Una riflessione realistica ed obiettiva sul ruolo che le Aree Marine Protette possono svolgere concretamente nei territori di riferimento. E l’occasione per un confronto/scambio tra realtà certamente diverse, ma anche con parecchi elementi in comune, a cominciare dall’insularità.

LampedusaIl settimo incontro del corso di formazione rivolto agli operatori turistici promosso dall’Area Marina Protetta Regno di Nettuno ha incluso idealmente stavolta, tra le Isole Verdi, anche le sicule Pelagie, alla cui Area Marina Protetta ha dedicato il suo intervento la relatrice Giulia Visconti. Portatrice delle esperienze vissute e attivate per tre anni in quell’Amp, prima della recentissima nomina a Direttrice dell’Area Marina Protetta del Plemmirio, a Siracusa.

Visconti è voluta partire dalle finalità  che la legge assegna in Italia alle Aree Marine Protette: mantenere e accrescere la diversità di specie (biodiversità); proteggere le specie rare e vulnerabili; proteggere le aree ad alto tasso di endemismi; proteggere l’unicità, biologica o geologica, proteggere habitat critici; proteggere le specie commerciali; incrementare l’abbondanza di specie commerciali; educazione ambientale; turismo ecosostenibile; sviluppo sostenibile delle comunità locali; ricerca scientifica.

Tanti bei propositi e obiettivi ambiziosi il cui perseguimento è condizionato, frenato, sommerso da carte e adempimenti burocratico-amministrativi che assorbono una parte rilevante dell’impegno e delle energie degli enti gestori. Non a caso il titolo dell’intervento prescelto è stato “Area Marina Protetta e sviluppo sostenibile, dalla carta…alla pratica”. Quest’ultimo, cruciale passaggio per l’adempimento della missione di un’Area Marina Protetta presuppone una interazione costruttiva tra la gestione dell’Area e la comunità locale, attraverso i gruppi di interesse (stakeholder) che la rappresentano: associazioni, categorie economiche, operatori turistici etc. Un confronto continuo, quotidiano, per identificare le esigenze e migliorare i servizi ecosistemici, ovvero ciò che il territorio può offrire ai suoi fruitori, residenti e turisti.

L’Amp delle Isole Pelagie

Istituita nel 2002 su una superficie di circa 4mila ettari, l’Area Marina Protetta delle Isole Pelagie comprende Lampedusa con 5700 abitanti, Linosa che ne conta appena 500 e l’isolotto disabitato di Lampione. Tre isole molto diverse dal punto di vista geologico, con Lampedusa e Lampione calcaree e Linosa vulcanica, e dunque una realtà complessa e variegata sul fronte ambientale. Emblematica la situazione della famosissima Spiaggia dei Conigli, a Lampedusa, che, sebbene sia compresa in una  zona A, è tuttavia eccezionalmente aperta alla balneazione, ma solo nel tratto di mare antistante l’arenile. Ci sono poi zone B a fare da cuscinetto tra le A  e la più ampia zona C.

All’inizio dell’incarico della relatrice, la popolazione isolana risultava ancora piuttosto estranea all’Area Marina e alle sue attività, oltre a non esserne particolamente entusiasta, anche in considerazione delle riserve che spesso mostrano di avere i residenti verso le zone protette, soprattutto sulle isole, che soffrono difficoltà di gestione del territorio, a cominciare dai trasporti.

Uno dei principali elementi critici si rileva in un’Amp  quando il turista, che è attratto da un ambiente sano, pulito, vivibile e accogliente, si ritrova invece in una dimensione opposta nel periodo clou dell’estate, quando l’affollamento è massimo a terra e a mare, con anche 200mila presenze concentrate sulle isole in meno di tre mesi. Una condizione che fa perdere capacità attrattiva anche ai luoghi più pregevoli dal punto di vista ambientale. Oltre a provocare il fenomeno del trampling, che evidenzia la stretta correlazione tra l’aumento dei flussi turistici e la perdita di biodiversità.

Altro problema è rappresentato dagli ancoraggi, che d’estate raggiungono un numero ragguardevole anche subito fuori dalle zone A, precludendo il piacere dell’osservazione della natura e di una tranquilla fruizione del mare a chi si aspetta di trovare una zona tutelata. Una situazione che è anche frutto della mancanza di campi ormeggio, a cui si sta cercando però di porre rimedio.

Eccessivo può essere anche il numero dei subacquei, con un impatto pesante sugli ambienti marini più “delicati”. Ciò che ha consigliato in qualche caso, fuori dall’Italia, di introdurre un numero chiuso, per evitare i danni da sovraffollamento.

