È un’apparizione che suscita stupore e ammirazione all’ingresso del Vallo di Lauro. Come uscito da una fiaba, s’impone allo sguardo il magnifico Castello Lancellotti, che sorge con le sue torri, le mura merlate, l’aspetto imponente e misterioso sul cosiddetto primo sasso, perché precedentemente vi sorgeva una costruzione romana.
Testimone di una storia lunga e importante, iniziata oltre mille anni fa in epoca longobarda, poi ereditato dai Normanni, il maniero è citato per la prima volta in un documento del 976, mentre nei registri della cancelleria angioina del 1277 si fa riferimento all’affidamento della sua custodia a Margherita de Toucy, cugina di Carlo I d’Angiò. Numerose famiglie nobili, tra le più influenti del regno, lo ebbero tra i propri possedimenti, i Sanseverino e gli Orsini su tutti, fin quando non fu acquistato dai principi romani Lancellotti, nel 1632.
Non è lo stesso castello di allora, però, quello che si ammira oggi. Durante le turbolenze del 1799, il 30 aprile, le truppe francesi lo diedero alle fiamme, con danni ingentissimi e irreversibili. Ci vollero settant’anni perché il principe Filippo Massimo Lancellotti decidesse di ricostruirlo, non meno bello di prima, in uno stile composito con elementi degli stili corrispondenti alle epoche della sua storia pregressa: gotico, rinascimentale, neoclassico e barocco. L’inaugurazione avvenne il 25 agosto 1872 in occasione dei festeggiamenti per i Santi patroni.
Cinto da mura con caratteristiche merlature guelfe, il castello ottocentesche conta diverse porte d’accesso, con un portale di legno in stile rinascimentale a bugnato. Vari ambienti di “rappresentanza” sono attualmente visitabili: la Sala da pranzo dal soffitto a cassettoni, la Sala del Plastico, il Salone rosso con una collezione di oggetti farmaceutici siriani, la Sala del biliardo con un prezioso tavolo di fine Ottocento, la Sala dell’Arazzo, la Biblioteca di oltre mille volumi tra cui pregevoli cinquecentine e seicentine, la Sala d’Armi in cui sono esposte armi antiche e corazze.
C’è poi la Cappella, con il soffitto a capriate e gli affreschi che raffigurano i frati nella terra di Lauro; non mancano il campanile e un chiostro. La scuderia con una statua seicentesca accoglie carrozze del Settecento e Ottocento. I cortili interni sono due, uno dei quali è adorno di una fontana realizzata con elementi di “spoglio” di epoca romana. Tutt’intorno al maniero si sviluppa uno scenografico giardino all’italiana con siepi di bosso, dov’era il grande parco seicentesco; all’interno, inoltre, vi è un delizioso giardino segreto. Magnifico è il panorama che si offre dal grande terrazzo affacciato sul Vallo di Lauro.
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