Il grande fiume li aveva accompagnati attraverso l’Appennino. Dall’Adriatico ne avevano risalito il corso, in cerca di nuove terre fertili e accoglienti al di là delle montagne.

SALA 1E dopo un lungo cammino avevano trovato un posto dove vivere, buono per le attività agricole e la pastorizia che praticavano da sempre. Si erano insediati in una vasta area, che aveva già conosciuto la presenza umana fin dal XV secolo a.C., ovvero sei secoli prima di loro.

Era infatti la fine del IX secolo quando l’alta valle dell’Ofanto vide sorgere diversi villaggi, appartenenti a quel nuovo popolo, portatore di una nuova cultura che gli storici contemporanei hanno chiamato di Cairano-Oliveto Citra, facendo riferimento ai due siti archeologici che per primi ne hanno rivelato l’esistenza. Di cui sono state rinvenute testimonianze preziose anche nel territorio di Bisaccia, sulla collina di Cimitero Vecchio, che guarda a occidente il centro del paese antico.

L’area archeologica bisaccese venne esplorata tra il 1973 e il 1996 dalla Soprintendenza Archeologica di Salerno, che vi riportò alla luce una stratigrafia corrispondente ad un arco temporale tra il XV e il IV secolo a.C., con un alternarsi cronologico di insediamenti per i vivi e di sepolture. Dal villaggio di capanne del Bronzo Medio alla necropoli tra il IX e il VII secolo, dalle case del VI e V secolo a quelle del IV, periodo a cui risalgono anche alcune tombe. Particolarmente interessante si è rivelato il contributo di conoscenza portato dallo scavo della necropoli più antica, con i suoi preziosi reperti, sullo studio della Cultura di Cairano-Oliveto Citra.

Reperti che hanno trovato degna collocazione nel MAB, il Museo Archeologico di Bisaccia, voluto dal Comune e dalla Soprintendenza Archeologica di Salerno e Avellino e allestito nel 2009 dall’archeologo Giampiero Galasso, che ne è il direttore scientifico. E come sede è stata scelta un’ala del Palazzo ducale di Bisaccia, dov’erano allocate anticamente le scuderie. Tre sale al piano terra in cui sono esposti 800 reperti dalla necropoli di Cimitero Vecchio, secondo un ordine cronologico che evidenzia l’evoluzione sociale della comunità insediata nel territorio di Bisaccia durante l’Età del Ferro, tra la fine del IX e la fine del VII secolo a.C.

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Nella prima sala si trovano una parte dei reperti dei corredi funerari più antichi. Elemento caratteristico della Cultura di Cairano-Oliveto Citra sono le tombe di terra a fossa (si parla, infatti, di Fossakultur), di forma rettangolare, rivestite di pietre e ciottoli di fiume, con cui erano anche ricoperte. All’interno erano collocati, con i defunti in posizione supina, oggetti di ceramica d’impasto e ornamenti. Il fatto che non vi fossero differenze tra i corredi delle sepolture maschili e femminili, a parte la presenza di fusaiole per le donne e rasoi e armi per gli uomini, è indicativo di una sostanziale uguaglianza sociale tra gli abitanti. Tra i corredi più significativi di quella fase, quello di un guerriero con una lancia di bronzo, una tazza e una brocca di ceramica.

 

Una seconda fase della vita della comunità intervenne intorno alla metà dell’VIII secolo, quando nei corredi, in generale più ricchi di oggetti, cominciarono a notarsi segnali di differenziazione dei ceti sociali. Di particolare interesse il contenuto della Tomba 76, con diversi ornamenti e oggetti che ne indicano l’appartenenza a una tessitrice.

 

La seconda sala, propone, attraverso reperti dalle tombe risalenti alla prima metà del VII secolo, un’ulteriore evoluzione nell’organizzazione del villaggio, con l’avvento di una più spiccata differenziazione sociale ed economica. Ė quella che è stata identificata come l’epoca dei principes, che trova riscontro in oggetti ceramici e metallici di maggior valore, di più raffinata fattura e anche di importazione, a testimonianza di relazioni e scambi con altre comunità sia della Daunia che della costa tirrenica.

La Tomba della Principessa…

Fig.02Al centro dell’allestimento vi è una ricostruzione a grandezza naturale della Tomba 66, la più famosa della necropoli, scavata nel 1975 da Gianni Bailo Modesti (a cui è intitolata la sala) e appartenente ad una giovane donna di alto rango, vissuta nel secondo quarto del VII secolo. Lo si è dedotto innanzitutto dalla particolarità del sepolcro, che ha suggerito l’idea di una venerazione nel tempo della defunta. La ricchezza del corredo, esposto nella sala, non lascia dubbi sul ceto molto elevato della giovane: un ampio assortimento di oggetti ceramici di buona fattura, recipienti di bronzo di provenienza etrusca, fusaiole di bronzo e l’inconsueta presenza in una tomba femminile di un fascio di tre spiedi di ferro, simbolo di ricchezza agricola, solitamente associato a sepolture maschili. E poi una raffinata dote di gioielli: ben cinquantuno bracciali, collane di pregiatissima ambra, pendagli in bronzo e fibule e finanche un bastone di comando.

Di grande pregio per la sua unicità e per la foggia è poi l’abito funerario della “Principessa”, arricchito da oltre tremila bottoni di bronzo, da anelli e dischi in metallo e con una grande fibula a doppia spirale con vari pendagli. C’è anche un copricapo conico di bronzo, che doveva essere accompagnato da un velo, fermato sulla fronte da anelli di bronzo.

… e la Tomba del Guerriero

06Altro corredo di rilievo è quello deposto nella tomba di un guerriero, come si è evinto dalla presenza di lancia, giavellotto, coltello e ascia di ferro con un pregevole servizio da simposio.

Altre armi scoperte nella necropoli sono esposte nella sala, che ospita anche i corredi del periodo orientalizzante, il più ricco per la comunità.  

La terza sala ospita vari reperti donati dal professor Nicola Fierro, cultore appassionato del passato di Bisaccia. L’esposizione propone ornamenti, armi e oggetti di uso comune; i preziosi monili di bronzo della Tomba 82 e un’ampia varietà di fibule in uso a uomini e donne.

A completare l’allestimento, i video in 3D che ricostruiscono e restituiscono al presente il villaggio e la necropoli di tremila anni fa.