 

Il sito d’incontro degli squali grigi

LampedusaEsemplare, da questo punto di vista, è la storia del braccio di mare vicino a Lampione dove solitamente d’estate, tra la metà di luglio e settembre, si riuniscono decine di squali grigi: l’unico luogo nel Mediterraneo dove si riuniscono tanti squali, offrendo agli appassionati la possibilità di osservarli. Dopo la scoperta turistica di questa particolarità, negli anni è stata registrata una progressiva diminuzione degli esemplari, tanto importante che l’Amp ha deciso di agire. Identificati gli squali come una risorsa ambientale importante e da tutelare, è iniziato un confronto con i diving operativi nell’Area per comprendere le motivazioni del problema, identificate nell’eccessiva presenza di sub. A quel punto, è stato elaborato con il contributo degli stessi diving un codice di condotta, distribuito tra i sub che prenotano l’immersione nel posto preferito dagli squali. Tutti i diving hanno aderito all’iniziativa, di cui sono diventati attori, partecipando al monitoraggio delle attività subacquee e al loro svolgimento in modo sostenibile, giacchè non sono più consentite le immersioni senza guida. Il risultato è stato che gli squali sono tornati e che, inoltre, è cresciuta la richiesta di immersioni guidate con un incremento del 30 per cento e con un progresso economico conseguente.

 

La pesca artigianale

Il rapporto dell’Amp con i pescatori, importante categoria economica e gruppo sociale nelle isole, non era stato particolarmente idilliaco all’inizio. La gestione dell’Area ha lavorato molto su questo, avviando una interlocuzione continua con i pescatori, offrendo un supporto istituzionale alle loro esigenze specifiche. Così, si è attinto ai fondi FEAMP per finanziare la riconversione sostenibile dei pescherecci, che sono stati coinvolti su loro richiesta in attività turistiche.

Così è nato il progetto pilota sull’avvistamento dei cetacei, delfini e balene: è stato individuato un ente certificatore, che ha elaborato un codice di condotta nell’approccio ai cetace; poi sono stati formati i pescatori, che hanno ottenuto la certificazione e iniziato ad accompagnare i turisti. Dunque, è stato creato un prodotto turistico sostenibile, che ha incrementato l’attività dei pescatori e i vantaggi economici per la comunità.

Altri percorsi virtuosi sono stati attivati negli anni, per esempio sulle tartarughe, come il Tartalife durato sei anni, finalizzato a tutelare le Caretta caretta da incidenti e catture accidentali (bycatch). I pescatori sono partner anche di questa iniziativa. Quelli che aderiscono sono stati formati con un addestramento al primo soccorso di animali feriti o in difficoltà e, inoltre, si occupano di divulgare la presenza delle tartarughe tra i turisti. Un’operazione che ha prodotto un forte incremento degli avvistamenti segnalati e, dunque, una partecipazione attiva e consapevole alla salvaguardia della specie.Ischia phe p

Sempre con i pescatori sono state organizzate occasioni di divulgazione della pesca sostenibile tra gli alunni delle scuole delle isole, con il coinvolgimento anche di turisti.

Una tutela condivisa

L’esperienza ha dimostrato che è fondamentale per la vita dell’Area Marina che la cittadinanza sia partecipe con proposte e idee all’ente gestore, che ha il compito di favorirne la concretizzazione. Tutti sono chiamati a contribuire alla salvaguardia dell’ambiente marino in modo sostenibile, quindi con attenzione ad una fruizione rispettosa e consapevole. Che favorisce la destagionalizzazione con l’osservazione invernale delle balene e con il pescaturismo a primavera, per evitare la concentrazione di fruitori solo in estate. E che spalma le presenze e le attività su tutto il territorio, evitando una pressione eccessiva solo su alcuni siti.

Visconti ha anche sottolineato il valore della ricerca scientifica, concentrata alla Pelagie sulla presenza degli squali grigi, sulle specie “aliene” e sui siti di ovodeposizione delle tartarughe.

Esperienze preziose, che possono essere interessante spunto e punto di riferimento per altre realtà, seppure nel rispetto delle differenze dei territori e delle peculiarità delle Aree Marine, come ha rilevato il direttore del Regno di Nettuno, Antonino Miccio, nel chiudere l’incontro con la considerazione che «non può esservi conservazione a mare senza il coinvolgimento diretto di tutti, anche di chi vive lontano dalla costa».

 AREA MARINA PROTETTA DELLE ISOLE FLEGREE REGNO DI NETTUNO

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