Mi sono dimenticato ancora una volta di chiedere perché il ristorante «Duilio» si chiama così. Potrei immaginare che il locale sia stato dedicato a un pugile molto famoso negli Anni Cinquanta e inizio Sessanta, Duilio Loi, del quale ricordo perfettamente la faccia filmica e la postura fotogenica, leggermente ingobbita nelle figurine dei «Campioni dello Sport» della Panini.

Le collezionavo con l’avidità esplorativa e curiosa che ha forgiato i neuroni di generazioni pre-digitali come la mia. Boh. No, forse la boxe non la devo considerare. E se fosse semplicemente un tributo al Gaio Duilio console romano che fece fuori i Cartaginesi? È troppo arzigogolata come ipotesi?

M’informo, è meglio.

2 La grande galleria nella sala internaLa grande galleria nella sala interna

Ho le risposte. Non ci sono andato lontano. Inaugurato nel 1948 dalla famiglia De Felice, il nome fu scelto in onore di un fratello, era un ammiraglio, che aveva avuto a che fare con l’allora potente nave da battaglia «Caio Duilio»: ma così, ripensando effettivamente al condottiero delle guerre puniche, si sono nominate corazzate e cacciatorpediniere della marina militare in varie epoche, fino all’ultimo lanciamissili ipertecnologico in navigazione nel Mediterraneo. Va beh. Di quella maestosa imbarcazione c’era un enorme modello realizzato a mano in scala, dotato di luci, che troneggiava all’ingresso. Ispirato a l’«Arts and Crafts»?

Mi pare d’averlo intravisto, da piccolo. Chissà che fine ha fatto.

Qualche giorno fa con Rosanna siamo tornati al «Ristorante Duilio» anche per ragionare un po’ meglio sulla definizione di «art gallery» che l’accompagna. Il sovratitolo è necessario. Me l’ha precisato in una mail la bellissima Heloise Cigliano, figlia di Giovangiuseppe e nipote di Antonio, i due fratelli e soprattutto artisti che incarnano il luogo.

Noi, intanto, ci siamo letteralmente stupitiati. Insomma stupiti, affascinati per aver goduto della visione serale del mare nordico di Ischia. Che poi è nient’altro che l’atavico Lido dei miti, non troppo innocenti, che s’intravedono dalle cartoline in biancoenero con la didascalia al centro. Uno scatto d’atmosfera l’ha rifatto Rosanna, che da queste parti ha un pezzo di storia interiore. Ah, a proposito, «Lido» è una parte d’anagramma di «Duilio», ci pensate? Destino.

3 La terrazza del DuilioLa terrazza del Duilio

Il fresco ventoso di maestrale è stato complice: ha solleticato l’ospitalità che ci ha coinvolti, e si è aggiunto alla frugalità degli antipasti; agli spaghetti con le olive e le alici, e un’infinità di luminescenti confabulazioni che hanno ripreso ragionamenti e discorsi come se fossero stati sospesi appena da qualche ora.

Che bella cosa. Sarà perché Giovangiuseppe e Antonio li conosco da una vita – ehi, attenti al peso degli anni, qui i Cigliano ci sono dal 1981! – e sarà perché mancavo da troppo; e sarà pure che mi ero perso, nel frattempo, non poche conquiste creative nella produzione artistica dei miei amici che proprio qui mettono in mostra i loro talenti. Già, è «art-gallery».

Ma è molto di più. Questo è il loro posto. E fai fatica a comprendere che è pure il luogo di lavoro, in un contorno di vecchie memorie cinematografiche a botta di pellicole («Vacanze a Ischia») girate nei paraggi; di una spiaggia pazzesca e brasiliana poi svanita. E vuoi mettere le virtù amorose della controra miscelata alla movida compassata dell’era dorata? La testa roteava, perdevi i sensi nelle penombre estive salmastre farcite dal frinire delle cicale che non smettevano mai di fare il controcanto alle prove d’orchestra del Rangio Fellone o alle strimpellate di posteggiatori a fronna ‘e limone.

Non so se c’intendiamo.

Su, fate qualche ricerca storica, chiedete un po’…

3 La terrazza del DuilioAtmosfera

Heloise, oltre ad essere la principessa dell’accoglienza, tra sala interna e ridente terrazza all’antica, delineata dal giardino a ridosso del parco pubblico e dall’affaccio sul litorale, è anche una brava fotografa e devo alla sua disponibilità molte delle immagini che corredano il testo. Sono essenziali per comprendere i percorsi diversi e paralleli che, sui piani espressivi e formali, Giovangiuseppe e Antonio hanno intrapreso: sono coerenti con i loro caratteri. Entrambi ipersensibili e riflessivi, con barlumi d’impulsività, è come se si fossero posizionati su due sponde d’un fiume.

Antonio Cigliano è più giovane e ha cominciato a frequentare bottega per seguire una vocazione precoce. Si è perfezionato con Vincenzo Funiciello, il mite ma scontroso e grande maestro che ho fatto in tempo a conoscere (è scomparso nel 1987). Funiciello, partecipe di un movimento culturale spontaneo consolidatosi a Ischia Ponte, aveva innalzato la tecnica del découpage a una specializzazione delicatissima: faceva collage con ritagli di stoffe su tela, miracolizzando – quasi come la metamorfosi dei lepidotteri – i poveri scarti di sartoria in preziosismi di rappresentazione metapittorica.

