“E’ solo una cava di pietra”, era stato il commento carico di stupore e delusione di Laurence Olivier, l’amico più caro. Davanti a quella gola brulla circondata da alte pareti di roccia vulcanica, gli era risultata del tutto incomprensibile la scelta di William e Susana di affondare proprio lì le radici che avevano deciso di mettere sull’isola.
E dire che avevano cercato a lungo il posto giusto, da quando erano sbarcati a Ischia per la prima volta, poco dopo il matrimonio a Buenos Aires che aveva fatto di loro i coniugi Walton. William era rimasto conquistato dall’Italia fin dal suo primo viaggio all’estero, che non aveva neppure vent’anni. E ci era tornato altre volte, visitando la Costiera e Capri, fino ad immaginare che quella luce e quei paesaggi avrebbero potuto essere i compagni ideali della sua vita da compositore, con l’esigenza di trovare sempre nuovi stimoli e motivi d’ispirazione. Finalmente, l’incontro con la giovanissima Susana, lui già maturo, aveva trasformato quel desiderio in una possibilità reale. E poco dopo, nel loro primo viaggio insieme in Italia, era arrivato anche l’incontro con Ischia, tanto casuale, per via di un’offerta turistica favorevole, quanto decisivo. E volutamente definitivo. Coup de foudre era stato con Susana, coup de foudre fu, di entrambi, con l’isola riconosciuta come approdo sicuro e accogliente.
Durante i soggiorni sempre più lunghi, quella grande emozione aveva trovato solo conferme. Ma ci volle qualche anno prima che i Walton riuscissero a trovare il posto speciale in cui cominciare a costruire la loro nuova vita. E, inspiegabilmente per molti, lo identificarono in quella che era stata davvero una cava di pietre vulcaniche. Un luogo unico, comunque. Figlio dell’eruzione di Zaro, quattro secoli prima di Cristo, che aveva rimodellato il versante nord-occidentale dell’isola, tra Lacco e Forio, con lava scura e compatta, formando una nuova collina prima di inoltrarsi nel mare. Quando lo videro i Walton, il tempo ne aveva fatto un monumento di roccia tra cielo e mare, selvaggio e indomabile, su cui la vegetazione faticava ad attecchire, a parte la macchia mediterranea. Soprattutto il mirto, che sbucava tra le rocce trachitiche, tanto che il posto era noto come le Mortelle.
Il giudizio impietoso di Olivier rispecchiava semplicemente la realtà. Cosa si sarebbe mai potuto tirar fuori dalla roccia viva? Tra i tanti terreni fertili e panoramici che l’isola offriva, l’acquisto di quella pietraia sembrava molto più di un azzardo. Invece, per Susana divenne una ragione di vita.
Lì, nella valle ai piedi della collina, doveva sorgere la loro casa. Ma i Walton cominciarono dal giardino. L’impresa era difficile, nel regno incontrastato della roccia. Si rivolsero a Russell Page,(Russell Page (1906-1985) è stato uno dei più grandi architetti paesaggisti inglesi del ‘900) già famoso paesaggista, che non esitò ad accettare la richiesta venuta da sir William. Così, nel 1956, Page arrivò a Zaro, nella proprietà che i Walton avevano chiamato “La Mortella”. Per disegnare un giardino che avrebbe richiesto tutta la sua capacità di adattare all’ambiente le sue scelte progettuali. Condivise passo dopo passo con Susana, che non fu mai solo una committente, ma la vera interprete dell’anima di quel luogo di cui nessun altro aveva intravisto le potenzialità.
Page impostò il giardino nella valle, dove fu costruita la casa in cui i Walton andarono a vivere. E mentre William si nutriva dell’energia primigenia di quel luogo per le sue opere, Susana gli dedicava la sua forza creativa, raccogliendo la sfida di una trasformazione lenta e difficile. Segnata dagli interventi di Page, che a più riprese, nell’arco di un trentennio, integrò l’impianto iniziale, introducendovi anche l’acqua, con quattro scenografiche fontane e un ruscello che attraversava tutta la valle.
