Nel centro di Lacco Ameno, c’è un’area sacra, riconosciuta e frequentata da fedeli di ogni parte dell’isola, fin dall’epoca di Pithecussai.
È quella che da sedici secoli rappresenta il principale punto di riferimento del culto in onore di Santa Restituta, la giovane cartaginese martirizzata con altri suoi correligionari nel 304, sotto l’imperatore Diocleziano. Secondo la leggenda, le spoglie della martire africana approdarono “ad ripas”, ovvero sulla spiaggia dell’isola di Aenaria (il nome romano di Ischia) “in loco qui dicitur Eraclius”, che corrisponde proprio all’odierna Lacco Ameno. Lì fu trovata, dopo una visione angelica notturna, da una donna del luogo, Lucina, che con tutta la comunità le diede sepoltura dove sorgeva già una chiesa, il più antico centro di culto cristiano dell’isola. Secondo la ricostruzione storica, le reliquie di Restituta arrivarono a Ischia con un gruppo di cristiani cartaginesi in fuga dall’invasione del nord Africa dei Vandali di Genserico nel 429. La chiesa paleocristiana sorgeva sui resti di un preesistente tempio romano e per la sua costruzione erano stati utilizzati blocchi di pietra di un muro di difesa dell’abitato greco del V secolo a.C.
La devozione alla santa portò a ingrandire e abbellire la chiesa, dove fu collocato il monumento funebre con le reliquie. Ma l’edificio sacro fu distrutto, come tutto il resto dell’insediamento costiero, durante l’invasione dei Mauri nell’agosto dell’812. I pochi abitanti scampati al massacro si rifugiarono sulle colline lontane dal mare e per oltre un secolo l’area rimase abbandonata. Fu alla fine del Mille che sulle rovine della chiesa venne ricostruito un oratorio, affidato ai benedettini, che riaccesero il fervore dei fedeli per la Vergine Restituta.
Nel tempo, intorno alla chiesa furono costruite opere di difesa dagli attacchi dei pirati e ne furono ampliati gli spazi di pertinenza. Nella seconda metà del Quattrocento, tuttavia, iniziò un altro periodo di decadenza, interrotto sul finire del secolo da parte di padre Pacifico da Sorrento, che promosse vari interventi sulle strutture. Un secolo dopo, la cura della chiesa fu ceduta ai Carmelitani, con l’obbligo di dotarla di una torre di difesa. La si può notare oggi accorpata all’edificio del municipio, già convento dei Carmelitani.
Altri notevoli rimaneggiamenti e trasformazioni cambiarono di nuovo l’aspetto della chiesa alla fine del Seicento, consegnando ai fedeli una chiesa dall’inconfondibile stile barocco e con un ampio sagrato. Il terremoto del luglio 1883 provocò danni ingentissimi, a cui si pose rimedio con la ricostruzione del tetto, realizzando una struttura antisismica in legno e tegole. Il nuovo soffitto dorato a cassettoni fu appoggiato su 24 colonne corinzie lignee. L’edificio, inaugurato nel 1886, fu anche ampliato e vi furono ricavate dodici cappelle, così come si presentano ancora oggi. Il Santuario attuale, dunque, elevato a Basilica pontificia minore, è la quinta delle chiese che si sono succedute nei secoli in onore di Santa Restituta, patrona di Lacco Ameno e dell’intera isola d’Ischia.
Sono numerose le opere d’arte che abbelliscono la chiesa. Sull’altare maggiore spicca la tela raffigurante la Madonna del Carmine Sant’Agostino e Santa Restituta sulla barca spinta da angeli. Ai lati dell’opera, sono collocati due quadri: San Nicola da Tolentino a sinistra e, a destra, San Tommaso da Villanova, entrambi della prima metà dell’ottocento, attribuiti a Filippo Balbi.
Sul lato sinistro, si susseguono l’altare con una statua settecentesca dell’Immacolata; l’altare con statua del Cuore di Gesù; l’altare sormontato da una raffigurazione seicentesca della SS. Trinità; una pregevole tavola del 1560, raffigurante la Vergine del Carmelo con il Bambino Gesù, opera del prolifico artista Decio Tramontano.
Sul lato destro del tempio si possono ammirare un dipinto raffigurante Sant’Agostino di Filippo Balbi; l’altare con una opera seicentesca dedicata alla Presentazione di Gesù al Tempio; l’altare con una statua di San Giuseppe scolpita nella bottega attiva tra il Sei-Settecento del lacchese Pietro Patalano, attiva tra il Sei-Settecento; un pregevoleCrocifisso cinquecentesco e il bassorilievo Dormitio Beatae Mariae Virginis, della scuola del Bernini.
Sulla parte alta delle pareti sono disposte tele di Francesco Mastroianni, che raffigurano gli episodi salienti della vita di Santa Restituta.
Nella sacrestia della “chiesa grande”, in una nicchia circondata da ex voto, è esposta la statua lignea dipinta di Santa Restituta risalente al Settecento, che viene portata in processione durante i solenni festeggiamenti del 17 maggio. Un’altra statua dalla Santa, cinquecentesca e sempre di legno, ma con il volto color bruno, è esposta in una teca di vetro nella chiesetta o Cappella di Santa Restituta, attigua alla “chiesa grande”, adorna di un magnifico altare con il paliotto di marmo intarsiato.
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