Li Galli, l’arcipelago delle Sirene
A primavera, le fioriture gialle dei narcisi colorano la ricca e bassa vegetazione selvaggia che ricopre le isole. Quella più grande, a forma di delfino, che però ha il nome di Gallo Lungo.
E le altre due che l’accompagnano a occidente, la Rotonda e, più a nord, la Castelluccia, nota anche come Isola dei Briganti, perché lì si fermavano i pirati per cogliere di sorpresa e assalire le navi che passavano per le Bocche di Capri. Tre isole principali, che insieme all’isolotto di Isca e allo sperone roccioso di Vetara compongono l’Arcipelago Li Galli, nel mare tra Positano e Capri. Lembi di terra che avvicinano ciò che un tempo era unito, la Penisola e l’Isola Azzurra. In un tratto di mare esposto a correnti assai insidiose per le imbarcazioni che lo solcavano sulla rotta verso Scilla e Cariddi, lo stretto di Messina. E tante navi interrompevano in quel punto il loro viaggio, dove per gli antichi risiedevano le Sirene.
Sirenai o Sirenussai, così Strabone nella sua “Geografia” definì le isole, perché per la mitologia greca Partenope, Leucosia e Ligea, le Sirene, era lì che intonavano il loro canto irresistibile che irretiva e perdeva i naviganti. Solo due navi scamparono al disastro: quella di Ulisse, che si era coperto gli orecchi di cera per non udirle, e quella degli Argonauti, grazie ad Orfeo che, suonando la lira, riuscì a superarne il canto. Fu tale la vergogna che le tre Sirene si buttarono in mare e furono trasformate in rocce. E da quei loro corpi metà di donna e metà di uccello, le isole mutuarono il nome di Galli. Presente già in un documento del 1131, dove si parla di Guallo, mentre “Tre sirenas quae dicitur Gallus” furono donate al monastero di Positano dall’imperatore Federico II nel 1225.
L’isola più grande, lunga 400 metri, era stata abitata in epoca romana e vi si trovano resti di una villa e di un quartiere marittimo. Verso la metà dell’Ottocento vi fu impiantato un allevamento di conigli, distrutto da una tempesta, in seguito furono frequentate per battute di caccia, approfittando del passo degli uccelli in migrazione. Ma fu all’inizio del Novecento che Li Galli fecero innamorare il ballerino e coreografo russo Lèonide Massine, che nel 1924 riuscì ad acquistarle, facendo costruire sul Gallo Lungo una villa, poi rimaneggiata dal grande Le Corbusier. Massine fece trasformare la torre romana in uno studio di danza con un teatro all’aperto. Furono queste opere che conquistarono qualche decennio dopo un altro gigante della danza, Rudolf Nureyev, che acquistò l’arcipelago nel 1989. Dopo la sua prematura morte, le isole rimasero proprietà privata e lo sono ancora oggi.
L’arcipelago Li Galli fa parte dell’Area Naturale Marina di Punta Campanella.
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