Nella notte più attesa, la portata aumentava all’improvviso e l’acqua si alzava velocemente nella vasca, fino a riempirla.
Così, potevano avvenire i battesimi per immersione, secondo il rito orientale, nel Battistero Marcelliano di Cosilinum, l’attuale Padula. Dove, richiamata dal diffondersi della notizia di quel prodigio, che si ripeteva miracolosamente ogni anno, si riuniva in quell’occasione una folla sempre più numerosa di fedeli, giunti dai dintorni e anche da lontano. Un vero e proprio pellegrinaggio, testimoniato in una lettera dello storico Cassiodoro del 527, in è descritta, tra l’altro, la trasparenza dell’acqua di sorgente del battistero, che nell’antichità le era valso il nome di Leucotea.
Il battistero, uno dei più antichi del mondo cristiano, contava allora già circa due secoli. Era stato edificato, infatti, nel IV secolo, per volere di Papa Marcello I.Dopo la persecuzione di Diocleziano contro i cristiani, il pontefice, all’inizio di quel secolo, si era dedicato a una grande riorganizzazione della chiesa sul territorio, istituendo nuove diocesi, nominandovi i vescovi e stabilendo che ciascuna di esse dovesse essere dotata di un battistero. E così avvenne anche nel territorio agricolo di Marcellianum, un suburbio della città di Cosilinum, corrispondente all’attuale Padula, in prossimità della via Popilia che attraversava il Vallo di Diano.
Per costruire il nuovo battistero nella contrada Fonti, sopra una preesistente struttura romana, furono utilizzati anche materiali di spoglio, comprese alcune epigrafi, dalle tombe pagane disseminate nelle vicinanze. L’edificio originario era a pianta quadrata con arcate in mattoni. All’interno era posta la grande vasca, collegata direttamente alla sottostante sorgente, in modo che l’acqua vi affluisse naturalmente, senza bisogno di dovercela trasportare: una particolarità che rende il battistero del Vallo unico al mondo.
Alla struttura principale, in seguito, furono aggiunti un portico e una cappella finemente affrescata.
Il battistero cessò di essere utilizzato, secondo una tesi, nel VI secolo a causa della guerra neogotica o, secondo un’altra teoria, più tardi, verso il IX secolo, in conseguenza delle incursioni saracene. Nel 1077 fu ceduto ai benedettini, che lo intitolarono a San Giovanni Battista. Venne poi ricostruito nel XII secolo e successivamente affidato ai Templari, fino allo scioglimento dell’ordine. Nel XV secolo l’edificio fu sconsacrato e poi abbandonato intorno al XVIII.
Per il suo recupero si dovrà aspettare il Novecento, quando, tra il 1985 e il 1987, furono effettuati decisivi restauri, grazie ai quali sono stati salvaguardate le pregevoli parti affrescate, datate tra il X e l’XI secolo.
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