“Perché piantarne uno, quando se ne possono avere tre!”, fu uno dei consigli che Page affidò a Susana, impegnata dall’inizio a popolare il suo giardino dalla connotazione sempre più subtropicale, oltre che mediterranea. La gola vulcanica apparentemente inospitale, si era rivelata grembo fertile e accogliente per specie delle più varie provenienze, al di sopra e al di sotto dell’Equatore. E sir William, che in quegli anni all’apice della carriera e della notorietà era spesso in viaggio, non mancava, dovunque andasse, di procurare alla moglie semi e pianticelle. Fu dall’Australia che le spedì due tronchetti di felci arboree in una scatola da scarpe. Le felci crebbero tanto rigogliose a Ischia da dare inizio a una delle più pregevoli collezioni della Mortella, con enormi esemplari di Cyathea e piantagioni di Dicksonia, Blechnum, Davallie, Platycerium, Lophosoria quadripinnata. Mentre prosperava in tutta la valle la Woodwardia radicans, ormai presente solo in poche zone umide nell’interno dell’isola.
(una delle rarità botaniche ischitane, segnalata dal botanico Gussone nel 1838, cresce tra le rocce vulcaniche raggiungendo i due metri d’altezza)
La cura dedicata da Susana al giardino fu ripagata dal successo delle tante coltivazioni sperimentate negli anni, anche quelle più ardite. Non lontano dalla casa, la collezione di palme Brahea, di Yucca, Agavi e di altre piante succulente. E le collezioni di Magnolie, di Hydrangee e gli esemplari rarissimi di Cycadaceae. Con vaste macchie di Geranium maderense dai fiori rosa-purpurei a primavera. E gli imponenti Liriodendron tulipifera dai fiori gialli a dominare il giardino con i loro venti metri, ospitando sui tronchi orchidee, Tillandsie, felci e altre epifite. E poi le magnifiche fioriture profumate delle Brugmansie, che nell’autunno 2002 conquistarono il principe Carlo, a tal punto da chiedere di poterne avere una piantina.
(era la seconda volta del Principe di Galles alla Mortella, dove era già stato nel 1991)
E ancora le rarità tra le rarità: il grande Gingko biloba, la Spathodea campanulata, che fuori dal suo areale africano resiste solo in serra, la Chorisia speciosa e la ninfea Victoria amazonica.
Cercate, messe a dimora nella posizione più favorevole, seguite una ad una nella crescita, le piante della Mortella sono state tutte “creature” di Susana. Sia quelle del giardino della valle, pur seguendo l’impianto e i consigli di Page, sia soprattutto quelle del giardino superiore, interamente frutto della sua intraprendenza nel conquistare metro dopo metro anche il fianco della collina. Un progetto a cui si dedicò instancabilmente dal 1983, dopo la scomparsa di William, le cui ceneri sono custodite sulla collina, nella William’s Rock affacciata su Forio, in pieno sole.
Risalendo dalla valle la collina di Zaro, su vari livelli, si susseguono ambienti naturali diversi. Dal giardino delle Aloe, una collezione di oltre 150 specie, al Giardino Mediterraneo che esalta la flora originaria del luogo; al Ninfeo con la statua di Afrodite e i bassorilievi di Simon Verity;
(Scultore britannico nato nel 1945, si è dedicato alla scultura da giardino. Sue opere sono nelle collezioni private del Principe di Galles, di Elton John e di lord Rothschild).
dal Tempio del Sole con la collezione di Agavi, Furcraee e palme alla Cascata del Coccodrillo, circondata da Agapanthus, con la rarissima Ninfea blu del Nilo a rischio di estinzione; al Giardino orientale, con gli Aceri giapponesi e i Rhododendron tropicali, il padiglione thai e lo stagno dei loti.
Nel 1991 Susana Walton volle fortemente l’apertura al pubblico della sua creazione, consacrata tra i più bei giardini privati d’Europa, il più bel parco d’Italia nel 2004. L’anno in cui partì la realizzazione del Teatro Greco sulla collina, a dominare il panorama di Forio. Circondata da un magnifico bosco di lecci, con una profusione di rose cinesi e timi profumati, la sala da concerto all’aperto veniva inaugurata nel 2006, completando un progetto di vita lungo cinquant’anni. Così si saldava la “missione” musicale voluta da William per la Mortella a quella dei giardini creati da Susana. Che dal 2010 riposa nel Ninfeo a pochi passi dalla William’s Rock. Sopra la collina, da cui si ammira il miracolo verde nella pietraia di Zaro.