Il paesaggio della Costiera non sarebbe lo stesso senza le cupole delle chiese che rifulgono al sole con i loro colori vivaci.
E tante stradine e scale della terra delle Sirene non emanerebbero la stessa atmosfera senza le decorazioni di maiolica che vi compaiono qua e là.
Non ha fatto parte della Repubblica e del Ducato di Amalfi come le altre perle sciorinate lungo la costa, Vietri, ma la sua impronta artistica compare ovunque nel territorio costiero di cui, a seconda che lo si esplori partendo da Salerno o da Massa Lubrense, rappresenta l’inizio o la fine. In posizione più favorevole all’approdo, nell’ampio golfo su cui affaccia, di quanto non fosse la vicina valle dell’Irno, troppo esposta ai venti del nord anche nella bella stagione, fu sul tratto di mare segnato dalla foce del torrente Bonea che gli Etruschi fondarono Marcina. Il loro emporio commerciale più a sud, di supporto ai territori controllati nell’interno. Che lasciarono ai Sanniti, quando dovettero ritirarsi dall’Italia meridionale. Per gli stessi motivi che ne avevano determinato la fondazione, i Romani valorizzarono il porto di quella che cominciò ad essere designata come Urbs vetus, la città antica che l’uso del volgare trasformò in Veterinel Medio Evo, quando entrò nella sfera d’influenza della vicina Cava, l’attuale Cava de’ Tirreni. Il porto, allora collocato nella baia di Fuenti, era funzionale proprio ai commerci di Cava con gli insediamenti nella valle del Sele. E alle sorti di Cava, Vietri rimase legata per secoli, fino al 1806, con l’avvento dei Napoleonidi sul trono di Napoli.
Se nell’antichità l’insediamento principale, ovvero Marcina, era stato quello più prossimo al mare, con Veteri il baricentro si spostò sulle alture sotto il monte San Liberatore, alle spalle della Marina, dove si svolgevano le attività marittime e dove erano allocati gli scaria, i cantieri in cui venivano costruiti i ciancioli e i gozzi vietresi. E nel centro storico collinare spicca, inconfondibile, la cupola del campanile della chiesa di San Giovanni Battista, dedicata al patrono. A distinguerla è la copertura di maioliche verdi, gialle e blu: i colori di Vietri. È maiolicato anche il cupolino del campanile. E le maioliche dipinte sono l’elemento caratteristico all’esterno e all’interno dell’edificio seicentesco, in stile tardo rinascimentale napoletano. Sul portale d’ingresso, infatti, nel secolo scorso fu inserita una raffigurazione del Santo dipinta su ceramica. All’interno, ad un’unica navata, solo un altare è decorato con tarsie marmoree, tutti gli altri sono abbelliti con maioliche artistiche antiche. Pregevoli sono i dipinti, risalenti al Sette-Ottocento: in particolare il polittico della Madonna del Latte, con la Madonna in trono su sfondo dorato che allatta e, sui pannelli laterali, San Giovanni Battista e Sant’Andrea, e la pala d’altare del 1732 dell’artista locale Pietro De Rosa raffigurante la Vergine con San Giovanni e Santa Irene.
Sempre nel borgo antico, risale al Seicento anche l’Arciconfraternita dell’Annunziata e del Rosario, dove le maioliche dipinte sono protagoniste sulla facciata e sul pavimento. Di ceramica sono anche tutte le decorazioni dell’interno, a croce latina a navata unica, con un bel soffitto a cassettoni in oro zecchino. Di valore gli affreschi seicenteschi. Altri edifici sacri meritevoli di una visita sono la chiesa della Madonna degli Angeli, la chiesa parrocchiale della frazione di Raito, la chiesa di Santa Maria di Antiochia nella frazione Benincasa e la chiesa di Santa Margherita di Antiochia ad Albori. Sulla strada che congiunge la Marina di Vietri al resto della Costiera, in prossimità dell’inizio del percorso che porta a Raito, si erge la chiesa della Madonna dell’Arco.
La Marina, divisa in due dal torrente Bonea, è la grande spiaggia di Vietri, con stabilimenti balneari e una parte aperta alla libera fruizione. Lì s’innalza una delle numerose torri di guardia e di difesa edificate quando i Saraceni attaccavano in continuazione, durante la bella stagione, i borghi lungo la costa. Rimarchevole anche la Torre Dragonea del XII secolo. L’altra spiaggia di Vietri è quella di Crespella o Crestarella, che si trova in una magnifica posizione tra le torri, in particolare quella del Chiatamone nota anche come Crestarella. La spiaggia affaccia sul panorama dei faraglioni chiamati i Due Fratelli.
Nei mesi del 1944 in cui Salerno fu la capitale, in una delicata fase di passaggio dal punto di vista istituzionale per l’Italia, il re Vittorio Emanuele III risiedette a Raito, nella Villa Guariglia che ospita oggi il Museo provinciale della Ceramica.
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