Una straordinaria, preziosa, riserva d’acqua. Resa possibile dalla natura calcarea della roccia che favorisce l’assorbimento e l’accumulo delle acque meteoriche, alimentando fiumi e torrenti propiziatori, a loro volta, di una vegetazione esuberante e rigogliosa.
Sono un inno a Madre Natura, i Monti Picentini che, per queste loro caratteristiche, dal 1993 sono sotto la protezione di un Parco regionale esteso per oltre 62mila ettari. Proprio con la finalità di tutelare il più vasto bacino idrico del Mezzogiorno.
Nel Parco, che ingloba trenta Comuni delle province di Avellino e Salerno, nascono e scorrono per una parte significativa del loro percorso i fiumi Sele, Calore, Ofanto, Sabato, Picentino, Tusciano e Solforano, con tantissimi rii e torrenti. Le loro acque, fin dall’epoca romana, hanno alimentato gli acquedotti che servono l’Irpinia e il Salernitano, Napoli e l’intero suo circondario fino alle isole e, dalla parte opposta, la Puglia.
Oltre ai fiumi e alla ricchezza d’acqua, il Parco salvaguarda anche l’altro elemento distintivo del suo territorio, ovvero la dorsale calcareo-dolomitica che costituisce i Monti Picentini e raggiunge la sua massima altezza con i 1809 metri del Monte Cervialto, un vero paradiso naturalistico, come tutti gli altri picchi della catena: Terminio, Falascosa, Raiamagra, Calvello, Polveracchio, Nai, Raia, Monna e Costa calda. I loro fianchi sono coperti da fitti boschi di querce, faggi e castagni. Basti pensare che nell’area del parco, è concentrata gran parte della produzione castanicola campana con le eccellenze di Serino e Montella. E tra gli 800 e i 1600 metri s’incontrano anche boschi dell’ormai rarissimo Pino nero (Pinus nigra).
La ricca vegetazione offre condizioni ideali di vita per molte specie di mammiferi, uccelli, roditori e rettili. E ha riconquistato in parte gli spazi che anticamente occupava anche il lupo grigio (Canis lupus), l’animale totemico della tribù sannita degli Irpini.
La presenza di numerose e rimarchevoli tracce di insediamenti umani e delle varie civiltà susseguitesi nei secoli completano il quadro delle peculiarità che fanno dei Picentini un unicum di grande valenza ambientale e storica. Un esempio mirabile dell’intreccio tra bellezze naturali e creatività umana si ritrova sul monte Rainone, nella grotta di San Michele Arcangelo ad Olevano sul Tusciano, che custodisce un complesso sacro con affreschi dell’XI-XII secolo. Altre grotte da scoprire sono quelle del Caliendo a Bagnoli Irpino, del Dragone a Volturara Irpina, di Strazzatrippa e Angeli ad Acerno.
Nel Parco regionale sono incastonate anche due Oasi naturalistiche gestite dal Wwf: l’Oasi Naturale Valle della Caccia sul versante sud-orientale dei Picentini e l’Oasi naturale Monte Polveracchio.
Sono parte del territorio del Parco i Comuni di: Acerno, Bagnoli Irpino, Calvanico, Calabritto, Campagna, Caposele, Castelvetere sul Calore, Castiglione del Genovesi, Chiusano di San Domenico, Eboli, Fisciano, Giffoni Sei Casali, Giffoni Valle Piana, Lioni, Montecorvino Rovella, Montella, Montemarano, Montoro, Nusco, Olevano sul Tusciano, Oliveto Citra, San Cipriano Picentino, San Mango Piemonte, Santa Lucia di Serino, Santo Stefano del Sole, Senerchia, Serino, Solofra, Sorbo, Serpico e Volturara Irpina.
Il Parco regionale dei Monti Picentini ha sede a Nusco.
SENERCHIA - Oasi Naturale Valle della Caccia
SENERCHIA - Oasi Naturale Valle della Caccia
Il nome Valle della Caccia, in evidente contraddizione con la sua funzione attuale, è rimasto a testimoniare un’epoca antica, definitivamente archiviata dalla protezione a cui è sottoposta dal 1993 (formalmente dall’anno prima) questa deliziosa oasi all’interno del più grande Parco regionale dei Monti Picentini. Con i suoi 450 ettari di estensione ed un’altezza che raggiunge i 1600 metri sul livello del mare, la valle è annidata tra il Monte della Croce, Raia della Volpe e il Monte la Picciola, sul versante sud-orientale dei Picentini. Gestita dal Wwf, nella sua parte più alta è una riserva naturale integrale, quindi accessibile solo per motivi di studio e chiusa alla fruizione del pubblico, mentre può essere visitata nella parte restante, dove la natura non è meno generosa nella sua varietà e bellezza.
Il percorso di visita, lungo circa un chilometro e adatto anche alle famiglie, passa vicino al grande fiume Sele, ma accompagna un corso d’acqua minore, il torrente Acquabianca, che trae il suo nome dalla presenza nel suo letto di ciottoli bianchi di evidente origine calcarea, capaci di donare all’acqua sfumature e riflessi particolarmente suggestivi. Tutt’intorno, la vegetazione è lussureggiante e comprende, tra le numerose specie, anche diverse orchidee. Da non perdere è la Grotta del Muschio, dove la pianta cresce rigogliosa grazie all’acqua che scende costantemente dalle rocce soprastanti. Ma lo stupore più grande lo riserva, a conclusione del cammino, la superba cascata con cui l’Acquabianca supera un dislivello di una trentina di metri, congedandosi dai visitatori nel modo più spettacolare.
Tutt’intorno, la fitta vegetazione è formata, nella parte bassa, prevalentemente da faggi, cerri, aceri ed erica, e, più in alto, da betulle e dal rarissimo pino nero. Ricco è anche il sottobosco, con tanti fiori e diverse specie di orchidee selvatiche.
Estremamente affascinante è anche il cosiddetto Sentiero della Grotta Profunnata, che è invece consigliato per escursionisti esperti. Il percorso si identifica con un’antica mulattiera, presenta un’area di sosta nella parte centrale e conduce fino alla grotta, che si trova intorno ai 955 metri di altezza. La grotta, che al suo interno contiene anche un lago, è stata completamente esplorata nel 2004 anche nella parte che richiede attrezzatura ed esperienza da speleologi, mentre può essere visitata da viaggiatori esperti nei primi ambienti vicino all’ingresso. Quelli che un tempo erano utilizzati come rifugio sicuro dai briganti.
L’oasi è abitata da moltissimi animali: cinghiali, lupi, volpi, donnole, faine, ghiri, moscardini, rinolofi minori, rinolofi maggiori, scoiattoli e tassi. Tra i rettili presenta biacchi, cervoni, ramarri, saettoni, e salamandre pezzate. La ricca avifauna conta, tra gli altri, falchi pellegrini, poiane, gheppi, coturnici, allodole, usignoli, beccacce, tottaville, tordi, gufi reali, picchi neri, gracchi, corallini ed esemplari del raro lanario.
___