Un impianto ispirato a rigorosi criteri scientifici, che però fosse anche godibile per i visitatori.

Fu con questi criteri che fu concepito il progetto del Real Orto Botanico di Napoli, quando, nel 1807, il re Giuseppe Bonaparte decise di dare il via all’impresa, già immaginata da Ferdinando IV, utilizzando un’area verde di dodici ettari nel cuore della città, proprio di fianco al Real Albergo dei Poveri, che precedentemente era appartenuta a ordini religiosi. Il progetto ebbe due padri: l’architetto Giuliano De Fazio, che firmò l’imponente facciata, i tracciati interni, compreso l’ampio viale che conduce al Castello edificato nel XVI secolo da mercanti veneziani, e alcuni edifici fondamentali come la Stufa temperata, e l’architetto Gaspare Maria Paoletti, che si occupò invece della parte su via Foria. 

Fu sempre De Fazio a realizzare la monumentale serra lunga ben 48 metri per 11 di larghezza, in stile neoclassico, con semicolonne doriche scanalate a sostegno della trabeazione adorna da metope e triglifi che rappresentano le principali essenze botaniche presenti nel giardino. Un edificio di notevole valore architettonico anche per le caratteristiche del padiglione interno, come la volta a sesto ribassato con semicolonne doriche che costituiscono un unicum con i pilastri a sezione quadrata inglobati nella base rettangolare. 

Ad occuparsi dell’allestimento del giardino fin dal 1810, secondo rigorosi criteri scientifici finalizzati alle attività di ricerca tipiche di un orto botanico, fu il primo direttore, Michele Tenore, che era anche il primo botanico del regno, il quale si avvalse della collaborazione di Federico Denhardt, destinato a succedergli, che allora ricopriva ancora il ruolo di capo giardiniere. Nel rispetto dei canoni fondamentali di un giardino all’inglese, al fine di renderlo piacevole per i visitatori che cominciarono ad arrivare con l’apertura al pubblico del 1811, Tenore mise a coltura le più svariate specie di piante, comprese molte di origine tropicale, ottenute dalla collaborazione con i principali Orti botanici europei.  Le preziose collezioni furono impiantate secondo criteri tassonomici, ecologici ed etnobotanici ancora oggi validi. E al termine della sua direzione, proseguita per cinquant’anni, nel 1860 il Real Orto Botanico partenopeo contava quasi novemila specie di piante, praticamente come oggi.

In seguito, nella storia dell’Orto si alternarono periodi difficili a momenti di forte rilancio. Come agli inizi del Novecento, quando fu istituita la Stazione sperimentale per le piante officinali e fu incrementata notevolmente la collezione. Devastanti furono, invece, gli anni del secondo conflitto mondiale: l’Orto fu bombardato, utilizzato in parte dai militari e occupato dagli sfollati e molte piante andarono distrutte anche per far posto a coltivazioni per la sussistenza. Così, nel dopoguerra, si rece necessaria un’opera di ricostruzione, culminata negli anni ’60 nell’ampliamento e qualificazione delle coltivazioni. 

Mantenuto intatto in gran parte l’impianto originario e conservati gli edifici storici, nell’Orto botanico attuale, ricco di circa venticinquemila piante, si distinguono tre macroaree, disposte secondo altrettanti criteri: sistematico, con l’area delle conifere, il filiceto per le felci, il palmeto, l’agrumeto e l’area per le angiospermeecologico, con il deserto per le succulente, la spiaggia con essenze tipiche degli arenili italiani, la torbiera per le Cyperaceae, la roccaglia con specie tipiche degli Appennini, la macchia mediterranea, le vasche per le piante acquatiche e la serra tropicale con la riproduzione di un mangrovietoetnobotanico con la storica Sezione sperimentale delle piante officinali. Numerose sono le serre, compresa la Serra Merola, dal nome di uno dei direttori più attivi, che corrisponde all’antica Stufa temperata. L’Orto Botanico è una struttura dell’Università Federico II, Facoltà di Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali.




Informazioni utili: 
aperto il lunedì, mercoledì e venerdì dalle ore 9.00 alle ore 14.00, martedì e giovedì dalle ore 9.00 alle ore 16.00. Ingresso gratuito.