La grande e fertile pianura percorsa dal Volturno era stata scelta più volte, già nell’antichità. Dagli Osci e dagli Etruschi, fondatori della città di
Calatia fin dall’VIII secolo, e poi dai Sanniti a cui appartengono le tombe del V secolo rinvenute qualche decennio fa sotto la Reggia.In seguito, non erano mancati i Romani, ma quando la città, insieme a Capua, si alleò con Annibale, la punizione fu implacabile e il declino inevitabile. Il riscatto arrivò in seguito, in piena età imperiale e per diversi secoli l’insediamento nella piana ai piedi dei monti Tifatini si sviluppò florido, mentre la vita dei suoi abitanti scorreva piuttosto tranquilla. L’avvento dei Longobardi nel IX secolo, tuttavia, non fu pacifico.
Il nuovo signore di Capua,
Pandone il Rapace, attaccò Calatia, dispendendone la popolazione, che in parte si trasferì nell’attuale Casertavecchia, evidentemente preesistente e ben protetta dalla posizione collinare. Ma fu in pianura che Pandone affermò definitivamente il suo dominio, sancito con la costruzione nell’863 di una torre, che divenne il fulcro dell’abitato di epoca longobarda, cresciuto nel luogo che prese proprio il nome di
La Torre.
Dà lì iniziò la nuova vita di Caserta quando all’inizio del Cinquecento il conte Giulio Antonio Acquaviva, la cui famiglia era subentrata ai Della Ratta nel possesso de La Torre e delle aree circostanti, decise di trasferire la sua residenza dalla città collinare nel feudo in pianura. Dove cominciarono a seguirlo gli altri abitanti, attratti dalle nuove opportunità che si aprivano, soprattutto grazie al grande mercato che si svolgeva intorno alla torre e che rese ben presto famosa la nuova realtà in tutto il circondario. E a suggello della loro scelta, gli Acquaviva ampliarono l’antica torre, edificando un grande e bel palazzo adeguatamente fortificato, che abbellirono anche con un importante giardino, divenuto ben presto meta obbligata di visita per i viaggiatori, in particolare stranieri, di passaggio nella nuova città.
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