Un_collage_di_Antonio_particolareUn collage di Antonio particolare

Antonio è passato da lì, ha studiato, ha viaggiato e ha sempre rimodulato gli influssi stilistici prevalenti, modificando la rotta con scelte di progressiva consapevolezza.

E con risultati chiari, con una elaborazione empatica che riesce a sfiorare la sinestesia: avverto la profondità sonora del trombone nel particolare che ho selezionato. Lo sentite anche voi?

Mai di fretta, sempre con studio, confronto, appropriazione di ogni frame compositivo, quasi sofferenza: prima di firmare il pezzo, per Antonio può trascorrere anche più di un anno. Oggi il suo stile è compiuto, e quando predilige la tecnica mista che sconfina nel multimaterico, si percepisce la tensione verso una narrazione che intende coniugare l’identità locale, lo sfondo consueto con l’oltreconfine.

Il paesaggio ischitano (dell’anima) sente il bisogno di sfuggire al cliché. Non fa rivoluzioni, ma spalanca le porte di un impressionismo che l’osservatore può sublimare a piacimento, in libertà. La chiave? Anche un fiore in primo piano sul CastelloFiori e CastelloFiori, Castello e visioni alternative

Così le adunate, i gruppi umani in esterno, e in assoluto le due processioni che definisco del «bianco e del turchese» sono un salto nella modernità: richiamano raffigurazioni tradizionali che appartengono agli autori del passato, ma stupiscono per il dettaglio spiazzante, per il tono ambientativo, per la scelta conturbante dei «cristi» a mezz’aria che appaiono crocifissi per davvero e svettanti come moniti nel cielo proprio come accade con i corpi che si muovono tra le stradine insulari durante i riti del Venerdì Santo…

Percorsi_stilisticiPercorsi stilistici

Alle pareti c’è un rassemblement ideale e perfetto dei vertici ispirativi di Antonio: le figure marocchine con il loro esotismo ammirato e intimista; il ritratto della gatta Birba che è la sicura, amata padrona con il carattere eternamente intrommato; e le processioni, appunto, argomentate a Procida (ne ho già parlato) e al Soccorso di Forio che fanno risaltare tracce oniriche nuove.

3 La terrazza del DuilioPoliedricità di Giovangiuseppe - MalaspinaGiovangiuseppe Cigliano, fin dall’attimo in cui scelse l’alter-ego di Malaspina, ma intanto era stato un marinaio di lungo corso (e non è un dettaglio banale), ha fatto il botto con una velocità intuitiva senza pari, dimostrando una manualità-monstre che si è tradotta poi, più tardi, anche in terrecotte e piatti, pezzi unici da collezione, sculture, statuine monocromatiche che irrompono e travolgono lo spazio in silenzio.

 Statuine monocromaticheStatuine monocromatiche

Detto, fatto: «adesso pitto io», disse. E via.

Sarà stato pure sollecitato, in sottofondo, dall’esplosione planetaria di Botero; e la trasversalità delle contaminazioni può andare – probabilmente – a ritroso, anche nel suo caso, nel felice milieu ischiapontino del secolo scorso; ma, in sostanza, Giovangiuseppe ha trovato la sua strada con una facilità disarmante, beffarda e maledettamente sincera, diretta. La logica dell’astratto, un sorriso rivolto alle avanguardie, il gioco delle colorazioni, la rinuncia agli accademismi mi divertono a pelle.

3 La terrazza del DuilioNatura e arte - Caos calmo

Ti guardi intorno, en plein air spiccano le citazioni ed eccitazioni naif, le esuberanze di grande formato, e ammiccanti accostamenti tra cavalletti, davanzali, bottiglie, ortaggi diversi e pomodori dai rossi violenti, pennellate suadenti. C’è anche una celebrazione artigianale del caos calmo che mi fa bene. Ma in un attimo puoi sobbalzare per il colpo ulteriore, una «Natività» che emoziona. È del 2019, pre-Covid.

3 La terrazza del DuilioNatività

Poi, nel ventre dei ricordi ecco le foto in rassegna tra giornali e monumenti all’amicizia, come quella specialissima di Silvana Pampanini. Che star! Una regina ineguagliabile che, attraverso il profondo affetto (ricambiato in un universo di sorrisi e risate a schiattare) per i Cigliano aveva reso finalmente indissolubile il suo legame con l’isola d’Ischia.

3 La terrazza del DuilioAntonio Cigliano, Silvana Pampanini, Giovangiuseppe Cigliano

 

C’è un remix di originalità e immediatezza in questo contesto duiliesco, che per me da ora ha l’appellativo di Ristor-Arte.

Segnatevelo (a proposito, è in via F. D’Avalos. Il numero di telefono: 081.991125. Ci si arriva a piedi o in taxi). Suona meglio di un «Arte & Cucina», che pure mi piacerebbe, se ci fosse l’abbinamento di un menu più caratterizzante con un’insegna ossidata dalle intemperie.

Ma non siamo in un angolo dei docks portuali. Qui c’è la luce tirrenica che piace al mondo. E ci aiuta a spiegare il successo che Giovangiuseppe e Antonio hanno ottenuto e continuano a moltiplicare con una miriade di frequentatori internazionali d’alto lignaggio. Spesso sono vip se vi pare, e se li osservate da fuori. Più normalmente, si seggono accanto a voi e sono amici come gli altri. Di cuore.