Sebbene cresca ovunque particolarmente rigogliosa, grazie alla fertilità del suolo vulcanico, non è dalla vegetazione che in gran parte la ricopre che Ischia ha preso il nome di Isola Verde.
C’è un altro elemento verde distintivo che giustifica quella definizione: il tufo dell’Epomeo. Una pietra unica, frutto di una remota eruzione che contribuì alla formazione dell’isola e della sua altura principale, il Monte Epomeo. A regalare alla roccia la sua particolarissima colorazione fu il prolungato contatto con l’acqua di mare, che invase la grande caldera formatasi al centro dell’isola poi riempita dal flusso di materiale vulcanico.
Diffuso nella parte occidentale dell’isola, il tufo verde trionfa nelle parracine (dal greco parà oika, dietro la casa), i muri a secco che delimitano i terrazzamenti sui fianchi dell’Epomeo e delle colline vicine. Nel tufo verde sono scavati l’eremo e la chiesetta di San Nicola sulla vetta dell’isola.
E nei boschi dell’Epomeo s’incontrano grandi blocchi tufacei scavati dall’uomo, le case di pietra, dove gli ischitani trovarono rifugio per secoli dalle incursioni dei pirati barbareschi.
Sono massi di tufo verde precipitati dalla vetta del monte anche il Fungo, simbolo di Lacco Ameno, e gli Scogli degli Innamorati davanti a Forio. Nel caratteristico borgo del Ciglio, alle falde dell’Epomeo, nel Comune di Serrara Fontana, la pietra verde è ovunque. In particolare, nella Chiesa di San Ciro, che di tufo ha le mura, gli arredi sacri scolpiti e la sacrestia in cui scorre una fresca sorgente che scende dalla montagna.
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