Era ormai da diverse notti che quel fuoco si ripresentava al calar delle tenebre. Inspiegabile, giacchè nessuno sembrava averlo acceso vicino al vecchio pozzo da cui, da tempo, non si prendeva più acqua.
Il rogo, ricorrente, aveva suscitato curiosità, ma anche timore tra i contadini dell’altura di Pozzano, a poca distanza dal mare, da cui giungeva la brezza salmastra. E nessuno di loro si era avvicinato. Qualche notte dopo, all’avvicinarsi di un temporale, i pescatori di Pozzano erano intenti a tirare in secco le barche sulla spiaggia, quando apparve loro la Madonna, con il volto coperto da un velo bianco. La Vergine li invitò a recarsi al pozzo abbandonato, per recuperarvi un dipinto sacro, esortandoli a erigere in quel luogo una chiesa in suo onore e assicurando il suo patrocinio agli stabiesi. Neppure i pescatori, però, si recarono al pozzo, pensando di essere stati vittime di una allucinazione collettiva. Ma la sera dopo la visione si rinnovò e a quel punto i pescatori pensarono di andare a raccontare l’accaduto al vescovo. Che, appena gli ebbero spiegato, disse di aver avuto la stessa visione in sogno. Così organizzò una processione verso il pozzo, completamente ricoperto da rovi, tanto da non essere nemmeno più visibile.
Rimossa la vegetazione, il pozzo riapparve e all’interno fu trovato un involucro. Era la custodia di un bellissimo quadro perfettamente conservato, raffigurante una Madonna, incoronata da dodici stelle, seduta in trono su una nuvola, mentre allatta il Bambino, che la guarda. Sui lati, in apposite lunette, sono raffigurati i dodici apostoli.
Il dipinto della Madonna
Questa la leggenda sul ritrovamento del dipinto su tela di bisso, di ottima fattura e in stile bizantino-costantinopolitano, di cui resta ignoto l’autore. L’opera, ispirata dalla Madonna di Costantinopoli, potrebbe risalire ad un periodo tra l’XI e il XIII secolo. Storicamente, tuttavia, non è fondato, per motivi cronologici, il collegamento con l’iconoclastia a cui rimanda invece la leggenda, sia come causa del nascondimento del dipinto sia come cronologia del suo recupero.
La prima chiesa e la ristrutturazione rinascimentale
Non si conosce la data del ritrovamento del quadro, ma è possibile ricostruire l’origine della piccola chiesa, che fu effettivamente edificata sopra il pozzo. Fu la regina di Napoli, Giovanna II, a riconoscere nel 1419 dei privilegi al luogo di culto di Pozzano che, dunque, era preesistente.
Peraltro, sull’altura vicino a Castellammare (di cui Pozzano è una frazione), che allora apparteneva alla famiglia Ponzia, da cui probabilmente ha trotto il nome, già nell’antichità sorgeva un tempio sacro a Diana, di cui è tornato alla luce un altare decorato con teste di cervo, frutti e fiori. E una colonna di marmo del tempio, ritrovata nel 1585, è collocata in bella vista rispetto all’ingresso della chiesa.
Nel 1447 la chiesa fu affidata ai francescani, che poi però ne furono scacciati da Ferdinando I d’Aragona, sembra per la gelosia del parroco. Ma san Francesco da Paola, che viaggiava alla volta di Tours, passando per Castellammare si fermò in preghiera davanti al quadro della Madonna di Pozzano per tre giorni e tre notti. Fu, poi, nel 1506 che papa Giulio II riammise i frati. E subito, in pieno Rinascimento, si mise mano alla ristrutturazione e all’ampliamento della chiesa, con il beneplacito del vescovo Flores, del governatore di Napoli Corrado Ferrante e con i fondi messi a disposizione del gran capitano Gonzalo de Cordoba. I lavori durarono oltre trent’anni, dal 1506 al 1539. Fu costruito anche il convento, in seguito seguito furono aggiunti la sacrestia e il campanile.
Linee molto semplici connotavano (e ancora oggi) la facciata con tre portali, di cui quello maggiore al centro, sovrastato da un timpano spezzato sporgente. Al di sopra una finestra di vetri policromi con una croce e, ancora più sopra, un timpano triangolare con un rosone all’interno.
All’interno, la chiesa era ed è rimasta a croce latina, con un’ampia navata centrale e quattro cappelle laterali per parte: a destra le cappelle di San Giuseppe, dell’Adorazione dei Magi, di Sant’Anna e del Beato Nicola da Longobardi; a sinistra, di Sant’Emidio, di Santa Lucia, del beato Luigi Hultrel e della Divina Misericordia Il prezioso soffitto a cassettoni fu realizzato con le offerte del Municipio di Stabia nel 1675.
Dalla chiesa settecentesca ai giorni nostri
Un ulteriore ampliamento arrivò nel Settecento, in linea con il barocco imperante. Fu rinnovato l’altare maggiore ed eretta la cappella a San Francesco da Paola al posto del transetto di destra, di fronte alla cappella della Madonna di Pozzano, che si trova sulla sinistra. Furono introdotti molti abbellimenti e importanti opere pittoriche, firmate dagli artisti più in voga del momento.
