Oltre alle varie specie di uccelli che vi si fermavano durante le lunghe migrazioni, le folaghe popolavano stabilmente, sempre numerose, la vasta area umida costiera.

Nei piani dell’imperatore Nerone, lì doveva iniziare il lungo canale navigabile che avrebbe dovuto collegare Roma a Pozzuoli.

Il progetto era pronto, la decisione presa, ma la morte dell’imperatore bloccò per sempre la realizzazione. Fu poi nel Medio Evo che venne creato un lago artificiale e siccome le folaghe, o “Follicole” com’erano dette in dialetto, non mancavano il nuovo bacino prese il nome di Licola. Una presenza così importante dei ricercati uccelli acquatici non poteva sfuggire, nel Settecento, agli appassionati cacciatori della giovane corte borbonica e tanto meno a re Carlo, che infatti prese a frequentare quel sito di caccia come i tanti altri disseminati nelle vicinanze della capitale. Fu durante una di quelle battute che il grande pittore di marine Claude Joseph Vernet ritrasse Carlo di Borbone a caccia di folaghe sul lago di Licola, il dipinto, che è anche un prezioso documento d’epoca, esposto presso il Museo di Capodimonte.

Di sabbia chiara, frutto dell’erosione della parete tufacea costiera, il lido di Licola e in parte aperto alla libera fruizione e in parte occupato da stabilimenti balneari dotati di tutti i servizi.

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