Lungo la strada che fiancheggia l’area occupata dal Foro, cuore della città romana, si distingue, tra tutte, la bottega di un artigiano legato a una produzione tanto particolare quanto identificativa dell’antica Paestum: il profumo.
Un minuto e mezzo. Appena. Ma talmente intenso, con la sua prorompente carica di adrenalina e le forti emozioni che regala, da sembrare senza limite.
Arrivano dalla notte dei tempi, da quando gli agricoltori cominciarono a rendere grazie alle divinità della terra per l’esito dei raccolti.
Era ben visibile da tutti i santuari della costa: dall’Heraion alla foce del Sele a Poseidonia, all’antica Pontecagnano. Quel luogo sulla cima di Costa Palomba, nel cuore degli Alburni, oggi nel comune di Sant’Angelo a Fasanella, era tappa imprescindibile per chiunque si spostasse nelle terre dei Lucani.
Quel colore vivido, inconfondibile e unico per la sua intensità è impossibile non notarlo.
Far scoppiare un focolaio di rivolta contro i Borbone con il sostegno della popolazione e favorire l’unificazione d’Italia. Il piano elaborato da Carlo Pisacane prevedeva che tutto questo dovesse avvenire nel Cilento, dopo aver liberato i prigionieri politici ristretti in carcere a Ponza.
Il contesto è quello di una riserva di grande pregio ambientale nell’alta valle del Sele, intorno a due monti, l’Eremita, alto 1579 metri, e il Marzano, che raggiunge i 1527 metri.
Era lungo la salita verso il santuario sulla vetta che le donne giovani, nell’età giusta per diventare madri, deviavano dal percorso solitamente seguito dai pellegrini.