni di vulcanesimo secondario: fumarole a terra ed emissioni gassose a mare, sorgenti di acqua termale e talvolta geyser.

 

La grande biodiversità verde

Per queste caratteristiche geologiche, Ischia offre ambienti e microambienti ideali per la vita di un’amplissima varietà di specie vegetali. «In pochi chilometri – ha chiosato il relatore – si viaggia nello spazio e nel tempo».

La carrellata di piante proposta è partita dalla maestosità della quercia, molto diffusa sull’isola, che con le ghiande è anche fonte di cibo per la fauna dei boschi. Tra il Montagnone e Zaro prevale la roverella, con esemplari di quercia da sughero ai Pizzi Bianchi. E come dimenticare un monumento verde come la Quercia di Candiano? Uno stretto parente della quercia è il leccio, l’essenza più diffusa sull’isola insieme al castagno, utile anche nella viticoltura, entrambi re dei boschi a diverse altitudini. Largamente presenti sono i Carrubi, di cui in passato si utilizzavano anche i frutti (i carati unità di misura per oro e diamanti) per i cavalli, gli ulivi, portati sull’isola dai Greci insieme alla vite, per secoli principale coltivazione ischitana.

E poi il simbolo di tanti luoghi dell’isola, il pino, nelle varietà domestico, marittimo, tipico delle rupi costiere per la sua capacità di resistenza alla salsedine, e di Aleppo. Il pino domestico è stato l’albero pioniere nella rivitalizzazione della vasta area coperta dalla lava dell’eruzione del 1302, che da allora era rimasta per secoli arida e brulla, tanto da essere nota come Arso. Fu nel 1854 che Ferdinando II di Borbone incaricò il primo botanico di corte, Giovanni Gussone, di intervenire. Gussone utilizzò l’esperienza fatta sul Vesuvio per piantare e seminare pini domestici sulle lave dell’Arso, dando così vita alle pinete storiche del centro di Ischia.

Non mancano robinie, in particolare ai Frassitelli, importate dall’America per il legname. Altro albero storico è il grande carpino nero, chiamato anche “albero delle fate”, al centro del cratere di Fondo d’Oglio, con altri esemplari della stessa specie nelle vicinanze.

La macchia mediterranea, con la sua varietà di specie, è un prezioso manto verde in tante parti dell’isola. C’è l’elegante mirto dai fiori profumati, i cui rametti sono utilizzati per i fichi secchi; l’alloro, nobile per eccellenza, usato per infusi e tisane; il lentisco la cui resina si usava come mastice e come chewing gum naturale; il corbezzolo, con i colori dell’Italia nelle foglie verdi e nei fiori bianchi e fruttini rossi, che compaiono contemporaneamente sulle piante; l’alaterno simile al leccio; la vivace ginestra, sia l’odorosa che dei carbonai; e la fioritissima erica, la cui parte legnosa contiene silice che la rende resistente alle alte temperature, dunque agli incendi. Le essenze della macchia si somigliano tra loro, per effetto dell’adattamento sviluppato al caldo e alla salsedine. E vivono tutte in stretta connessione reciproca, in un equilibrio che è uno dei vantaggi della biodiversità.

Tanti i fiori che si accompagnano ad alberi e arbusti: cisti bianchi e rosa, rose canine, ferule, finocchio selvatico. E i rovi, che regalano ottime more e colonizzano i terreni abbandonati. Ricca anche la varietà di fichi d’India sulle rocce, comprese le rupi costiere, e agavi, euphorbia, lavanda, salvia, rosmarino, nepetella, finocchio di mare, elicrisio.

Tra le piante ruderali: edera, valeriana rossa, bardana, borragine, capperi, ortica, parietaria, tarassaco, ciclamini, ombelico di Venere, l’ormai raro pancratium maritimum, il giglio di Santa Restituta, e numerose orchidee selvatiche.

La natura vulcanica con i suoi fenomeni rende possibile a Ischia anche la crescita di piante tipiche del clima tropicale, che necessitano di temperature sempre piuttosto calde e costanti da stagione a stagione: la spettacolare Woodwardia radicans, la felce arborea che in Campania esiste solo a Ischia, ormai in un unico vallone a Fontana, e nella Valle delle Ferriere ad Amalfi, oltre agli esemplari custoditi ai Giardini della Mortella; la Pteris vittata, molto rara che ha la capacità di assorbire i metalli pesanti nel terreno; il, {tip image="images/isole/ischia/sentieri/thumbnails/thumb_Papiro_fumarole_ischia-25.jpg" image_Papiro delle fumarole}Pycreus polystachius,{/tip} conosciuto come Cyperus polystachius o papiro delle fumarole, che cresce vicino alle fumarole, anch’essa una specie a rischio estinzione come la woodwardia. Una splendida associazione tra papiro e pteris è stata ritrovata nella cosiddetta Cava Bubù, descritta nel racconto “La Pietra cantante” dello scrittore ottocentesco Bergsoe.

Mattera ha concluso la sua avvincente passeggiata ideale nel verde dell’Isola Verde ricordando il valore botanico dei Giardini La Mortella, Ravino, dei parchi termali e delle pinete.

 AREA MARINA PROTETTA DELLE ISOLE FLEGREE REGNO DI NETTUNO