Con l’abolizione degli ordini religiosi d’inizio Ottocento e l’uscita di scena dei frati, iniziò un periodo meno brillante, se non di decadenza. Tuttavia, il 26 giugno 1874 monsignor Saverio Petagna consacrò solennemente il santuario alla Madonna di Pozzano e l’anno seguente, il 2 luglio 1875, fu incoronato il quadro della Vergine. Un nuovo ritorno dei frati avvenne solo nel 1895 e si poterono così recuperare anche il convento con l’annesso orto.
Nel 1916 divenne basilica pontificia sotto papa Benedetto XV. Durante la prima guerra mondiale, il complesso fu utilizzato come ospedale e poi come orfanotrofio per i figli dei caduti. Le bombe caddero numerose nella seconda guerra mondiale, con danni pesanti per le strutture. E il recupero successivo sacrificò il chiostro con degli importanti dipinti sulla vita di San Francesco da Paola. Altre distruzioni furono provocate dal terremoto del 1980. Per sanarne le ferite, furono necessari restauri completatisi solo nel 2006.
Le opere d’arte
Il soffitto, disegnato da fra Bonaventura dei Cistercensi, fu impreziosito da una tavola e due tele di Michele Regola.
L’altare maggiore barocco, in marmi policromi, è chiuso da una balaustra dei fratelli Ragozzino. A sovrastarlo una tela raffigurante l’Arcangelo Gabriele che sfugge ai demoni, mentre ai lati si ammirano le tele della Natività e della Prigionia di San Gerolamo, entrambi di Paolo De Matteis. È seicentesco il coro ligneo a due ordini di stalli. Per il Giubileo 2000 è stata collocata una nuova mensa eucaristica con capitelli del Seicento.
La settecentesca Cappella di San Francesco da Paola, in stile barocco, accoglie una statua lignea del Santo, tra due colonne di marmo rivestite di fiori di persico, mentre nell’arco si trovano quattro tele ovali in stucco di Girolamo Cenatiempo.
Sul lato opposto, si trova la cappella dedicata alla Madonna di Pozzano, che assomiglia ad un piccolo tempio decorato con pregevoli fregi, brecce siciliane gialle e verdi, madreperla e lapislazzuli. Gli affreschi rappresentano la vita di Maria e l’episodio del ritrovamento del quadro, con tele di Bernardino Fera che ripropongono le scene bibliche di pozzi.
Durante i restauri più recenti, nel ’94, i lavori nel transetto hanno restituito dipinti di Sebastiano Conca.
Il miracolo del Crocifisso e la sacrestia
Nel 1631 il Vesuvio tornò ad eruttare cenere e lapilli con grande violenza, seminando morte e distruzione alle sue pendici fino a Napoli. Il 6 dicembre il corettore del Santuario di Pozzano Bartolomeo Rosa indisse una solenne processione verso la cattedrale. Mentre il corteo procedeva vicino al mare, fu vista galleggiare sull’acqua una statua del Cristo morto senza la croce. La statua fu portata a riva e, mentre ci si accingeva a condurla in processione, un raggio di sole si fece strada nel cielo grigio per la caduta di ceneri, incoronando di luce la testa di Cristo e così fu, per tutto il restante cammino. Al temine della processione, l’officiante benedì la folla con il crocifisso: in quel momento l’eruzione cessò. E a Castellammare non si contarono vittime.
Da allora la statua viene sempre portata in processione il Venerdì Santo. Nel resto dell’anno è custodita in una teca decorata da putti sull’altare maggiore della sacrestia del santuario, perciò nota anche come Cappella del Crocifisso. Edificata nel 1545, fu ricostruita nel 1754 su disegno di Luigi Vanvitelli. A pianta rettangolare, in stile barocco, le pareti, decorate con lesene dagli eleganti capitelli, accolgono tre grandi dipinti di Sebastiano Conca. Sul soffitto, un dipinto di Giacinto Diano del 1769 celebra dell’Apoteosi di San Francesco da Paola. Ben otto porte la mettono in comunicazione con la chiesa, il convento e il coro.
La cripta
Il pozzo del ritrovamento del quadro della Madonna si trova nella cripta, costruita dopo la chiesa più antica e dedicata alla Madonna del Carmine. Ricostruita nel secolo scorso, consacrata nel 1904, sull’altare maggiore donato da Pio X è collocato un bassorilievo del Cinquecento raffigurante la Vergine del Carmelo e le anime del Purgatorio. Lì sono sepolti illustri personaggi della storia stabiese.
La torre del campanile
Serviva una torre campanaria per la nuova chiesa, a Pozzano. Ma anche una torre che, sfruttando la posizione strategica dell’altura a sud dell’abitato di Castellammare, consentisse di avvistare per tempo le flotte saracene in avvicinamento alla costa. Così, nel 1584 fu edificato il campanile di 33 metri di fianco al santuario, con questa duplice finalità. A pianta quadrata alla base, nei registri superiori, il campanile ha forma ottagonale ed è completato da una merlatura. Al centro, un orologio di maioliche celesti segna l’ora. E il sagrato del santuario, sormontato da una Croce, è un magnifico belvedere affacciato sul panorama del golfo di Napoli, del Vesuvio e della costa stabiese.
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