Ha dissetato Napoli e le principali città della Campania fin dall’antichità. Con le sue sorgenti del bacino del Terminio, Serino è stata ed è capitale dell’acqua, risorsa strategica dell’Irpinia.

I primi ad accorgersene furono i Romani, che per sfruttare quella opportunità idearono e realizzarono la più grandiosa delle loro proverbiali opere di ingegneria idraulica: l’Acquedotto Augusteo. Proprio agli albori dell’Impero, le sorgenti superiori di Serino, Acquaro e Pelosi, furono incanalate nel nuovo acquedotto per volontà di Augusto, che aveva bisogno di approvvigionare la flotta militare nel porto di Miseno. Prima di raggiungere l’area flegrea, l’acquedotto nel suo percorso di 145 chilometri, attraverso sette diramazioni, riforniva oltre a diversi centri minori ben otto città, comprese Napoli, Pozzuoli e Cuma. E, fino al 79 d.C., Pompei ed Ercolano. Punto di arrivo a Miseno era l’immenso invaso scavato nella roccia tufacea della Piscina Mirabilis.