Era lungo la salita verso il santuario sulla vetta che le donne giovani, nell’età giusta per diventare madri, deviavano dal percorso solitamente seguito dai pellegrini.
Lasciando il sentiero principale, s’inoltravano in uno laterale, immerso in una fitta vegetazione che quasi lo nascondeva alla vista. Un breve tratto di qualche centinaio di metri e si ritrovavano davanti ai giganteschi massi, protagonisti di tante storie raccontate da sempre dalla gente dei paesi ai piedi del Monte della Stella. Una dopo l’altra, le donne si accostavano ai giganti di pietra, per compiere un rito antico, anch’esso tramandato di generazione in generazione dalla notte dei tempi: entravano nei due stretti passaggi tra le rocce e li percorrevano curando di sfiorare con il ventre la pietra accarezzata dal sole, garanzia di fertilità. E speravano che quel contatto potesse donare loro i figli tanto desiderati. Così la Petra ‘ru Mulacchio, la Pietra del Figlio illegittimo in italiano, teneva fede nell’immaginario collettivo alla sua fama ancestrale, legata a culti e pratiche risalenti alla Preistoria. E rimasti in qualche modo attuali fino agli anni Cinquanta del secolo scorso.
Dopo di allora, per qualche decennio, quell’antica tradizione era caduta in disuso come la frequentazione della Petra, di cui si stava quasi perdendo la memoria. Fin quando, nel 1985, quel luogo era stato riconosciuto nel sua particolarità e valenza dal professor Amedeo La Greca, che aveva fatto conoscere ben al di là del comprensorio del Monte della Stella l’esistenza di quello straordinario sito archeologico, uno dei rari monumenti megalitici presenti in Italia.
È divisa in tre blocchi, la Petra, separati da un fenomeno naturale, che ha aperto tra loro due strettissime gallerie. Ma all’opera degli elementi si è aggiunta quella dell’uomo, che ha inserito tra i massi alti sette metri delle grosse pietre, mentre altre ne ha sollevate al di sopra, in orizzontale, come a formare un tetto. In quelle pietre superiori, in cui si raccoglie l’acqua piovana, sono stati scavati dei canali di scolo per farla defluire. Unica aggiunta moderna è una scala di legno collocata qualche anno fa dall’Ente parco. Tutto il resto del monumento risale alla seconda metà del terzo millennio a.C. o, secondo altri, agli inizi del secondo millennio, quando in quel territorio era insediata una popolazione di cultura proto-appenninica, dunque gruppi di pastori, che seguivano il ritmo delle stagioni per la transumanza e praticavano riti di fertilità legati alla posizione del sole.
Nessuno dei massi che compone la Petra è in una posizione casuale. Tutti insieme formano una struttura calibrata sulla posizione del sole, in grado di indicare con esattezza il solstizio d’inverno e quello d’estate. Attraverso le pietre, i raggi del sole penetrano al tramonto nelle gallerie a formare una lama di luce, il sun blade, un fenomeno astronomico comune alle strutture megalitiche preistoriche come Stonehenge, che possono essere considerate dei calendari di pietra. La posizione e la lunghezza della lama di luce cambiano ogni giorno, in modo costante nel corso dell’anno: la lunghezza massima si verifica nel solstizio d’inverno, la minima nel solstizio d’estate. Un effetto talmente preciso che non potrebbe mai essere frutto di spostamenti naturali delle pietre. Per questo il sito di Monte della Stella è stato equiparato ad uno Stonehenge cilentano.
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