Il decumano maggiore è una delle arterie viarie più importanti della città di Napoli. Vi si possono ammirare moltissime chiese, palazzi storici e anche piazze, che danno al visitatore il senso della storia e della grande cultura che si può respirare nella città partenopea.
Anticamente era la strada che conduceva all’Agorà greca, poi divenuta Foro in epoca romana, il cuore pulsante di Neapolis, il centro della vita politica e commerciale. Oggi il decumano maggiore è noto anche come Via dei Tribunali, perché sin dal Cinquecento era la via dei palazzi della giustizia. Alla fine dell’arteria viaria, infatti, c’era, e c’è ancora, Castel Capuano che dall’epoca di Don Pedro di Toledo divenne sede unificata dei tribunali della città.
La chiesa di San Pietro a Majella
Un ideale itinerario lungo il decumano maggiore può cominciare da Piazza Bellini e da via San Pietro a Majella. Lungo questa strada incontriamo, appunto, la chiesa di San Pietro a Majella, il cui campanile in tufo giallo e piperno però affaccia su Piazza Miraglia. La chiesa, eretta tra il Duecento e il Trecento, è una notevole testimonianza della grande Napoli di età angioina essendo stata costruita per volere di Carlo II d’Angiò, nel luogo in cui sorgevano due monasteri intitolati a Sant’Agata e a Sant’Eufemia. L’edificio religioso venne affidato all’ordine dei celestini e da loro dedicato a Celestino V, al secolo Pietro Angeleri, il Papa collocato da Dante nell’Inferno per aver lasciato il soglio pontificio nel 1294, poco tempo dopo la sua nomina.
La chiesa all’esterno presenta parzialmente la sua forma originaria di età gotica, in particolare il campanile rispecchia in pieno i canoni estetici di quell’epoca con uno slancio verso il cielo e una verticalità notevole. È da notare la cuspide, che svetta ed è visibile da molto lontano. Tuttavia l’edificio nel corso dei secoli è stato oggetto di rimaneggiamenti, che ne hanno alterato in parte la forma esterna, ma soprattutto quella interna. Verso la fine del Quattrocento, ad esempio, vennero realizzate diverse opere che ancora si conservano, tra cui il coro intarsiato nell’abside e i pavimenti maiolicati. La facciata dà su Via dei Tribunali ed è caratterizzata in alto da un rosone, mentre in basso abbiamo una scalinata che conduce a un pregevole portale di età barocca.
L’interno della chiesa di San Pietro a Majella è a tre navate. Queste sono separate da pilastri che sorreggono archi tipicamente gotici. La navata centrale, più ampia e spaziosa delle altre due, presenta un meraviglioso soffitto cassettonato, mentre quelle laterali hanno volte a crociera. Molto interessante è la zona absidale con l’altare maggiore in stile barocco realizzato da Bartolomeo e Pietro Ghetti (scultori carraresi della seconda metà del Seicento) su disegno di Cosimo Fanzago: è riccamente decorato con candelieri ed è preceduto da una balaustra marmorea, opera dello stesso Fanzago. Alzando lo sguardo all’insù dalla navata centrale, è possibile ammirare il sontuoso soffitto cassettonato, che prosegue nel transetto e ospita alcuni dipinti di Mattia Preti, celebre pittore calabrese che, insieme a Luca Giordano, è uno dei principali interpreti del XVII secolo a Napoli. Parliamo di un ciclo pittorico molto importante per la storia dell’arte seicentesca. Qui, Preti raffigura Episodi della vita di San Pietro Celestino e di Santa Caterina d'Alessandria che si possono datare tra il 1657 e il 1673. I colori, le forme, l’espressività e la plasticità dei corpi sono le caratteristiche principali di questi dipinti tant’è che nel 1916 lo storico dell’arte Roberto Longhi definì queste tele di San Pietro a Majella la controparte barocca delle Stanze di Raffaello. Le cappelle laterali sono in totale dieci (cinque per lato) e tra queste è da segnalare sicuramente la Cappella Leonessa, che ospita un ciclo di affreschi eseguiti tra il 1355 e il 1360 da un artista molto vicino ai modi e allo stile di Giotto e Simone Martini. Sono raffigurati Episodi della vita di San Martino di Tours.
L’altra cappella degna di nota della chiesa è la Cappella Pipino, posta nella zona absidale dell’edificio. È caratterizzata da un notevole pavimento maiolicato, dal monumento funebre di Giovanni Pino di Altamura e da un ciclo di affreschi con le Storie della Maddalena. Non si conosce l’autore del ciclo, che però dimostra di essere aggiornato sulle principali novità in campo artistico dell’epoca, e non a caso i riferimenti alla pittura di Giotto e Masaccio sono più che evidenti.
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